XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
Sydney, 15-20 luglio 2008
«Avrete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni» (At 1,8)
Questa volta rileggeremo insieme la catechesi tenuta da Mons. Arrigo Miglio il 18 luglio 2008.
Mons. Miglio ha così intitolato il discorso da lui tenuto ai giovani:
Inviati nel mondo: lo Spirito Santo protagonista della missione
e lo ha articolato in tre punti intesi a dare una risposta a questa domande: «Lo Spirito Santo ha davvero bisogno di noi per la missione del Vangelo? Tutti siamo inviati in missione oppure possiamo distinguere tra coloro che sono chiamati ad essere “solo” cristiani e coloro che sono “anche” inviati in missione? Accogliere la missione è un obbligo, un dovere che Gesù c’impone, o che oggi la Chiesa pretende da noi perché non vi sono più sufficienti persone consacrate, “missionari”?»
I – Perché la Missione?
Mons. Miglio ci ricorda anzitutto che «la missione che Gesù ha affidato alla Chiesa intera è iniziata nel giorno di Pentecoste, con il dono pieno dello Spirito alla Chiesa». Cita poi, ritenendole particolarmente illuminanti, le parole con cui inizia la prima Lettera di San Giovanni Apostolo: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita – poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e si è resa visibile a noi – quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia perfetta (1Gv. 1, 1-4) e osserva che «la missione nasce da un’esperienza che ha riempito il cuore e la vita... dal desiderio di rendere partecipi anche gli altri della nostra gioia, che in questo modo diventa perfetta.» Quando si vive un’esperienza così grande non si può tacere, anche se qualcuno vorrebbe impedirci di parlare, come è accaduto agli Apostoli che «a più riprese i capi del giudaismo cercano di far tacere». Addirittura può capitare di sentirsi protagonisti di una vera e propria follia, come capita a San Paolo (2Cor.5,13-17), che sa di essere. «folle per amore di Gesù, folle per amore dei fratelli che vuole condurre a Gesù.»
Concludendo questa prima parte, mons. Miglio afferma:«La missione nasce da un grande amore e vuole condurre al medesimo grande amore».
II – Come la Missione?
In che modo si svolge la missione? Da che cosa dipende il suo successo? E, in ultima analisi, chi è il missionario? Riprendiamo le parole con le quali Gesù affida agli apostoli il compito che dovranno svolgere; Egli dice: “Mi sarete testimoni”. Dunque, la missione consiste nell'essere testimoni di Cristo. Dice ancora mons. Miglio: «Testimone è uno che ha visto, che non ha paura di lasciarsi coinvolgere, che ha il coraggio di parlare...Il testimone è uno che parla, - “sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi…con dolcezza e rispetto” (1Pt.3,15),- ma anche consapevole di essere posto come sentinella: “Figlio dell’uomo, ti ho posto come sentinella alla casa di Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: tu morirai, e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te”(Ez.3, 16-18)
Non si può restare indifferenti e muti di fronte a chi si autodistrugge e distrugge gli altri: non lo facciamo di fronte ai disastri ambientali, non possiamo tacere quando è in gioco la vita dell’uomo, dei popoli e dei singoli.»
La missione del cristiano è dunque quella di essere testimone di Gesù. Questo significa che dobbiamo anzitutto testimoniare la sua verità storica, quella autenticamente raccontata dai Vangeli, a maggior ragione nel nostro tempo, visto che «oggi con grande ignoranza e presunzione, oppure con spudorata malafede, ogni giorno si ripetono dagli schermi più autorevoli menzogne e favole mille volte smentite e dimostrate come false»; dobbiamo, quindi, testimoniare «la Passione e la Resurrezione, il valore della Croce di Gesù, e l’evento meraviglioso della sua Resurrezione», ed infine «la vita nuova» alla quale siamo rinati dopo l'incontro con Gesù: “il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo (Rom. 14,17)…Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé…(Gal. 5, 22)”
«Non aver paura di testimoniare e di annunciare tutto il Vangelo; ogni riduzionismo, anche se fatto col desiderio di facilitare l’incontro con il Signore Gesù, finisce per deludere, defraudare e depistare i fratelli»
III – Chi per la Missione.
Dando inizio a questa parte Mons. Miglio ci ricorda che «Gesù ha affidato la missione alla sua Chiesa, la comunità degli apostoli e di tutti i discepoli. Ciascuno ha compiti, doni e ministeri diversi ma tutti sono corresponsabili della missione. La chiamata riguarda tutti e ciascuno, perché il signore ci chiama uno per uno. E' chiaro che possiamo provare timore: del resto la Bibbia ci parla di molti chiamati che, sgomenti di fronte alle difficoltà del cammino che si apriva davanti a loro, hanno tentato di resistere. non posso farcela, “sono balbuziente” (Mosè), “sono troppo peccatore” (Isaia), “sono troppo giovane” (Geremia), “devo andare a seppellire mio padre”. Ma:«Non temere, non avere paura: è questo l’invito che si sentono rivolgere dal Signore o dal suo inviato tutti coloro che vengono chiamati per una missione: i profeti, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Pietro, le donne, Paolo…Il Signore chiama proprio me! Anch’io posso svolgere la mia parte di missione, io, proprio io, così come sono ..Accogliere la missione è un impegno di tipo molto diverso dal fare, ad es., un po’ di volontariato o dal desiderio di occupare il tempo libero. Significa invece dedicarsi a ciò che è più importante per la vita di ogni uomo: cercare la vita che resterà per sempre, conoscere Dio Amore, collaborare per il suo regno. Tutto il resto è “secondario”, “secondo lavoro”, ma è anche il terreno sul quale il Signore ci chiama a vivere la missione: società civile, comunità ecclesiale, famiglia . Alla missione ci si consacra: con una risposta piena al Battesimo, alla Cresima, ricevuti un giorno, e all'Eucaristia che ci nutre ogni giorno...
Le due consacrazioni fondamentali per la missione del Vangelo sono quelle vissute nei sacramenti del Matrimonio e del Ministero Apostolico o sacramento dell’Ordine: generare la famiglia, generare la comunità cristiana inizio, germe, segno e sacramento della nuova creazione di cui Cristo è il primogenito e il Capo. Intorno a queste due consacrazioni fondamentali, segnate da un sacramento, sono fiorite mille forme di diaconia, di servizio, di offerta della propria vita, nella ricchezza delle vocazioni sorte lungo il cammino della Chiesa. Questa ricchezza e varietà di vocazioni è un altro segno importante della presenza dello Spirito Santo come vero protagonista della missione».
Ancora una volta è San Paolo che ci fa da guida: seguendo la sua vicenda negli Atti e nelle lettere ci imbattiamo molte volte in momenti in cui lo Spirito interviene per rafforzare il suo coraggio. Nonostante le difficoltà che incontra e i pericoli che deve affrontare Paolo sa con certezza che «la missione è Gesù, e cercare Gesù significa cercare “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil.4,8).
Per concludere, la sua catechesi, Mons. Miglio cita una frase del Papa:“La presenza dello Spirito in noi attesta, costituisce e costruisce la nostra persona sulla persona stessa di Gesù crocifisso e risorto. Rendiamoci dunque familiari dello Spirito Santo, per esserlo di Gesù”
(Benedetto XVI- Messaggio per la XXIII GMG).