Preghiera alla Santa Famiglia
Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.
Ho voluto riportare, all'inizio di questa riflessione, la preghiera che Papa Francesco ha recitato al termine dell'Angelus di domenica 29 dicembre 2013, festa della Sacra Famiglia di Nazareth. E' una preghiera da lui stesso composta e quindi è anche indicativa di ciò che il Papa pensa della famiglia e di che cosa egli si augura per il bene di questa istituzione. A questo proposito, mi sembrano particolarmente significative le righe nelle quali prega perché “il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio.”
Vediamo quindi che il Papa ribadisce due concetti essenziali:
1) la famiglia è fin dall'eternità inserita nel progetto di Dio
2) la famiglia ha un carattere sacro e inviolabile
1) Il capitolo secondo della Genesi ci presenta la famiglia come la prima istituzione creata da Dio e formata dall'unione di un uomo e di una donna che a vicenda si completano e procreano, dando quindi origine ad altri esseri viventi. “L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola” (Gen., 2, 24): questo è il comandamento che Dio dà all'uomo prima ancora del peccato. La disobbedienza di Adamo e della donna che Dio gli aveva dato come rimedio alla sua solitudine provoca la loro cacciata dal Paradiso terrestre, ma non la loro disunione. Insieme daranno vita all'umanità intera: “L'uomo chiamò la moglie Eva perché essa fu la madre di tutti i viventi” (Gen., 3, 20)
2) La sacralità della famiglia deriva proprio dal fatto che ad essa Dio ha affidato il compito di trasmettere il dono della vita umana, quello cioè “ di realizzare lungo la storia la benedizione originaria del Creatore, trasmettendo nella generazione l'immagine divina da uomo a uomo” (Familiaris consortio, II, 28). Nel breve discorso pronunciato prima dell'Angelus, il Papa aveva sottolineato che al momento dell'Incarnazione, Dio - come per ricordare al genere umano la santità di questa istituzione - “è voluto nascere in una famiglia umana, ha voluto avere una madre e un padre, come noi”. Inoltre, la Chiesa sa che il bene della società è indissolubilmente legato al bene della famiglia e quindi “sente in modo più vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, assicurandone la piena vitalità e promozione umana e cristiana, e contribuendo così al rinnovamento della società e dello stesso Popolo di Dio”( Fam. Cons., Introduzione). E' questo il motivo per cui il Papa prega e ci invita a pregare perché il Sinodo dei Vescovi riesca a ridestare in tutti (non solo nei cristiani, dunque) la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia.
La preghiera dell'Angelus del 29 dicembre si è svolta in video-collegamento tra Piazza San Pietro e i fedeli presenti nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, nella Santa Casa di Loreto e nella Basilica della Sagrada Familia di Barcellona. Nel commentare questo momento, monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ha detto: “A me pare un’esperienza particolarmente significativa, perché si tratta di sottolineare la decisività della famiglia da quella di Nazareth”. Potremmo dire: “Gesù è il Figlio di Dio, è il Creatore stesso, eppure anche Lui, venendo sulla Terra, ha avuto bisogno della famiglia”. E’ ovvio che viene da dire immediatamente: se così Lui, quanto più noi! E credo che sottolineare oggi la dimensione centrale della famiglia nella vita e dei singoli e delle società oltre che della Chiesa, sia quanto mai significativo”. Monsignor Paglia ha anche detto, (rispondendo alla domanda di un giornalista): “Io direi che la Chiesa sta dando – con Papa Francesco ma anche con i precedenti, particolarmente Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto – indicazioni su come ci si debba porre di fronte alla famiglia. Infatti, il Papa convoca tutta la Chiesa a mettere al centro delle sue preoccupazioni la famiglia. Infatti, è vero oggi che la famiglia lasciata sola è come in balìa di una cultura che le è nemica: ecco perché è indispensabile che, pur nella trasformazione della famiglia, ci si renda conto che se essa viene distrutta, viene distrutta la stessa società. Non possiamo lasciar correre in maniera rassegnata una cultura individualista che elimina il “noi”, a incominciare dal primo che tutti incontriamo appena nati, quel “noi” della famiglia che è come un genoma che poi sostiene e solidifica le città, le nazioni, i popoli fino alla famiglia dei popoli. Ecco perché parlare di famiglia, oggi, non vuol dire parlare di un aspetto: vuol dire parlare dell’intera società. E ce n’è bisogno.”
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In questi giorni, RAI Uno sta trasmettendo una miniserie a puntate intitolata “Un matrimonio”, con la regia di Pupi Avati, un regista che conosciamo per la sua attenzione ai problemi dei giovani e della famiglia (ricordate “Un bambino cattivo” da poco trasmesso in TV?) E' la storia di una famiglia (in parte ispirata a quella stessa del regista) seguita a partire dal 1948, l'anno in cui i due protagonisti si innamorano e si sposano, dando così inizio ad un matrimonio che durerà appunto 50 anni, una situazione che oggi appare fuori dal comune: 'appare' dico, perché poi in realtà sono per grazia di Dio ancora molte le coppie unite per tutta la vita, anche se rischiano di divenire sempre di meno. Monsignor Paglia, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha commentato favorevolmente questo film di Pupi Avati ed ha sottolineato che nel mondo di oggi “tutto sembra voler dimenticare la famiglia nata da un matrimonio. Il mondo del lavoro, per esempio, che ignora i tempi e i ritmi necessari per allevare figli. La stessa politica, che non vara le misure adatte. Eppure la famiglia resiste a tutto questo, è anzi ancora maggioritaria come sentimento diffuso, e andrebbe riposta al centro dell’economia, della cultura, appunto della politica e del mondo produttivo”.
Proprio per ricordare ai giovani che il “sì” del matrimonio dovrebbe essere un “sì” per sempre, mons. Paglia ha invitato il Papa ad incontrare i fidanzati in occasione della festa degli innamorati. L'incontro si svolgerà il giorno 14 febbraio 2014 nell'Aula Paolo VI alle ore 11.