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NOVEMBRE 2014

     

 

 

https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTn0fRzrvcm0Ha4BAl7tBAMWKTsoUENLnuEDxp1U1wH2I1_ZKwqYw          Lo scorso 28 settembre papa Francesco ha incontrato in piazza san Pietro gli anziani e in particolare i nonni, nel corso di un evento organizzato dal Pontificio Consiglio per la famiglia: tantissime persone giunte da ogni parte d'Italia e del mondo hanno accolto l'invito del Papa e si sono raccolte intorno a lui che per loro ha celebrato l'Eucaristia domenicale. Accanto all'altare era stata posta un'icona raffigurante la presentazione di Gesù al tempio: in essa insieme a Gesù, Giuseppe e Maria sono rappresentati il vecchio Simeone che accoglie il Bambino e l'anziana profetessa Anna che loda il Signore.

          C'è stato anzitutto un momento di festa arricchito da belle e significative testimonianze che hanno dato al Papa l'occasione per parlare dei nonni. Egli ha detto tra l'altro:

          «Ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli, è affidato un compito grande: trasmettere l'esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l'eredità più preziosa! Beate quelle famiglie cha hanno i nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte. E in quei Paesi dove la persecuzione religiosa è stata crudele - penso, per esempio, all'Albania, dove mi sono recato domenica scorsa - in quei Paesi sono stati i nonni a portare i bambini a battezzare di nascosto, a dare loro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione e hanno salvato la fede in quei Paesi!».
E ancora

          «Quante volte si scartano gli anziani con atteggiamenti di abbandono che sono una vera e propria eutanasia, si scartano i bambini, i giovani perché non hanno lavoro e si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico equilibrato al centro del quale c'è il dio denaro: siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto, i cristiani con tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a costruire una società più umana, paziente e inclusiva».

          Dopo la festa (alla quale è stato presente anche il Papa emerito, il Papa orante, Benedetto XVI) ha avuto inizio la celebrazione della santa Messa, durante la quale il Papa ha pronunciato una omelia che è un inno alla vita familiare, luogo dell'incontro fra le generazioni e della trasmissione della fede. La trascriviamo qui di seguito per offrirla alla riflessione di noi tutti e approfittiamo dell'occasione per lodare e ringraziare il Signore per il dono della famiglia, quella nella quale siamo nati e quella che con il suo aiuto abbiamo formato o ci accingiamo a formare

 

          Il Vangelo che abbiamo ascoltato, oggi lo accogliamo come Vangelo dell’incontro tra i giovani e gli anziani: un incontro pieno di gioia, pieno di fede e pieno di speranza.

Maria è giovane, molto giovane. Elisabetta è anziana, ma in lei si è manifestata la misericordia di Dio e da sei mesi, con il marito Zaccaria, è in attesa di un figlio. Maria, anche in questa circostanza, ci mostra la via: andare a incontrare l’anziana parente, stare con lei, certo per aiutarla, ma anche e soprattutto per imparare da lei, che è anziana, una saggezza di vita.

          La prima Lettura, con una varietà di espressioni, riecheggia il quarto comandamento: “Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà” (Es 20,12). Non c’è futuro per il popolo senza questo incontro tra le generazioni, senza che i figli ricevano con riconoscenza il testimone della vita dalle mani dei genitori. E dentro questa riconoscenza per chi ti ha trasmesso la vita c’è anche la riconoscenza per il Padre che è nei cieli.

          Ci sono talvolta generazioni di giovani che, per complesse ragioni storiche e culturali, vivono in modo più forte il bisogno di rendersi autonomi dai genitori, quasi di “liberarsi” del retaggio della generazione precedente. E’ come un momento di adolescenza ribelle. Ma, se poi non viene recuperato l’incontro, se non si ritrova un equilibrio nuovo, fecondo tra le generazioni, quello che ne deriva è un grave impoverimento per il popolo, e la libertà che predomina nella società è una libertà falsa, che quasi sempre si trasforma in autoritarismo.

          Lo stesso messaggio ci viene dall’esortazione dell’apostolo Paolo rivolta a Timoteo e, tramite lui, alla comunità cristiana. Gesù non ha abolito la legge della famiglia e del passaggio tra generazioni, ma l’ha portata a compimento. Il Signore ha formato una nuova famiglia, nella quale sui legami di sangue prevale la relazione con Lui e il fare la volontà di Dio Padre. Ma l’amore per Gesù e per il Padre porta a compimento l’amore per i genitori, per i fratelli, per i nonni, rinnova le relazioni familiari con la linfa del Vangelo e dello Spirito Santo. E così san Paolo raccomanda a Timoteo, che è Pastore e quindi padre della comunità, di avere rispetto per gli anziani e i familiari, ed esorta a farlo con atteggiamento filiale: l’anziano “come fosse tuo padre”, “le donne anziane come madri” (cfr 1Tm 5,1). Il capo della comunità non è dispensato da questa volontà di Dio, anzi, la carità di Cristo lo spinge a farlo con un amore più grande. Come la Vergine Maria, che pur essendo diventata la Madre del Messia, si sente spinta dall’amore di Dio, che in lei si sta incarnando, a correre dall’anziana parente. E ritorniamo allora a questa “icona” piena di gioia e di speranza, piena di fede, piena di carità. Possiamo pensare che la Vergine Maria, stando a casa di Elisabetta, avrà sentito lei e il marito Zaccaria pregare con le parole del Salmo responsoriale di oggi: “Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, fin dalla mia giovinezza … Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze… Venuta la vecchiaia e i capelli bianchi, o Dio, non abbandonarmi, fino a che io annunci la tua potenza, a tutte le generazioni le tue imprese” ( Sal 71,5.9.18). La giovane Maria ascoltava, e custodiva tutto nel suo cuore. La saggezza di Elisabetta e Zaccaria ha arricchito il suo giovane animo; non erano esperti di maternità e paternità, perché anche per loro era la prima gravidanza, ma erano esperti della fede, esperti di Dio, esperti di quella speranza che viene da Lui: è di questo che il mondo ha bisogno, in ogni tempo. Maria ha saputo ascoltare quei genitori anziani e pieni di stupore, ha fatto tesoro della loro saggezza, e questa è stata preziosa per lei, nel suo cammino di donna, di sposa, di mamma.

          Così la Vergine Maria ci mostra la via: la via dell’incontro tra i giovani e gli anziani. Il futuro di un popolo suppone necessariamente questo incontro:i giovani danno la forza per far camminare il popolo e gli anziani irrobustiscono questa forza con la memoria e la saggezza popolare.

 

                                                             A cura di Antonella

                             

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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