ASCOLTARE
Breve storia
8. Il primo atteggiamento di chi vuol porsi in dialogo è l’ascolto. Si tratta, anzitutto, di ascoltare e comprendere cosa è avvenuto negli ultimi decenni. L’avvento del XX secolo – con le sue visioni antropologiche – porta con sé le prime concezioni del gender, da un lato basate su una lettura prettamente sociologica delle differenziazioni sessuali e dall’altra su un’enfasi delle libertà individuali. Nasce, infatti, alla metà del secolo, un filone di studi che ha insistito nell’accentuare il condizionamento esterno nonché le sue influenze sulle determinazioni personali. Applicati alla sessualità, tali studi vollero dimostrare come l’identità sessuale avesse più a che fare con una costruzione sociale che con un dato naturale o biologico.
9. Questi approcci convergono nel negare l’esistenza di un dono originario che ci precede ed è costitutivo della nostra identità personale, formando la base necessaria di ogni nostro agire. Nelle relazioni interpersonali, ciò che conta sarebbe soltanto l’affetto tra individui, a prescindere dalla differenza sessuale e dalla procreazione ritenute irrilevanti nella costruzione della famiglia. Si passa da un modello istituzionale di famiglia – avente struttura e finalità non dipendenti dalle preferenze soggettive individuali dei coniugi – ad una visione puramente contrattualistica e volontaristica.
10. Nel tempo, le teorie del gender hanno esteso il campo della loro applicazione. Agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso si sono concentrate sulle possibilità degli individui di autodeterminare le proprie inclinazioni sessuali senza tenere conto della reciprocità e complementarità del rapporto uomo-donna nonché della finalità procreativa della sessualità. Inoltre, si arriva perfino a teorizzare una radicale separazione fra genere (gender) e sesso (sex), con la priorità del primo sul secondo. Tale traguardo viene visto come una tappa importante dell’evoluzione dell’umanità, nella quale « si prospetta una società senza differenze di sesso ».
11. In questo contesto culturale, si comprende bene che sesso e genere non sono più sinonimi e, quindi, concetti interscambiabili, in quanto descrivono due entità diverse. Il sesso definisce l’appartenenza a una delle due categorie biologiche che derivano dalla diade originaria, femmina e maschio. Il genere, invece, è il modo in cui si vive, in ogni cultura la differenza tra i due sessi. Il problema non sta nella distinzione in sé, la quale può essere interpretata rettamente, ma in una separazione tra sesso e gender. Da questa separazione consegue la distinzione di diversi “orientamenti sessuali” che non vengono più definiti dalla differenza sessuale tra maschio e femmina, ma possono assumere altre forme, determinate solo dall’individuo radicalmente autonomo. Inoltre, lo stesso concetto di gender va a dipendere dall’atteggiamento soggettivo della persona, che può scegliere un genere che non corrisponde con la sua sessualità biologica e, quindi, con il modo in cui lo considerano gli altri (transgender).
12. In una crescente contrapposizione tra natura e cultura, le proposte gender confluiscono nel queer, cioè in una dimensione fluida, flessibile, nomade, al punto da sostenere la completa emancipazione dell’individuo da ogni definizione sessuale data a priori, con la conseguente scomparsa di classificazioni considerate rigide. Si lascia così lo spazio a sfumature variabili per grado e intensità nel contesto, sia dell’orientamento sessuale, sia dell’identificazione del proprio gender.
13. La dualità della coppia, inoltre, confligge con i “poliamori” che includono più di due individui. Pertanto, si constata che la durata del legame – e la sua natura vincolante – si struttura come variabile a seconda del desiderio contingente degli individui con conseguenze sul piano della condivisione delle responsabilità e degli obblighi inerenti la maternità e la paternità. Tutta questa gamma di relazioni divengono “parentele” (kinships), fondate sul desiderio o affetto, contraddistinte molto spesso da un tempo determinato, eticamente flessibili o addirittura consensualmente prive di qualsiasi progettualità. Ciò che vale è l’assoluta libertà di autodeterminazione e la scelta circostanziata di ciascun individuo nel contesto di una qualsiasi relazione affettiva.
14. In questo modo, ci si appella al riconoscimento pubblico della libertà di scelta del genere nonché della pluralità di unioni in contrapposizione al matrimonio tra uomo e donna, considerato retaggio della società patriarcale. Si vorrebbe, pertanto, che ogni individuo possa scegliere la propria condizione e che la società debba limitarsi a garantire tale diritto, anche mediante un sostegno materiale, altrimenti si realizzerebbero forme di discriminazione sociale nei confronti delle minoranze. La rivendicazione di tali diritti è entrata nel dibattito politico odierno, ottenendo accoglienza in alcuni documenti internazionali e inserendosi in alcune legislazioni nazionali.