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APRILE 2011

     

PARLA MARIA DELLA SUA VERGINITA’ (Maria Valtorta, quaderni del ’44)

 

            Dice Maria: “Era anelito dello spirito mio restare Vergine nel Tempio per tutta la vita, a lodare il Signore e a pregare perché l’Emanuele venisse concesso a coloro che da secoli attendevano la sua venuta di Grazia.

            Perciò quando il Sommo Sacerdote mi significò il suo volere di dare a me sistemazione maritale, il mio interno conobbe il suo primo turbamento. Il secondo fu quello dell’annunzio angelico.

            Ebbi un attimo di smarrimento, di accasciamento, perché mi pareva che il Signore rifiutasse la mia offerta di vergine, non trovandola degna della sua perfezione. Esaminai me stessa per trovare in che avessi spiaciuto al mio Signore, perché, naturalmente, non ebbi neppure larva di pensiero che la Giustizia divina avesse potuto essere ingiusta. Ma nell’umile esame di me stessa trovai la risposta e la pace.

            Lo Spirito mi disse, con la sua luminosa voce d’amore, che questo volere sacerdotale, rispondente al volere di Dio, non era retrocessione agli occhi di Dio ma avanzamento nei gradi dello spirito e che, essendo volontà del Signore, il solo accoglierla con pronta ubbidienza mi avrebbe valso benedizioni e meriti ed un più intenso legame col mio santo Signore Iddio.

            Allora con ilare ubbidienza dissi a Dio, attraverso al suo sacerdote: “Eccomi, o Signore, a fare la tua volontà e non la mia”. Le parole del mio Figlio fiorirono molti anni avanti sulle labbra e nel cuore della Mamma sua.

            Chiesi soltanto in cambio della mia ubbidienza, che Dio concedesse alla sua Serva uno sposo tale da non essere per la mia verginità, consacrata al Signore, violenza che turba e scherno che irride, ma compagno rispettoso e santo, al quale il timore e l’amore di Dio fosse luce nel cuore per comprendere l’anima della sua Donna. Non chiesi altro. Bellezza, gioventù, posizione sociale, censo, mi furono cose talmente trascurabili che non meritarono un fugace pensiero. Chiesi la “santità” nel mio sposo futuro. E di altro non mi occupai.

            Condizioni prime, e troppo trascurate nei vostri matrimoni di ora, sono queste di volgersi a Dio chiedendo dalle sue mani il compagno conforme al vostro carattere e alla vostra posizione e soprattutto il compagno “giusto agli occhi suoi”. A Dio nulla chiedete in quest’ora decisiva della donna, e non guardate né allo spirito vostro né allo spirito del compagno. Vi basta sia bello, ricco, giovane, influente nel mondo. Tutto il resto non ha peso nel momento della scelta. Ma purtroppo tutto il peso lo acquista dopo le nozze, e molti matrimoni sono una delusione che si limita ad essere tale unicamente se la moglie è donna di cristiani sentimenti. Se in lei mancano anche questi, il matrimonio diviene un disastro di cui sono vittime espiatorie gli innocenti, e molte volte termina in duplice adulterio. Vi mettete a repentaglio l’anima, e sovente la portate a morte, per tenere di vista solo i fini umani nelle nozze e non volgervi al Padre dei Cieli in quell’ora solenne.

            Quando vidi Giuseppe ogni mia naturale ansia cadde come nuvola che si scioglie in arcobaleno. Mi bastò fissarlo negli occhi per leggere in essi che egli era un onesto, un fedele, un puro, un giusto. La sua età, del doppio più adulta della mia, gli aveva lasciato lo sguardo limpido di un bambino, perché il Male aveva tumultuato intorno a lui, vivente nel mondo, ma non aveva potuto penetrare nel suo cuore saturo di amor di Dio.

            Con quanta fiducia misi la mia mano nella sua, sentendo di aver trovato in lui un padre d’amore, uno sposo fedele, un compagno casto, che sarebbe stato come l’olivo e il fico che ombreggiano la piccola casa e la difendono dai venti e dall’ardore, dando ristoro e conforto di dolcezza e di nutrimento!

            Dolce sposo mio che non mi ha mai deluso! Che, poiché realmente mi amava, credette in me anche contro le apparenze, che mi nascose il suo pianto per non turbarmi, che non ebbe per me che sorrisi e aiuti, che mi guidò come la sua prima figlia putativa, tenendomi per mano per farmi sentire che mi era vicino col suo amore, scansandomi gli inciampi, prevenendo i miei bisogni, paziente, silenzioso e casto, casto come solo un angelo può esserlo.

            Oh! Sì! Ne sia benedetto il Signore! Io, che l’Eterno aveva destinata ad essere Regina degli angeli suoi, ho avuto, sin dalla terra, due angeli per sudditi: il mio Angelo Custode la cui invisibile presenza sentivo aleggiare presso di me continuamente con lampi di luce e profumo celeste, ed il mio angelo consorte la cui carne non offuscata da desiderio di sangue, viveva vicina alla mia come quella di due gigli sbocciati in un’unica aiuola, che si profumano a vicenda e fioriscono per il Signore, esempio l’uno all’altro di salire più in alto, verso Dio, di profumare più forte per carità di Dio e del compagno, ma non uniscono mai le loro bocche fiorite in un bacio che sporca di polline la seta angelica della loro veste di purezza.

            Santo e benedetto Giuseppe mio! Di avermelo dato a consorte non cessa il mio cuore di ringraziare il suo Signore, che alla sua Serva ha provveduto da padre santo e che per la mia verginità tratta dal tempio, ha creato questa viva difesa, per cui l’alito del mondo si frangeva contro Giuseppe, senza che strepito o fetore di umana bruttura penetrasse dove l’eterna Vergine continuava a lodare il Signore, come fosse preposta al servizio dell’altare, oltre il Santo dei santi, là dove splendeva la gloria dell’Eterno Iddio”.

 

PREGHIERA DELL’ANZIANO (Iolanda)

Signore, Tu sei l’Eterno!

Ed io vivo nel tempo

Mi sento fatto per Te.

Penso ai miei giorni trascorsi,

dono prezioso della Tua bontà.

Ti voglio dire grazie

Per tutto il bene ricevuto

E per le cose buone che ho realizzato,

mi sia conforto di tante giornate

vissute con Te.

E se talvolta

ho preferito la mia volontà alla Tua,

Padre Misericordioso,

che perdoni chi è pentito,

cancella quelle pagine sbagliate

dal libro della mia vita.

Ti prego, conservami attento

ai problemi del mondo,

capace di capire le nuove generazioni,

pronto al servizio

di tutti i miei fratelli.

Concedimi, Signore,

di continuare a vivere

nella serenità e nella pace.

Se l’infermità dovesse colpirmi,

aiutami ad accettarla con amore.

Ti prego per coloro che mi vogliono bene

e che mi lasciano solo.

Sii vicino a tutti gli anziani

che sono abbandonati.

Signore, mia speranza,

io vengo incontro a Te.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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