Essere madri è una scelta di vita.
Il mese di maggio - non occorre certo che io lo ricordi - è dedicato alla Madonna. Forse è per questo che, quando don Otello Migliosi (parroco del borgo di Tordibetto- Assisi) nel 1957 ebbe l'idea di organizzare la Festa della mamma, scelse la seconda domenica del mese di maggio, anche se sembrerebbe che già in altri paesi, questa festa veniva celebrata in questa data. Comunque siano andate le cose, quello che a noi importa è celebrare questa giornata, con tanti pensieri affettuosi alle nostre mamme e con una riflessione profonda sulla figura materna.
Avrete già capito che l'articolo di questo mese è appunto dedicato alle mamme. In questa riflessione ci faremo aiutare ancora una volta dalle parole di papa Francesco che alla donna- e alla donna in quanto madre - ha dedicato più volte la sua attenzione.
Partiamo dalle parole pronunciate dal Papa durante l'Udienza generale del 7 gennaio 2015, tutta dedicata alle madri. Dice papa Francesco:
Ogni persona umana deve la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale. La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, - tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madre - viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per “risparmiare” sulle spese sociali.
E continua, con un riferimento affettuoso anche alla sua mamma:
Accade che anche nella comunità cristiana la madre non sia sempre tenuta nel giusto conto, che sia poco ascoltata. Eppure al centro della vita della Chiesa c’è la Madre di Gesù. Forse le madri, pronte a tanti sacrifici per i propri figli, e non di rado anche per quelli altrui, dovrebbero trovare più ascolto. Bisognerebbe comprendere di più la loro lotta quotidiana per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in famiglia; bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i frutti migliori e autentici della loro emancipazione. Una madre con i figli ha sempre problemi, sempre lavoro. Io ricordo a casa, eravamo cinque figli e mentre uno ne faceva una, l’altro pensava di farne un’altra, e la povera mamma andava da una parte all’altra, ma era felice. Ci ha dato tanto.
Il discorso del Papa prosegue con questa affermazione:
Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. “Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere
Sì, le madri si dividono, come dice il Papa e questo loro dividersi, non comporta una perdita di vita, ma, al contrario, un crescere, anzi un moltiplicarsi di vita. Esse generano la vita insieme ai loro sposi, ma ad esse è specificatamente affidata la tutela della vita, non limitata alla sfera biologica, che potremmo sintetizzare attorno a quattro verbi: desiderare, mettere al mondo, prendersi cura e lasciar andare, come ha detto lo stesso papa Francesco in un'altra occasione (Udienza ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, 07.02.2015): ognuno dei quattro verbi da lui scelti per descrivere il compito delle madri, meriterebbe di essere approfondito, ma in questa sede vorrei sottolineare soprattutto l'espressione non limitata alla sfera biologica. Qui si tratta, cioè, di tutelare la vita a 360 gradi, si tratta cioè di prendersi cura anche e soprattutto della vita eterna che per ogni battezzato comincia già qui sulla terra e quindi ha bisogno di essere accudita. Anche di questo devono pre-occuparsi le madri ( e non solo loro, a dirla tutta).
Il Papa riprenderà più avanti il concetto dell'educazione religiosa affidata in particolare alle madri. Ora però gli interessa soprattutto spiegare che cosa significa l'espressione dare la vita riferita alle mamme e lo fa citando l'arcivescovo Oscar Romero che in una omelia pronunciata durante i funerali di un prete assassinato dagli squadroni della morte di San Salvador (che poi avrebbero ucciso anche lui), e quindi martire, ebbe a dire :
Dare la vita non significa solo essere uccisi; dare la vita, avere spirito di martirio, è dare nel dovere, nel silenzio, nella preghiera, nel compimento onesto del dovere; in quel silenzio della vita quotidiana; dare la vita a poco a poco? Sì, come la dà una madre, che senza timore, con la semplicità del martirio materno, concepisce nel suo seno un figlio, lo dà alla luce, lo allatta, lo fa crescere e accudisce con affetto. E’ dare la vita. E’ martirio». Fino a qui la citazione. Sì, essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita. Cosa sceglie una madre, qual è la scelta di vita di una madre? La scelta di vita di una madre è la scelta di dare la vita. E questo è grande, questo è bello.
Sì, essere madri è una scelta di vita: bisognerebbe che ogni donna, ognuna di noi, riflettesse su questa frase e- alla luce di queste parole - 'contemplasse' la propria vita e la rileggesse, per ritrovare dentro di sé la gratitudine e la gioia di essere madre e anche la consapevolezza della responsabilità che questo ruolo comporta.
Il discorso del Papa volge ormai alla conclusione: dopo aver ancora una volta esaltato il ruolo delle madri nella società (Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale), egli vuole dedicare ancora alcune parole alla educazione religiosa che, come dicevamo sopra, è affidata in modo speciale alle mamme. Dice infatti: Le madri trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è inscritto il valore della fede nella vita di un essere umano. E’ un messaggio che le madri credenti sanno trasmettere senza tante spiegazioni: queste arriveranno dopo, ma il germe della fede sta in quei primi, preziosissimi momenti. Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo.
E conclude, con un gioioso e grato riferimento alla Madre Chiesa e a Maria: E la Chiesa è madre, con tutto questo, è nostra madre! Noi non siamo orfani, abbiamo una madre! La Madonna, la madre Chiesa, è la nostra mamma. Non siamo orfani, siamo figli della Chiesa, siamo figli della Madonna, e siamo figli delle nostre madri.
Carissime mamme, grazie, grazie per ciò che siete nella famiglia e per ciò che date alla Chiesa e al mondo. E a te, amata Chiesa, grazie, grazie per essere madre. E a te, Maria, madre di Dio, grazie per farci vedere Gesù.
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Cari amici che leggete queste note, insieme a voi voglio mandare un forte abbraccio a tutte le mamme, soprattutto a quelle che - vivendo in situazione di bisogno - hanno accettato per pochi soldi di farsi impiantare nel ventre un ovulo prodotto e fecondato da altri, hanno portato avanti la gravidanza per nove mesi, hanno partorito il loro bambino e subito dopo se lo sono visto strappare da chi quel bambino lo aveva commissionato. E' una pratica che si chiama "utero in affitto" e che trasforma le donne, che per la povertà in cui vivono accettano di sottoporvisi, in pure "fattrici" strumentalizzando il loro corpo. Ogni donna sa che nei nove mesi di gravidanza si stabilisce un legame intenso tra mamma e bambino, fatto di scambi profondamente affettivi, oltre che biologici: rinunciare a quel piccolo essere che per nove mesi si è fatto crescere, nutrito e amato è quindi un grande dolore, anche se fin dall'inizio si sapeva che quel bambino sarebbe poi stato di altri. E' una perdita di cui per sempre si avvertirà il vuoto, è una ferita che continuerà a sanguinare, è una relazione interrotta di cui per sempre si avrà nostalgia. A chi farà festa quel bambino che di mamme ne ha almeno due e forse tre (la mamma che ha fornito l'ovulo, quella che lo ha accolto in grembo, quella che lo ha allevato)? Nel giorno della festa della mamma, quali saranno i pensieri di quella donna che sa di essere madre e che non ha accanto a sé il bambino che ha partorito?
E' per cercare di lenire questo dolore che oggi idealmente abbracciamo queste donne e le sentiamo nostre speciali sorelle.
A cura di Antonella