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MESE ANNO

     

            Questa volta ho scelto di sottoporre alla riflessione di noi tutti l'omelia che il Papa ha pronunciato il 18 novembre scorso durante la S. Messa mattutina nella residenza di Santa Marta. Il Papa ha commentato la prima lettura della Liturgia del giorno, tratta dal primo Libro dei Maccabei: In questo testo viene ricordato un momento della storia degli Ebrei, quando il re di Siria Antioco IV Epifane, dopo aver saccheggiato il Tempio di Gerusalemme tentò con la forza di imporre culti pagani. Vi furono molti ebrei che mantennero salda la fede dei padri ed affrontarono eroicamente anche la morte, ma molti altri si lasciarono influenzare dalle nuove dottrine e dalle nuove usanze. Il testo quindi sottolinea la mancanza di fedeltà di una parte almeno del popolo di Israele, che  accettò abitudini e comportamenti dei pagani.

            Il Papa ha commentato questo episodio, facendo riferimenti espliciti alla situazione di noi cristiani di oggi, che siamo continuamente esposti alla tentazione di adeguarci alla modernità. Riporto qui di seguito la sintesi che di questa importante omelia ha fatto l'Osservatore Romano.

 

La fedeltà a Dio non si negozia

Lunedì, 18 novembre 2013

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 265, Mart. 19/11/2013)

papa

            C’è un’insidia che percorre il mondo. È quella della «globalizzazione dell’uniformità egemonica» caratterizzata dal «pensiero unico», attraverso la quale, in nome di un «progressismo adolescenziale», non si esita a rinnegare le proprie tradizioni e la propria identità. Quello che ci deve consolare è che però davanti a noi c’è sempre il Signore fedele alla sua promessa, che ci aspetta, ci ama e ci protegge. Nelle sue mani andremo sicuri su ogni cammino. È questa la riflessione proposta da Papa Francesco lunedì mattina, 18 novembre, durante la messa a Santa Marta... 

            Il Pontefice ha avviato la sua riflessione commentando la lettura tratta dal primo libro dei Maccabei (1, 10-15; 41-43; 54-57; 62-64): «una delle pagine più tristi nella bibbia» ha commentato, dove si parla di «una buona parte del popolo di Dio che preferisce allontanarsi dal Signore davanti a una proposta di mondanità». Si tratta, ha notato il Papa, di un tipico atteggiamento di quella «mondanità spirituale che Gesù non voleva per noi. Tanto che aveva pregato il Padre affinché ci salvasse dallo spirito del mondo».

            Questa mondanità nasce da una radice perversa, «da uomini scellerati capaci di una persuasione intelligente: “Andiamo e facciamo alleanza con i popoli che ci stanno intorno. Non possiamo essere isolati” né fermi alle vecchie nostre tradizioni. “Facciamo alleanze perché da quando ci siamo allontanati da loro ci sono capitati molti mali”». Questo modo di ragionare, ha ricordato il Papa, fu considerato buono tanto che alcuni «presero l’iniziativa e andarono dal re, a trattare con il re, a negoziare». Costoro, ha aggiunto, «erano entusiasti, credevano che con questo la nazione, il popolo d’Israele sarebbe diventato un grande popolo». Certo, ha notato il Pontefice, non si posero il problema se fosse più o meno giusto assumere questo atteggiamento progressista, inteso come un andare avanti a ogni costo. Anzi essi dicevano: «Non ci chiudiamo. Siamo progressisti». È un po’ come accade oggi, ha notato il vescovo di Roma, con l’affermarsi di quello che ha definito «lo spirito del progressismo adolescente» secondo il quale, davanti a qualsiasi scelta, si pensa che sia giusto andare comunque avanti piuttosto che restare fedeli alle proprie tradizioni. «Questa gente — ha proseguito il Papa tornando al racconto biblico — ha trattato con il re, ha negoziato. Ma non ha negoziato abitudini... ha negoziato la fedeltà al Dio sempre fedele. E questo si chiama apostasia. I profeti, in riferimento alla fedeltà, la chiamano adulterio, un popolo adultero. Gesù lo dice: “generazione adultera e malvagia” che negozia una cosa essenziale al proprio essere, la fedeltà al Signore». Forse non negoziano alcuni valori, ai quali non rinunciano; ma si tratta di valori, ha notato il Pontefice, che alla fine sono talmente svuotati di senso da restare soltanto «valori nominali, non reali».

            Ma di tutto questo poi si pagano le conseguenze. Riferendosi al racconto biblico il Pontefice ha ricordato che presero «le abitudine dei pagani» e accettarono l’ordine del re che «prescrisse che nel suo regno tutti formassero un solo popolo e che ciascuno abbandonasse le proprie usanze». E certamente non si trattava, ha detto il Papa, della «bella globalizzazione» che si esprime «nell’unità di tutte nazioni» che però conservano le proprie usanze. Quella di cui si parla nel racconto è invece la «globalizzazione dell’uniformità egemonica». Il «pensiero unico frutto della mondanità».

            Dopo aver ricordato le conseguenze per quella parte del popolo d’Israele che aveva accettato questo «pensiero unico» e si era lasciato andare a gesti sacrileghi, Papa Francesco ha sottolineato che simili atteggiamenti si riscontrano ancora «perché lo spirito della mondanità anche oggi ci porta a questa voglia di essere progressisti, al pensiero unico». Anzi: come capitava allora, quando chi era trovato in possesso del libro dell’alleanza veniva condannato a morte, succede così anche oggi in diverse parti del mondo «come abbiamo letto sui giornali in questi mesi».

            Negoziare la propria fedeltà a Dio è come negoziare la propria identità. E a questo proposito il Pontefice ha ricordato il libro Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson, figlio dell’arcivescovo di Canterbury Edward White Benson, nel quale l’autore parla dello spirito del mondo e «quasi come fosse una profezia, immagina cosa accadrà. Quest’uomo, si chiamava Benson, si convertì poi al cattolicesimo e ha fatto tanto bene. Ha visto proprio quello spirito della mondanità che ci porta all’apostasia». Farà bene anche a noi, ha suggerito il Pontefice, pensare a quanto raccontato dal libro dei Maccabei, a quanto è accaduto, passo dopo passo, se decidiamo di seguire quel «progressismo adolescenziale» e fare quello che fanno tutti. E ci farà bene anche pensare a quanto è accaduto dopo, alla storia successiva alle «condanne a morte, ai sacrifici umani» che ne sono seguiti. E chiedendo «Voi pensate che oggi non si fanno sacrifici umani?», il Papa ha risposto: «Se ne fanno tanti, tanti. E ci sono delle leggi che li proteggono».

            Quello che ci deve consolare, ha concluso il Pontefice, è che «davanti al cammino segnato dallo spirito del mondo, dal principe di questo mondo», un cammino di infedeltà, «sempre rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il fedele. Lui sempre ci aspetta; lui ci ama tanto» ed è pronto a perdonarci, anche se facciamo qualche piccolo passo su questo cammino, e a prenderci per mano così come ha fatto con il suo popolo diletto per portarlo fuori dal deserto.

***

            Il Papa ha parlato chiaro: non dobbiamo lasciarci trascinare  da chi ci vuole convincere ad abbandonare i nostri valori e  a fare scelte e adottare comportamenti che contraddicono la fedeltà agli insegnamenti di Gesù: ci derideranno e – a volte  - ci perseguiteranno, ma la fedeltà alla legge del Signore non va barattata con nulla.

            Attenzione, dunque, ai falsi profeti e a tutti coloro che ci vogliono far credere che la dottrina della Chiesa deve adeguarsi al mondo di oggi (magari mettendo in bocca al Papa parole che lui non ha pronunciato...!). Chiediamo invece al Signore il dono della fedeltà unitamente alla capacità di essere testimoni credibili nel mondo di oggi avviato alla scristianizzazione.

            «Sì, dopo venti secoli, la Chiesa si presenta all'inizio del terzo millennio con il medesimo annuncio di sempre, che costituisce il suo unico tesoro: Gesù Cristo è il Signore; in Lui, e in nessun altro, c'è salvezza (cfr At 4, 12). La sorgente della speranza, per l'Europa e per il mondo intero, è Cristo, «e la Chiesa è il canale attraverso il quale passa e si diffonde l'onda di grazia scaturita dal Cuore trafitto del Redentore» (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica "Ecclesia in Europa", 2003).

 

                                                               A cura di   Antonella

 

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