CONCLUSIONE
52. In conclusione, la via del dialogo – che ascolta, ragiona e propone – appare come il percorso più efficace per una trasformazione positiva delle inquietudini e delle incomprensioni in una risorsa per lo sviluppo di un ambiente relazionale più aperto e umano. Al contrario, l’approccio ideologizzato alle delicate questioni del genere, pur dichiarando il rispetto delle diversità, rischia di considerare le differenze stesse in modo statico, lasciandole isolate e impermeabili l’una dall’altra.
53. La proposta educativa cristiana arricchisce il dialogo in ragione della finalità di « favorire la realizzazione dell’uomo attraverso lo sviluppo di tutto il suo essere, spirito incarnato, e dei doni di natura e di grazia di cui è arricchito da Dio ».(64) Ciò esige un sentito e accogliente avvicinamento all’altro da intendersi come antidoto naturale alla “cultura dello scarto” e dell’isolamento. Si promuove, in questo modo, la « dignità originaria di ogni uomo e donna, insopprimibile, indisponibile a qualsiasi potere o ideologia». (65)
54. Al di là di ogni riduzionismo ideologico o relativismo omologante, le educatrici e gli educatori cattolici – nella corrispondenza all’identità ricevuta dall’ispirazione evangelica – sono chiamati a trasformare positivamente le sfide attuali in opportunità, percorrendo i sentieri dell’ascolto, della ragione e della proposta cristiana, nonché testimoniando con le modalità della propria presenza la coerenza tra le parole e la vita. (66) I formatori hanno l’affascinante missione educativa di « insegnare un percorso sulle diverse espressioni dell’amore, sulla cura reciproca, sulla tenerezza rispettosa, sulla comunicazione ricca di senso. Tutto questo, infatti, prepara ad un dono di sé integro e generoso che si esprimerà, dopo un impegno pubblico, nell’offerta dei corpi. L’unione sessuale nel matrimonio apparirà così come segno di un impegno totalizzante, arricchito da tutto il cammino precedente». (67)
55. Non contraddice questa cultura del dialogo anche la legittima aspirazione delle scuole cattoliche di mantenere la propria visione della sessualità umana in funzione della libertà delle famiglie di poter basare l’educazione dei propri figli su un’antropologia integrale, capace di armonizzare tutte le dimensioni che ne costituiscono l’identità fisica, psichica e spirituale. Uno Stato democratico non può infatti ridurre la proposta educativa ad un pensiero unico specialmente in una materia così delicata che tocca la visione fondamentale della natura umana ed il diritto naturale da parte dei genitori di una libera scelta educativa, sempre secondo la dignità della persona umana. Ogni istituzione scolastica deve, quindi, dotarsi di strumenti organizzativi e programmi didattici che rendano reale e concreto questo diritto dei genitori. In tal modo, la proposta pedagogica cristiana si concretizza come una solida risposta alle antropologie della frammentazione e del provvisorio.
56. I centri educativi cattolici nell’offrire programmi di formazione affettiva e sessuale devono tenere in considerazione le differenti età degli alunni, nonché dare aiuto nel pieno rispetto per ogni persona. Ciò si può realizzare attraverso un percorso di accompagnamento discreto e riservato, con cui si va incontro anche a chi si trova a vivere una situazione complessa e dolorosa. La scuola deve, quindi, proporsi come un ambiente di fiducia, aperto e sereno specialmente in quei casi che necessitano tempo e discernimento. È importante creare le condizioni per un ascolto paziente e comprensivo, lungi da ingiuste discriminazioni.
57. Ben consapevole della sollecitudine educativa nonché della fatica quotidiana profuse dalle persone impegnate nella scuola e nei variegati contesti dell’attività pedagogica formale e informale, la Congregazione per l’Educazione Cattolica incoraggia a proseguire nella missione formativa delle nuove generazioni, specialmente di chi soffre la povertà nelle sue varie espressioni e ha bisogno dell’amore di educatori ed educatrici, in modo che « i giovani non siano solo amati, ma conoscano anche d’essere amati » (San Giovanni Bosco). Questo Dicastero esprime, altresì, viva gratitudine e – con le parole di Papa Francesco – incoraggia « gli insegnanti cristiani, sia che operino in scuole cattoliche sia in scuole statali, […] a stimolare negli alunni l’apertura all’altro come volto, come persona, come fratello e sorella da conoscere e rispettare, con la sua storia, i suoi pregi e difetti, ricchezze e limiti. La scommessa è quella di cooperare a formare ragazzi aperti e interessati alla realtà che li circonda, capaci di cura e di tenerezza».(68)
Città del Vaticano, 2 febbraio 2019, Festa della presentazione del Signore.
Giuseppe Card. Versaldi Prefetto
Arciv. Angelo Vincenzo Zani Segretario
64 Orientamenti educativi sull’amore umano, n. 21.
65 PaPa Francesco, Discorso alla Delegazione dell’Istituto “Dignitatis humanae”, 7 dicembre 2013. 66 Cf. Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica, conclusione.
67 Amoris laetitia, n. 283.
68 PaPa Francesco, Discorso all’Associazione Italiana Maestri Cattolici, 5 gennaio 20