PAROLE DEL SANTO PADRE ALL’AZIONE CATTOLICA DOPO LA FIACCOLATA
Saluto serale di Papa Benedetto XVI in piazza S. Pietro
A 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II e a 50 anni dal
Discorso “alla luna” di Papa Giovanni XXIII
Cari Fratelli e Sorelle,
buona sera a tutti voi e grazie per essere venuti. Grazie anche all’Azione Cattolica italiana che ha organizzato questa fiaccolata.
Cinquant’anni fa, in questo giorno, anche io sono stato qui in Piazza, con lo sguardo verso questa finestra, dove si è affacciato il buon Papa, il Beato Papa Giovanni e ha parlato a noi con parole indimenticabili, parole piene di poesia, di bontà, parole del cuore.
Eravamo felici – direi – e pieni di entusiasmo. Il grande Concilio Ecumenico era inaugurato; eravamo sicuri che doveva venire una nuova primavera della Chiesa, una nuova Pentecoste, con una nuova presenza forte della grazia liberatrice del Vangelo.
Anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile. In questi cinquant’anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato.Abbiamo visto che nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: «il Signore dorme e ci ha dimenticato».
Questa è una parte delle esperienze fatte in questi cinquant’anni, ma abbiamo anche avuto una nuova esperienza della presenza del Signore, della sua bontà, della sua forza.
Il fuoco dello Spirito Santo, il fuoco di Cristo non è un fuoco divoratore, distruttivo; è un fuoco silenzioso, è una piccola fiamma di bontà, di bontà e di verità, che trasforma, dà luce e calore.
Abbiamo visto che il Signore non ci dimentica. Anche oggi, a suo modo, umile, il Signore è presente e dà calore ai cuori, mostra vita, crea carismi di bontà e di carità che illuminano il mondo e sono per noi garanzia della bontà di Dio. Sì, Cristo vive, è con noi anche oggi, e possiamo essere felici anche oggi perché la sua bontà non si spegne; è forte anche oggi!
Alla fine, oso fare mie le parole indimenticabili di Papa Giovanni: «andate a casa, date un bacio ai bambini e dite che è del Papa».
In questo senso, di tutto cuore vi imparto la mia Benedizione:
«Sia benedetto il nome del Signore ……»
.Discorso “alla luna” di Papa Giovanni XIII
"Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera... Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo... Noi chiudiamo una grande giornata di pace... Sì, di pace: 'Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà'.
Se domandassi, se potessi chiedere ora a ciascuno: voi da che parte venite? I figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, risponderebbero: ah, noi siamo i figli più vicini, e voi siete il nostro vescovo. Ebbene, figlioli di Roma, voi sentite veramente di rappresentare la 'Roma caput mundi', la capitale del mondo, così come per disegno della Provvidenza è stata chiamata ad essere attraverso i secoli.
La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore... Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci così nell'incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c'è, qualche cosa che ci può tenere un po' in difficoltà... Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: "Questa è la carezza del Papa". Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della mestizia e dell'amarezza... E poi tutti insieme ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l'augurio della buona notte".
RIFLESSIONI
Che tristezza sentire il nostro caro Papa Benedetto fare questa deludente analisi a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II! “Eravamo felici – direi – e pieni di entusiasmo. Il grande Concilio Ecumenico era inaugurato; eravamo sicuri che doveva venire una nuova primavera della Chiesa, una nuova Pentecoste, con una nuova presenza forte della grazia liberatrice del Vangelo”.
E invece “In questi cinquant’anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato.Abbiamo visto che nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: «il Signore dorme e ci ha dimenticato».
Noi cristiani impegniamoci, come Pietro, a svegliare Gesù perché comandi ai venti e alle bufere di calmarsi. Se ci dice che siamo gente di poca fede, prendiamoci anche il rimprovero perché ce lo meritiamo, ma invochiamo davvero lo Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo, perché ci sia una nuova primavera della grazia che riporti speranza nei cuori, gioia di vivere, amore ardente al Padre Creatore, al Figlio Redentore, allo Spirito Santo santificatore, a Maria Madre della misericordia agli Angeli nostri protettori.
Io suggerirei di recitare ogni giorno il “Credo” in famiglia, genitori e figli, durante tutto l’anno della fede, perché il Signore si muova a pietà del nostro povero mondo.
Credo o Simbolo apostolico
Storia [cenni]
È difficile definire una data esatta in cui il Simbolo degli Apostoli possa esser stato codificato, tuttavia alcuni indizi vanno a favore dell'origine apostolica di questa preghiera.
Scritti dei secoli V e VI indicano che questa preghiera, nei primi secoli della Chiesa, era considerata talmente sacra da non poter essere neppure scritta, ma soltanto memorizzata; questo spiegherebbe la mancanza di fonti scritte dirette antiche in favore di semplici allusioni o rimandi e di una tradizione orale.
Si sa inoltre che anche nella Chiesa antica i battezzandi pronunciavano una formula di professione di fede, ma non ne abbiamo traccia scritta. Dato che non abbiamo ragione di credere che un nuovo Credo abbia sostituito quello apostolico prima del Concilio di Nicea, si può ritenere che la formula usata fosse quella riportata in questa versione.
Fonti antiche
Si trova attestato fin dal IV secolo in Ambrogio e in Rufino, e all'inizio del VI secolo è presentato nella sua formula definitiva da san Cesario di Arles.
Formula
È composto di 12 articoli:
« 1. Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra
2. e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,
3. il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine,
4. patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
5. discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
6. salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente:
7. di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
8. Credo nello Spirito Santo,
9. la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,
10. la remissione dei peccati,
11. la risurrezione della carne,
12. la vita eterna. Amen. »
Le Sacre Indulgenze nell'Anno della Fede
Decreto della Penitenzieria Apostolica con il quale si concedono le Indulgenze
durante l'Anno indetto dal Santo Padre
CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 5 ottobre 2012
Nel giorno del cinquantesimo anniversario dalla solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, al quale il Beato Giovanni XXIII "assegnò come compito principale quello di meglio custodire e presentare il prezioso deposito della dottrina cristiana, per renderlo più accessibile ai fedeli di Cristo e a tutti gli uomini di buona volontà" (Giovanni Paolo II, Cost. Ap. Fidei Depositum, 11 ott. 1992: AAS 86 [1994] 113), il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha stabilito l’inizio di un Anno particolarmente dedicato alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione, con la lettura, o meglio, la pia meditazione degli Atti del Concilio e degli Articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato dal Beato Giovanni Paolo II, a trent’anni dall’inizio del Concilio, col preciso intento di "indurre i fedeli ad aderire meglio ad esso e di promuoverne la conoscenza e l’applicazione" (ibid., 114).
Già nell’anno del Signore 1967, per fare memoria del diciannovesimo centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, un simile Anno della fede fu indetto dal Servo di Dio Paolo VI, "per attestare in una solenne professione di Fede quanto i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato" (Benedetto XVI, Lett. Ap. Porta Fidei, n. 4).
In questo nostro tempo di profondissimi cambiamenti, ai quali l’umanità è sottoposta, il Santo Padre Benedetto XVI, con l’indizione di questo secondo Anno della fede, intende invitare il Popolo di Dio, del quale è Pastore universale, così come i fratelli Vescovi di tutto l’orbe "perché si uniscano al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede" (ibid., n. 8).
Sarà data a tutti i fedeli "l’opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto … nelle Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle [loro] case e presso le [loro] famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre. Le comunità religiose come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo" (ibid.).
Inoltre, tutti i fedeli, singolarmente e comunitariamente, saranno chiamati a rendere aperta testimonianza della propria fede davanti agli altri nelle peculiari circostanze della vita quotidiana: "la stessa natura sociale dell’uomo esige che egli esprima esternamente gli atti di religione, comunichi con gli altri in materia religiosa, professi la propria religione in forma comunitaria" (Dich. Dignitatis humanae, 7 dic. 1965: AAS 58 [1966], 932).
Poiché si tratta anzitutto di sviluppare in sommo grado – per quanto è possibile su questa terra – la santità di vita e di ottenere, quindi, nel grado più alto la purezza dell’anima, sarà molto utile il grande dono delle Indulgenze, che la Chiesa, in virtù del potere conferitole da Cristo, offre a tutti coloro che con le dovute disposizioni adempiono le speciali prescrizioni per conseguirle. "Con l’Indulgenza - insegnava Paolo VI - la Chiesa, avvalendosi della sua potestà di ministra della Redenzione operata da Cristo Signore, comunica ai fedeli la partecipazione di questa pienezza di Cristo nella comunione dei Santi, fornendo loro in misura larghissima i mezzi per raggiungere la salvezza" (Lett. Ap. Apostolorum Limina, 23 mag. 1974: AAS 66 [1974] 289). Così si manifesta il "tesoro della Chiesa", del quale costituiscono "un accrescimento ulteriore anche i meriti della Beata Madre di Dio e di tutti gli eletti, dal primo giusto all’ultimo" (Clemente VI, Bolla Unigenitus Dei Filius, 27 gen. 1343).
La Penitenzieria Apostolica, che ha l’ufficio di regolare quanto concerne la concessione e l’uso delle Indulgenze, e di stimolare l’animo dei fedeli a rettamente concepire ed alimentare il pio desiderio di ottenerle, sollecitata dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, in attenta considerazione della Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della fede della Congregazione per la Dottrina della Fede, al fine di conseguire il dono delle Indulgenze durante l’Anno della fede, ha stabilito le seguenti disposizioni, emesse in conformità alla mente dell’Augusto Pontefice, perché i fedeli siano maggiormente stimolati alla conoscenza ed all’amore della Dottrina della Chiesa Cattolica e ne ottengano più abbondanti frutti spirituali.
Durante tutto l’arco dell’Anno della fede, indetto dall’11 Ottobre 2012 fino all’intero 24 Novembre 2013, potranno acquisire l’Indulgenza plenaria della pena temporale per i propri peccati impartita per la misericordia di Dio, applicabile in suffragio alle anime dei fedeli defunti, tutti i singoli fedeli veramente pentiti, debitamente confessati, comunicati sacramental-mente, e che preghino secondo le intenzioni del Sommo Pontefice:
ogniqualvolta parteciperanno ad almeno tre momenti di predicazioni durante le Sacre Missioni, oppure ad almeno tre lezioni sugli Atti del Concilio Vaticano II e sugli Articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica, in qualsiasi chiesa o luogo idoneo;
ogniqualvolta visiteranno in forma di pellegrinaggio una Basilica Papale, una catacomba cristiana, una Chiesa Cattedrale, un luogo sacro designato dall’Ordinario del luogo per l’Anno della fede(ad es. tra le Basiliche Minori ed i Santuari dedicati alla Beata Vergine Maria, ai Santi Apostoli ed ai Santi Patroni) e lì parteciperanno a qualche sacra funzione o almeno si soffermeranno per un congruo tempo di raccoglimento con pie meditazioni, concludendo con la recita del Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima, le invocazioni alla Beata Vergine Maria e, secondo il caso, ai Santi Apostoli o Patroni;
ogniqualvolta, nei giorni determinati dall’Ordinario del luogo per l’Anno della fede (ad es. nelle solennità del Signore, della Beata Vergine Maria, nelle feste dei Santi Apostoli e Patroni, nella Cattedra di San Pietro), in qualunque luogo sacro parteciperanno ad una solenne celebrazione eucaristica o alla liturgia delle ore, aggiungendo la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima;
un giorno liberamente scelto, durante l’Anno della fede, per la pia visita del battistero o altro luogo, nel quale ricevettero il sacramento del Battesimo, se rinnoveranno le promesse battesimali in qualsiasi formula legittima.
I Vescovi Diocesani o Eparchiali, e coloro che nel diritto sono ad essi equiparati, nel giorno più opportuno di questo tempo, in occasione della principale celebrazione (ad es. il 24 Novembre 2013, nella solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo, con la quale si chiuderà l’Anno della fede) potranno impartire la Benedizione Papale con l’Indulgenza plenaria, lucrabile da parte di tutti fedeli che riceveranno tale Benedizione devotamente.
I fedeli veramente pentiti, che non potranno partecipare alle solenni celebrazioni per gravi motivi (come anzitutto tutte le monache che vivono nei monasteri in clausura perpetua, gli anacoreti e gli eremiti, i carcerati, gli anziani, gli infermi, come pure coloro che, in ospedale o altri luoghi di cura, prestano servizio continuativo ai malati…), conseguiranno l’Indulgenza plenaria, alle medesime condizioni, se, uniti con lo spirito e con il pensiero ai fedeli presenti, particolarmente nei momenti in cui le Parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi Diocesani verranno trasmesse per televisione e radio, reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene (ad es. nella cappella del monastero, dell’ospedale, della casa di cura, del carcere…) il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima, e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno della fede, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita.
Affinché l’accesso al sacramento della Penitenza e al conseguimento del perdono divino attraverso il potere delle Chiavi, sia pastoralmente facilitato, gli Ordinari dei luoghi sono invitati a concedere ai canonici e ai sacerdoti che, nelle Cattedrali e nelle Chiese designate per l’Anno della fede potranno ascoltare le confessioni dei fedeli, le facoltà limitatamente al foro interno, di cui, per i fedeli delle Chiese orientali, al can. 728, § 2 del CCEO, e nel caso di un’eventuale riserva, quelle per il can. 727, esclusi, come è evidente, i casi considerati nel can. 728, § 1; per i fedeli della Chiesa latina, le facoltà di cui al can. 508, § 1 del CIC.
I confessori, dopo aver ammonito i fedeli sulla gravità di peccati ai quali sia annessa una riserva o una censura, determineranno appropriate penitenze sacramentali, tali da condurli il più possibile ad uno stabile ravvedimento e, a seconda della natura dei casi, da imporre loro la riparazione di eventuali scandali e danni.
La Penitenzieria infine invita caldamente gli Ecc.mi Vescovi, in quanto detentori del triplice munus di insegnare, di guidare e di santificare, ad aver cura nello spiegare chiaramente i principi e le disposizioni qui proposti per la santificazione dei fedeli, tenendo conto in modo particolare delle circostanze di luogo, di cultura e di tradizioni. Una catechesi adattata all’indole di ciascun popolo, potrà proporre più chiaramente e con maggiore vivacità all’intelligenza e radicare più fermamente e profondamente nei cuori il desiderio di questo dono unico, ottenuto in virtù della mediazione della Chiesa.
Il presente Decreto ha validità unicamente per l’Anno della fede. Nonostante qualunque disposizione contraria.
Dato in Roma, dalla Sede della Penitenzieria Apostolica, il 14 settembre 2012, nell’Esaltazione della Santa Croce.
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