DISPONIBILITA’ ALL’ASCOLTO Dada
La stessa disponibilità all’ascolto e alla comprensione, lo stesso atteggiamento umile e silenzioso sono dialogo muto.
Il primo dialogo può essere esempio silenzioso di amore e di disponibilità nel voler capire i nostri figli, al di là delle parole.
Questa del silenzio disponibile al dialogo è una regola che vale per tutti, se vogliamo “fare famiglia”.
Ma in famiglia avvengono anche vivaci discussioni, dove ognuno si arrocca sulle proprie convinzioni.
Magari dando un po’ di tempo perché le acque si calmino, perché non tornare sui propri passi, riconoscere i nostri torti e le nostre fragilità? E’ un esempio di civiltà, di rispetto, di voglia di dialogo sincero e pacato che fa bene a tutti, non solo ai nostri figli.
Cercare punti in comune in famiglia è bello, stimolante, arricchente; nostra figlia lo sa, ma non sempre lo mette in pratica. Vedremo: diamo tempo al tempo.
I nostri figli devono conquistare la nostra fiducia, devono poterci stimare e sentire il desiderio di parlare con noi; e noi genitori dobbiamo dare sempre la nostra disponibilità al dialogo, per crescere insieme.
Il miglior regalo che possiamo fare ai nostri figli è quello di donare loro molto del nostro tempo, delle nostre fatiche, dei nostri pensieri, per vivere insieme le nostre emozioni. Imparare, genitori e figli, a coniugare la parola TEMPO con la parola LENTEZZA. Non occorre, rimandare ciò che è rimandabile, per stare insieme il più possibile. Spegnere la TV finalmente e con essa spegnere i rumori della vita, per concedere al cuore di parlare, senza distrazioni, ma semplicemente aprendosi all’amore. La comunicazione è un rapporto di fiducia che si costruisce nel tempo. Bisogna coltivare momenti di ritrovo.
Il Natale in casa nostra si festeggia da tanti anni senza la presenza di nostra figlia. Me ne ha spiegato le ragioni, ne abbiamo parlato: condivido qualcosa, ma non tutto ciò che porta quale scusante. Cerco di usare creatività mentale, per rimediare almeno in parte a questa sua sistematica defezione e poi mi pongo in attesa, per riparlarne chissà quando e chissà come.
L’attesa è tempo che va a rilento, può essere un pezzo d’amore ferito, da ricostruire, che prende forma e significato nella misura in cui viene ricollocato nel nostro cuore, purificato da ogni forma di inquinamento.
Aspettare fiduciosi, come fece il Padre misericordioso della parabola, è un dovere dei genitori, che non devono mai arrendersi.
Quali torti ebbe il figlio prodigo lo sappiamo tutti, ma degli errori del padre non se ne è mai parlato (Nella parabola non è necessario).
Avrà sbagliato anche lui qualche volta come tutti noi genitori, seppure per amore, e avrà posto rimedio, ne sono certa, perché ha sofferto ed amato. La sofferenza è grande maestra di vita.
I nostri stessi figli sono per noi scuola di vita, e spesso creatori di grandi dolori.
Le difficoltà che ci creano, i problemi che sollevano ci aiutano a ridimensionare le nostre convinzioni, ad avere una visione più ampia e più elastica della vita, ci aprono nuovi orizzonti e ci pongono sempre di fronte alla nostra coscienza, senza deroghe.