Mercoledì 14 ottobre, nella consueta udienza settimanale in piazza San Pietro -udienze che da alcuni mesi a questa parte sono dedicate alla famiglia- , il Papa ha parlato dei bambini. Ne ha parlato da un punto di vista tutto particolare, che coinvolge fortemente gli adulti che interagiscono con loro, genitori ed educatori anzitutto: le sue parole ci hanno portati a riflettere sulle promesse che facciamo ai bambini. Credo proprio che non ci sia adulto che non si senta interpellato in prima persona. Riporto qui di seguito, quasi integralmente, il discorso del Papa, inserendo qua e là alcune riflessioni personali.
Cari fratelli e sorelle,
...Oggi rifletteremo su un argomento molto importante: le promesse che facciamo ai bambini. Non parlo tanto delle promesse che facciamo qua e là, durante la giornata, per farli contenti o per farli stare buoni... Parlo di altre promesse, delle promesse più importanti, decisive per le loro attese nei confronti della vita, per la loro fiducia nei confronti degli esseri umani, per la loro capacità di concepire il nome di Dio come una benedizione. Sono promesse che noi facciamo loro...
...Una domanda che dovremmo farci più spesso è questa: quanto siamo leali con le promesse che facciamo ai bambini, facendoli venire nel nostro mondo? Noi li facciamo venire al mondo e questa è una promessa, cosa promettiamo loro?
Accoglienza e cura, vicinanza e attenzione, fiducia e speranza, sono altrettante promesse di base, che si possono riassumere in una sola: amore. Noi promettiamo amore, cioè amore che si esprime nell’accoglienza, nella cura, nella vicinanza, nell’attenzione, nella fiducia e nella speranza, ma la grande promessa è l’amore. Questo è il modo più giusto di accogliere un essere umano che viene al mondo, e tutti noi lo impariamo, ancora prima di esserne coscienti. A me piace tanto quando vedo i papà e le mamme, quando passo fra voi, portarmi un bambino, una bambina piccoli e chiedo: “Quanto tempo ha?” –“Tre settimane, quattro settimane… chiedo la benedizione del Signore”. Anche questo si chiama amore. L’amore è la promessa che l’uomo e la donna fanno ad ogni figlio: fin da quando è concepito nel pensiero. I bambini vengono al mondo e si aspettano di avere conferma di questa promessa: lo aspettano in modo totale, fiducioso, indifeso. Basta guardarli: in tutte le etnie, in tutte le culture, in tutte le condizioni di vita! Quando accade il contrario, i bambini vengono feriti da uno “scandalo”, da uno scandalo insopportabile, tanto più grave, in quanto non hanno i mezzi per decifrarlo. Non possono capire cosa succede. Dio veglia su questa promessa, fin dal primo istante. Ricordate cosa dice Gesù? Gli Angeli dei bambini rispecchiano lo sguardo di Dio, e Dio non perde mai di vista i bambini (cfr Mt 18,10). Guai a coloro che tradiscono la loro fiducia, guai! Il loro fiducioso abbandono alla nostra promessa, che ci impegna fin dal primo istante, ci giudica.
“La grande promessa è l’amore” dice il Papa: vuol dire - è evidente - che i bambini si aspettano di essere amati dai loro genitori, sempre. A me pare - e mi permetto di pensare che ciò che sto per dire è implicito nelle parole del Papa - che ciò voglia significare anche un’altra cosa: al figlio che accogliamo con gioia e trepidazione e che alle nostre braccia si affida, sicuro che riceverà cure premurose e amore incondizionato e perenne, noi tacitamente promettiamo anche che avrà sempre accanto una mamma e un papà che non solo non lo lasceranno mai ma che anche mai si lasceranno; gli promettiamo che per tutta la vita ( o almeno fino a quando la nostra vita durerà) avrà intorno a sé una famiglia che comprenderà magari anche dei fratelli, dei nonni, degli zii. Gli promettiamo cioè che, quando all'interno della nostra coppia dovessero esserci incrinature, screzi e magari tentazioni di allontanamento o rottura, noi non lo priveremo della cosa più preziosa che ha: i genitori (entrambi i genitori) e la famiglia. Ce la metteremo tutta per non far prevalere rancori e risentimenti in modo da non spezzare quel legame che ci unisce e che ci ha resi coppia che ha generato la vita, la sua vita. Vivremo forse situazioni complicate e difficili, ma non dimenticheremo che abbiamo fatto una promessa e cercheremo di mantenerla, perché sappiamo che altrimenti tradiremmo la sua fiducia e lo renderemmo infelice, dandogli un dolore che lo accompagnerà per tutta la vita. Certo ci sono situazioni che non sempre gli adulti sono capaci di controllare e non sempre, nonostante la buona volontà, riusciranno a mantenere la promessa, ma i figli saranno in grado di riconoscere e apprezzare i loro sforzi e, in questi casi, la sofferenza, purtroppo inevitabile, sarà un po' consolata.
Riprendiamo a leggere le parole del Papa che ora mette in rilievo lo spontaneo e misterioso rapporto che esiste tra Dio e i bambini (suor Rifugio più volte ce ne ha parlato, riportando la sua esperienza di educatrice e maestra). Dice papa Francesco:
E vorrei aggiungere un’altra cosa, con molto rispetto per tutti, ma anche con molta franchezza. La loro spontanea fiducia in Dio non dovrebbe mai essere ferita, soprattutto quando ciò avviene a motivo di una certa presunzione (più o meno inconscia) di sostituirci a Lui. Il tenero e misterioso rapporto di Dio con l’anima dei bambini non dovrebbe essere mai violato. E’ un rapporto reale, che Dio vuole e Dio lo custodisce. Il bambino è pronto fin dalla nascita per sentirsi amato da Dio, è pronto a questo. Non appena è in grado di sentire che viene amato per sé stesso, un figlio sente anche che c’è un Dio che ama i bambini.
I bambini, appena nati, incominciano a ricevere in dono, insieme col nutrimento e le cure, la conferma delle qualità spirituali dell’amore. Gli atti dell’amore passano attraverso il dono del nome personale, la condivisione del linguaggio, le intenzioni degli sguardi, le illuminazioni dei sorrisi. Imparano così che la bellezza del legame fra gli esseri umani punta alla nostra anima, cerca la nostra libertà, accetta la diversità dell’altro, lo riconosce e lo rispetta come interlocutore. Un secondo miracolo, una seconda promessa: noi – papà e mamma – ci doniamo a te, per donare te a te stesso! E questo è amore, che porta una scintilla di quello di Dio! Ma voi, papà e mamme, avete questa scintilla di Dio che date ai bambini, voi siete strumento dell’amore di Dio e questo è bello, bello, bello!
Solo se guardiamo i bambini con gli occhi di Gesù, possiamo veramente capire in che senso, difendendo la famiglia, proteggiamo l’umanità!
In queste parole del Papa mi pare di leggere anche un implicito incoraggiamento a difendere la famiglia dagli attacchi che nel mondo di oggi vengono sferrati contro di essa; abbiamo il dovere di fare tutto quello che è nelle nostre possibilità perché i governanti si rendano conto che la famiglia va aiutata concretamente, mettendo i giovani nella possibilità di formarsene una e adottando una legislazione che non penalizzi le famiglie con figli, anzi vada incontro alle loro necessità. Al giorno d’oggi difendere la famiglia significa anche esercitare tutta l’attenzione possibile nei confronti di chi educa i nostri figli a scuola e in tutti gli ambienti che frequentano, rivendicando a noi genitori il diritto di esigere per loro una educazione che non contrasti i principi morali che vengono loro trasmessi in famiglia.
A questo punto il Papa fa riferimento al ruolo della comunità cristiana nel suo insieme; dice infatti:
La Chiesa stessa, nel Battesimo, ai bambini fa grandi promesse, con cui impegna i genitori e la comunità cristiana.
Infatti, per ben quattro volte, durante il rito, il sacerdote chiede ai genitori se sono consapevoli dell'impegno che si assumono chiedendo il Battesimo per i loro bambini: e i genitori allora rispondono "SI', promettendo così di educarli nella fede, di aiutarli a conoscere, amare e servire Dio in questa terra, in modo da poterlo poi godere in Paradiso, come recitava il catechismo che una volta si imparava a memoria. Soprattutto i genitori promettono di aiutare i bambini a capire che sono amati da un Amore più grande, che fin dell'eternità ha pensato a loro e che mai li abbandonerà; si impegnano ad aiutarli a conoscere ed amare la fede nella quale sono stati battezzati. Ecco, anche questa è una promessa spesso disattesa e l'educazione religiosa è trascurata e demandata ad altri, la pratica religiosa ridotta, quando c'è, a pura formalità.
Il Papa ha poi concluso il suo discorso con questa preghiera, alla quale ci associamo:
La santa Madre di Gesù – per mezzo della quale il Figlio di Dio è arrivato a noi, amato e generato come un bambino – renda la Chiesa capace di seguire la via della sua maternità e della sua fede. E san Giuseppe – uomo giusto, che l’ha accolto e protetto, onorando coraggiosamente la benedizione e la promessa di Dio – ci renda tutti capaci e degni di ospitare Gesù in ogni bambino che Dio manda sulla terra.
A cura di Antonella