MISSIONE GIOVANI IN CAMMINO
Il terremoto che il 6 aprile scorso ha duramente colpito l’Abruzzo, è stato per giorni – e continua ad esserlo – oggetto della nostra attenzione. Non abbiamo potuto non accorgerci che i giovani sono stati fra i protagonisti di questo drammatico evento: lo sono stati anzitutto perché - purtroppo – molti di loro – soprattutto studenti – hanno trovato la morte tra le macerie. Lo sono stati anche però per un motivo ben diverso: fra le decine di migliaia di volontari che sono ben presto giunti all’Aquila, per dare il proprio contributo all’azione di soccorso, moltissimi erano, appunto, giovani. Li abbiamo visti in TV, con gli elmetti in testa e le mani bianche di polvere, scavare tra le macerie e aiutare gli anziani; oppure, con una buffa parrucca e una pallina rossa sul naso, giocare con i bambini e strappare loro un sorriso.
Ha dichiarato don Ennio Talora, direttore della Caritas di Avezzano: “Fin dal primo giorno dopo il sisma siamo stati travolti da un’ondata di solidarietà. In questo mare ho visto un vero e proprio miracolo dei giovani che hanno voluto fin da subito darsi da fare per assistere le persone in difficoltà” E ha aggiunto: “Sono quasi quattrocento i giovani che in questi giorni si stanno dando da fare. Qui ad Avezzano nella raccolta dei beni da portare poi al Centro di Coordinamento della Caritas a Pettino e sul territorio. Questo dimostra che i giovani non sono sbandati e senza valori, anzi sono un immenso patrimonio per la società”. Le cronache ci dicono che a quei quattrocento giovani di Avezzano si sono aggiunti migliaia di altri ragazzi: scout, volontari aggregati alla Protezione civile, giovani aderenti ad associazioni ambientaliste … e così via.
Spesso i giovani sono in primo piano per situazioni non proprio lodevoli: non vogliamo qui ricordarle perché sarebbe inutile e anche poco generoso: Adesso vogliamo mettere in evidenza come, quando c’è veramente bisogno di loro, essi puntualmente si presentano e sono in prima linea. Che cosa li spinge? La naturale generosità, la voglia di manifestare la propria solidarietà, l’altruismo, lo spirito di avventura, la fede? Tutte queste cose – io credo – e non necessariamente in questo ordine. Qualunque sia il motivo che li spinge, eccoli lì, pronti a vivere un’esperienza fuori del comune, che forse sarà -almeno per alcuni di loro - determinante. Tutti torneranno a casa più maturi, più felici, più motivati, più ricchi di autostima. Qualcuno tornerà cambiato: avrà scoperto su di sé qualcosa di sorprendente, avrà capito che deve cambiare direzione, avrà vissuto una sensazione di una tale pienezza da decidere di voler vivere sempre così, donando il suo tempo, le sue forze, la sua gioia, la sua intelligenza a chi ne ha bisogno: sarà – forse – la scoperta di una vocazione.
Per chi guarda gli eventi – anche quelli drammatici – con gli occhi della fede tutto ciò non è sorprendente. Forse- nell’economia dell’amore di Dio – non ci sono eventi buoni ed eventi cattivi, ma solo occasioni da cogliere per avanzare sulla strada che porta alla realizzazione del progetto che fin dall’eternità il Padre ha pensato per ciascuno di noi.
Guardiamo dunque con fiducia ai giovani che ci vivono accanto, a quelli che incontriamo per strada a quelli che ogni giorno si mettono in gioco, avventurandosi sulle strade del mondo con maggiore o minore consapevolezza, a volte deviando e sbagliando, ma sempre con nel cuore l’ansia di scoprire se stessi e di individuare il proprio posto nella società. Guardiamoli con fiducia, vogliamo loro bene (vogliamo il loro bene) e nutriamo nel cuore la speranza che diano sempre il meglio di sé perché il mondo diventi migliore.
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Proprio il 6 aprile, Il Papa Benedetto XVI ha incontrato nell’Aula Paolo VI i giovani dell’Arcidiocesi di Madrid, venuti a Roma per la consegna della Croce (avvenuta il giorno prima, Domenica delle Palme, in piazza San Pietro) per la Giornata mondiale della Gioventù 2011 e ha rivolto loro un breve discorso. Ne riportiamo alcune parti:
“Saluto con affetto soprattutto voi, cari giovani, che, prendendo la croce, professate la vostra fede in Colui che vi ama infinitamente, il Signore Gesù… L'incontro con la croce, che viene toccata e portata, diventa un incontro interiore con Colui che sulla croce è morto per noi. L'incontro con la croce suscita nell'intimo dei giovani la memoria di quel Dio che ha voluto farsi uomo e soffrire con noi… Vi incoraggio, pertanto, a scoprire nella croce la misura infinita dell'amore di Cristo, e poter così dire, come san Paolo: "Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me" (Gal 2, 20). Sì, cari giovani, Cristo si è donato per ognuno di voi e vi ama in modo unico e personale. Rispondete all'amore di Cristo offrendogli la vostra vita con amore…Seguite le orme di Cristo! Egli è la vostra meta, il vostro cammino e anche il vostro premio. Nel motto che ho scelto per la Giornata di Madrid, l'apostolo Paolo invita a camminare "radicati e costruiti in Cristo, saldi nella fede" (cfr. Col 2, 7). La vita è un cammino, indubbiamente. Non è però un cammino incerto e senza destinazione precisa, bensì conduce a Cristo, meta della vita umana e della storia. Lungo questo cammino riuscirete a incontrare Colui che, offrendo la propria vita per amore, vi apre le porte della vita eterna. Vi invito, pertanto, a formarvi nella fede che dà senso alla vostra vita, e a rafforzare le vostre convinzioni, per poter così restare saldi nelle difficoltà di ogni giorno. Vi esorto, inoltre, affinché, nel cammino verso Cristo, sappiate attrarre i vostri giovani amici, compagni di studio e di lavoro, di modo che anch'essi lo conoscano e lo professino come Signore della loro vita. A tal fine, lasciate che la forza dall'Alto che è dentro di voi, lo Spirito Santo, si manifesti con la sua immensa attrattiva. I giovani di oggi hanno bisogno di scoprire la vita nuova che viene da Dio, di saziarsi della verità che ha la propria fonte in Cristo morto e risorto e che la Chiesa ha ricevuto come un tesoro per tutti gli uomini…Cari giovani, questo tempo di preparazione alla Giornata di Madrid è un'occasione straordinaria per sperimentare anche la grazia di appartenere alla Chiesa, Corpo di Cristo.
La Giornata della Gioventù manifesta il dinamismo della Chiesa e la sua eterna gioventù. Chi ama Cristo, ama la Chiesa con la stessa passione, poiché essa ci permette di vivere in un rapporto stretto con il Signore. Coltivate perciò le iniziative che permettono ai giovani di sentirsi membra della Chiesa, in piena comunione con i loro pastori e con il Successore di Pietro. Pregate comunitariamente, aprendo le porte delle vostre parrocchie, associazioni e movimenti affinché tutti possano sentirsi nella Chiesa come a casa propria, dove sono amati con lo stesso amore di Dio. Celebrate e vivete la vostra fede con immensa gioia, che è il dono dello Spirito. Così il vostro cuore e quello dei vostri amici si prepareranno per celebrare quella grande festa che è la Giornata Mondiale della Gioventù, e tutti vivremo una nuova epifania della giovinezza della Chiesa…Imparate da Gesù che non è venuto "per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti" (Mc 10, 45). Questo è lo stile dell'amore di Cristo, marcato con il segno della croce gloriosa, sulla quale Cristo è esaltato, alla vista di tutti, con il cuore aperto, perché il mondo possa guardare e vedere, attraverso la sua perfetta umanità, l'amore che ci salva. La croce diviene così il segno stesso della vita, poiché in essa Cristo vince il peccato e la morte mediante il dono totale di se stesso. Per questo, dobbiamo abbracciare e adorare la croce del Signore, farla nostra, accettare il suo peso come il Cireneo, per partecipare all'unica realtà che può redimere tutta l'umanità (cfr. Col 1, 24). Nel battesimo siete stati segnati con la croce di Cristo e ora le appartenete totalmente. Divenitene sempre più degni e non vergognatevi mai di questo segno supremo dell'amore."
Rubrica a cura di Antonella