Ancora una volta ci ritroviamo a riflettere sulla parola che papa Francesco rivolge alle famiglie. Lo fa spesso nel suo magistero, come abbiamo potuto vedere negli scorsi articoli di questa rubrica. Lo fa spesso, e ogni volta sottolinea la bellezza della famiglia formata da papà, mamma e figli. Per noi che seguiamo un cammino di vita cristiana proprio come famiglie, la parola del Papa è sempre di grande aiuto e conforto. Per grazia di Dio, gli ultimi pontefici hanno sempre dedicato alla famiglia una attenzione particolare e noi quindi abbiamo numerosi documenti del magistero a cui poter fare riferimento e da cui farci ispirare nella nostra vita quotidiana di cristiani e anche di cittadini.
Questa volta riflettiamo sull'omelia pronunciata da papa Francesco nel corso della santa Messa celebrata il 27 dicembre scorso, in occasione del Giubileo delle famiglie. E' una omelia concentrata sui temi del pellegrinaggio e della preghiera, visti sempre nell'ottica familiare. Sono quindi parole indirizzate in modo particolare alle famiglie cristiane.
Le letture della messa parlavano del pellegrinaggio di due famiglie, una dell'Antico Testamento che si reca al tempio di Silo (quella del profeta Samuele, accompagnato dal papà Elkana e dalla mamma Anna) e una del Nuovo Testamento che si reca a Gerusalemme: quella di Gesù, accompagnato da Maria e Giuseppe.
Lasciamo la parola al Papa, che ha il dono di un linguaggio semplice e diretto che non necessita di intermediari:
...la cosa più bella posta in risalto dalla Parola di Dio è che tutta la famiglia compie il pellegrinaggio. Papà, mamma e figli, insieme, si recano alla casa del Signore per santificare la festa con la preghiera. E’ un insegnamento importante che viene offerto anche alle nostre famiglie. Anzi, possiamo dire che la vita della famiglia è un insieme di piccoli e grandi pellegrinaggi.
Ad esempio, quanto ci fa bene pensare che Maria e Giuseppe hanno insegnato a Gesù a recitare le preghiere! E questo è un pellegrinaggio, il pellegrinaggio dell’educazione alla preghiera. E anche ci fa bene sapere che durante la giornata pregavano insieme; e che poi il sabato andavano insieme alla sinagoga per ascoltare le Scritture della Legge e dei Profeti e lodare il Signore con tutto il popolo. E certamente durante il pellegrinaggio verso Gerusalemme hanno pregato cantando con le parole del Salmo: «Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore!”. Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!» (122,1-2).
Come è importante per le nostre famiglie camminare insieme e avere una stessa meta da raggiungere! Sappiamo che abbiamo un percorso comune da compiere; una strada dove incontriamo difficoltà ma anche momenti di gioia e di consolazione. In questo pellegrinaggio della vita condividiamo anche il momento della preghiera. Cosa può esserci di più bello per un papà e una mamma di benedire i propri figli all’inizio della giornata e alla sua conclusione. Tracciare sulla loro fronte il segno della croce come nel giorno del Battesimo. Non è forse questa la preghiera più semplice dei genitori nei confronti dei loro figli? Benedirli, cioè affidarli al Signore, come hanno fatto Elkana e Anna, Giuseppe e Maria, perché sia Lui la loro protezione e il sostegno nei vari momenti della giornata. Come è importante per la famiglia ritrovarsi anche in un breve momento di preghiera prima di prendere insieme i pasti, per ringraziare il Signore di questi doni, e per imparare a condividere quanto si è ricevuto con chi è maggiormente nel bisogno. Sono tutti piccoli gesti, che tuttavia esprimono il grande ruolo formativo che la famiglia possiede nel pellegrinaggio di tutti i giorni.
Al termine di quel pellegrinaggio, Gesù tornò a Nazareth ed era sottomesso ai suoi genitori (cfr Lc 2,51). Anche questa immagine contiene un bell’insegnamento per le nostre famiglie. Il pellegrinaggio, infatti, non finisce quando si è raggiunta la meta del santuario, ma quando si torna a casa e si riprende la vita di tutti i giorni, mettendo in atto i frutti spirituali dell’esperienza vissuta. Conosciamo che cosa Gesù aveva fatto quella volta. Invece di tornare a casa con i suoi, si era fermato a Gerusalemme nel Tempio, provocando una grande pena a Maria e Giuseppe che non lo trovavano più. Per questa sua “scappatella”, probabilmente anche Gesù dovette chiedere scusa ai suoi genitori. Il Vangelo non lo dice, ma credo che possiamo supporlo. La domanda di Maria, d’altronde, manifesta un certo rimprovero, rendendo evidente la preoccupazione e l’angoscia sua e di Giuseppe. Tornando a casa, Gesù si è stretto certamente a loro, per dimostrare tutto il suo affetto e la sua obbedienza. Fanno parte del pellegrinaggio della famiglia anche questi momenti che con il Signore si trasformano in opportunità di crescita, in occasione di chiedere perdono e di riceverlo, di dimostrare l’amore e l’obbedienza.
Nell’Anno della Misericordia, ogni famiglia cristiana possa diventare luogo privilegiato di questo pellegrinaggio in cui si sperimenta la gioia del perdono. Il perdono è l’essenza dell’amore che sa comprendere lo sbaglio e porvi rimedio. Poveri noi se Dio non ci perdonasse! E’ all’interno della famiglia che ci si educa al perdono, perché si ha la certezza di essere capiti e sostenuti nonostante gli sbagli che si possono compiere.
Non perdiamo la fiducia nella famiglia! E’ bello aprire sempre il cuore gli uni agli altri, senza nascondere nulla. Dove c’è amore, lì c’è anche comprensione e perdono. Affido a tutte voi, care famiglie, questo pellegrinaggio domestico di tutti i giorni, questa missione così importante, di cui il mondo e la Chiesa hanno più che mai bisogno.
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Come abbiamo visto, il Papa si sofferma in modo particolare sulla preghiera ed esorta le famiglie a pregare insieme. In questo particolare momento che l'Italia sta vivendo, noi cristiani dobbiamo avvertire con grande intensità il dovere morale di pregare per una particolare intenzione. Come tutti certo sapete, alla fine del mese di gennaio, il Parlamento comincerà ad esaminare e discutere un disegno di legge (noto come Ddl Cirinnà sulle unioni civili) che, se dovesse essere approvato nella forma con la quale è stato presentato, stravolgerebbe l'istituto familiare.
Spieghiamoci meglio: il disegno di legge Cirinnà prevede che le convivenze di due individui dello stesso sesso vengano sostanzialmente considerate come matrimoni e già questo sarebbe (a parte ogni altra legittima considerazione di carattere morale) un andare contro l'art. 29 della Costituzione italiana che quando parla di famiglia si riferisce a nuclei formati da un uomo e una donna e aperti al concepimento di figli. Questo disegno di legge, inoltre, prevede che il figlio di uno/a dei due conviventi possa essere adottato dall'altro/a convivente ( la cosiddetta stepchild adoption). Poiché è ben evidente a tutti che due uomini o due donne non possono concepire, è chiaro che, nel caso di due uomini, si debba usare la pratica obbrobriosa dell'utero in affitto, e nel caso di due donne, ci si debba servire della fecondazione eterologa finora vietata dalla legge italiana. Il fatto che alcuni paesi abbiano già adottato simili leggi, non è un motivo valido per approvare norme che consentano pratiche che come cittadini guidati dalla retta ragione ci sentiamo di condannare. In ogni caso, anche fossimo minoranza (ma non è detto, visto che ultimamente anche gruppi di femministe non cattoliche, si sono dichiarate decisamente contrarie al ddl Cirinnà e visto che le perplessità aumentano anche in coloro che finora non si erano posti il problema), anche se fossimo minoranza, abbiamo il dovere morale di far sentire chiara la nostra voce. Più volte il Papa ci ha esortati a farlo, direttamente o indirettamente, nei suoi discorsi sulla famiglia.
Aggiungiamo quindi anche questa intenzione alle nostre preghiere e seguiamo con attenzione il dibattito di questi giorni: uomini politici che contribuiscano con il loro voto a far passare una legge come quella di cui stiamo parlando, sappiano che i cattolici italiani - cittadini come tutti gli altri, con lo stesso diritto degli altri di difendere e sostenere le proprie opinioni - se ne ricorderanno al momento delle elezioni amministrative e politiche.
Teniamo dunque occhi e orecchie aperti, con il Rosario in mano.
A cura di Antonella