Lo scorso 13 gennaio,  Papa Francesco ha ricevuto i  membri del  Corpo diplomatico presso la Santa Sede: è un avvenimento che si ripete ad  ogni inizio d'anno. Ufficialmente il motivo di questa udienza è lo scambio  degli auguri, ma in realtà i pontefici in questa occasione affrontano  importanti problemi sociali. Anche quest'anno è stato così: il Papa ha colto  l'occasione per sottolineare alcune importanti problematiche, ribadendo la  posizione della Chiesa cattolica riguardo alla guerra, alla crisi economica,  alle persecuzioni nei confronti dei cristiani e così via. In questo articolo  proporrò alla nostra riflessione quei punti del discorso da lui pronunciato che  riguardano in particolare la famiglia e i bambini. 
                          Ancora una volta si  è visto come il Papa abbia a cuore la famiglia, tutte quelle famiglie del  mondo  in cui la  serenità dei  rapporti  tra papà, mamma e  figli è messa in seria difficoltà non solo dalle possibili incomprensioni e/o   da problemi di salute, ma anche dalle carenze economiche, dalla mancanza  di lavoro o da un lavoro che non rispetta i tempi della vita familiare.  Famiglia e società sono strettamente connesse tra loro: il bene dell'una si  riflette e influisce  sulla serenità dell'altra e viceversa. In particolare, se si vuole costruire un mondo di pace, occorre partire dalla  famiglia e  soprattutto tenere presente che la pace si fonda sulla famiglia.
                          Infatti,  subito dopo i saluti, il Papa ha ricordato il messaggio da lui scritto per  la Giornata della Pace 2014, nel quale era centrale il concetto di fraternità - che è alla base di ogni  pacifica e serena relazione umana -  e ne  ha citato alcune frasi, volendo sottolineare come tale concetto si impara e si  pratica in famiglia e additando come esempio la Santa Famiglia di Nazareth che  abbiamo da poco venerato nel Presepe:
                          “Nel  Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, dedicato alla fraternità come  fondamento e via per la pace, ho notato che «la fraternità si comincia ad  imparare solitamente in seno alla famiglia» (Messaggio per la XLVII  Giornata Mondiale della Pace , 8 dicembre 2013, 1 ), la quale «per vocazione,  dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore» (ibid. ) e contribuire a far  maturare quello spirito di servizio e di condivisione che edifica la pace (cfr  ibid. , 10). Ce lo racconta il presepe, dove vediamo la Santa Famiglia non sola  e isolata dal mondo, ma attorniata dai pastori e dai magi, cioè una comunità  aperta, nella quale c’è spazio per tutti, poveri e ricchi, vicini e lontani. E  si comprendono così le parole del mio amato predecessore Benedetto XVI ,  il quale sottolineava come «il lessico familiare è un lessico di pace»  (Benedetto XVI, Messaggio per la XLI Giornata Mondiale della Pace [8 dicembre  2007])” 
                          E ha poi  aggiunto:
                          “Purtroppo,  spesso ciò non accade, perché aumenta il numero delle famiglie divise e  lacerate, non solo per la fragile coscienza del senso di appartenenza che  contraddistingue il mondo attuale, ma anche per le condizioni difficili in cui  molte di esse sono costrette a vivere, fino al punto di mancare degli stessi  mezzi di sussistenza. Si rendono perciò necessarie politiche appropriate che  sostengano, favoriscano e consolidino la famiglia!”  
                          Il Papa  quindi, rivolgendosi ai diplomatici presenti e a tutti i governi che essi  rappresentano, ha ricordato che le politiche antifamiliari sono contrarie  alla pace: è inutile che i governanti predichino la pace e dicano di darsi  da fare per difenderla, se poi non si prendono cura della famiglia con leggi  opportune o, addirittura - come spesso accade - varano leggi apertamente  contrarie alla famiglia naturale. Quanto importanti sono le leggi per il  benessere della famiglia, il Papa lo esemplifica parlando degli anziani   (che recano la  "saggezza dell'esperienza") e dei giovani  che sono la "speranza del futuro": è bene quindi che le   leggi non emarginino gli anziani e d'altra parte investano sui giovani, "con  iniziative adeguate che li aiutino a trovare lavoro e a fondare un focolare  domestico". 
                          Il tema  della pace continua ad essere al centro del discorso del Papa, che esamina  diverse situazioni nelle varie parti del mondo in cui la pace è minacciata, dal  Medio Oriente, all'Africa, all'Asia, per poi ritornare ai temi riguardanti la  famiglia che qui più ci interessano:
                          “La  pace è inoltre ferita da qualunque negazione della dignità umana, prima fra  tutte dalla impossibilità di nutrirsi in modo sufficiente. Non possono  lasciarci indifferenti i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei  bambini, se pensiamo a quanto cibo viene sprecato ogni giorno in molte parti  del mondo, immerse in quella che ho più volte definito la “cultura dello  scarto”. Purtroppo, oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni  superflui, ma spesso gli stessi esseri umani, che vengono “scartati”  come fossero “cose non necessarie”. Ad esempio, desta orrore il solo  pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime  dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o  uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda  forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un  delitto contro l'umanità” 
                          Molto  forte, come si vede, è qui il riferimento all'aborto a proposito del quale il  Papa parla di "orrore". Egli tuttavia  non trascura di fare  riferimento anche ad altri drammi umanitari - come quello dei profughi che fuggono dalle carestie, dalle violenze e dai soprusi - e fra le  "ferite alla pace" ha opportunamente inserito anche "l'avido  sfruttamento delle risorse ambientali". 
                          La pace - conclude il Papa citando Paolo VI nella Populorum progressio -   "si costruisce giorno  per giorno, nel perseguimento di un  ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli  uomini". E conclude, riaffermando l'azione della Chiesa nel mondo:
              "È questo lo spirito che anima l’azione della  Chiesa ovunque nel mondo, attraverso i sacerdoti, i missionari, i fedeli laici,  che con grande spirito di dedizione si prodigano, tra l’altro, in molteplici  opere di carattere educativo, sanitario ed assistenziale, a servizio dei  poveri, dei malati, degli orfani e di chiunque sia bisognoso di aiuto e  conforto. A partire da tale «attenzione d’amore» (Esort. ap.   Evangelii gaudium, 199 ), la Chiesa coopera con tutte le istituzioni che  hanno a cuore tanto il bene dei singoli quanto quello comune." 
              
                          Abbiamo  sottolineato le parole forti che papa Francesco in questo discorso pronuncia  contro l'aborto, anche perché esse ben si addicono a commentare la Giornata  per la vita che è stata celebrata domenica 2 febbraio: in un mondo in cui  sempre più si afferma l'idea del figlio come “diritto”,  è più che mai necessario non perdere nessuna  occasione - opportuna e non opportuna, per dirla con San Paolo  - per  sollecitare le coscienze  cristiane rettamente formate a ricordare e testimoniare che il figlio – ogni  figlio – è un dono. Il figlio, immagine viva e indelebile di Dio Creatore e  Padre che dà la vita -  è dono di Dio per  la coppia che l'ha accolto e per l'umanità intera.  Rifiutarlo con l'aborto  è perpetrare nei suoi confronti e nei  confronti di tutta l'umanità un atto di violenza che allontana la pace:  quella del cuore, quella della famiglia, della società e del mondo intero.
                                                                                 A cura di Antonella