PROPORRE
Antropologia cristiana
30. La Chiesa – madre e maestra – non solo ascolta ma, forte della sua originaria missione, si apre alla ragione e si pone al servizio della comunità umana, offrendo le sue proposte. È infatti evidente che senza una chiarificazione soddisfacente dell’antropologia su cui si fonda il significato della sessualità e dell’affettività non è possibile strutturare in modo corretto un percorso educativo coerente con la natura dell’uomo come persona, al fine di orientarlo alla piena attuazione della sua identità sessuale nel contesto della vocazione al dono di sé. E il primo passo di questo chiarimento antropologico consiste nel riconoscere che « anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere ».26 È questo il fulcro di quella ecologia dell’uomo che muove dal « riconoscimento della peculiare dignità dell’essere umano » e dalla necessaria relazione della sua vita « con la legge morale inscritta nella sua propria natura ».(27)
31. L’antropologia cristiana affonda le sue radici nella narrazione delle origini come appare nel Libro della Genesi dove è scritto che « Dio creò l’uomo a sua immagine […] maschio e femmina li creò » (Gen 1, 27). In queste parole vi è il nucleo non solo della creazione ma anche della relazione vivificante tra uomo e donna, che li mette in intima unione con Dio. Il sé e l’altro da sé si completano secondo le loro specifiche identità e si incontrano in quello che costituisce una dinamica di reciprocità, sostenuta e derivata dal Creatore.
32. Le parole bibliche rivelano il sapiente disegno del Creatore che « ha assegnato come compito all’uomo il corpo, la sua mascolinità e femminilità; e che nella mascolinità e femminilità gli ha assegnato in certo senso come compito la sua umanità, la dignità della persona, ed anche il segno trasparente della “comunione” interpersonale, in cui l’uomo realizza se stesso attraverso l’autentico dono di sé ». (28) Pertanto, la natura umana – a superamento di ogni fisicismo o naturalismo – è da comprendere alla luce dell’unità di anima e di corpo, l’« unità delle sue inclinazioni di ordine sia spirituale che biologico e di tutte le altre caratteristiche specifiche necessarie al perseguimento del suo fine ».(29)
33. In questa « totalità unificata » (30) si integrano la dimensione verticale della comunione con Dio e la dimensione orizzontale della comunione interpersonale, a cui l’uomo e la donna sono chiamati.(31) L’identità personale matura in modo autentico nel momento in cui si apre agli altri, proprio perché « nella configurazione del proprio modo di essere, femminile o maschile, non confluiscono solamente fattori biologici o genetici, ma anche molteplici elementi relativi al temperamento, alla storia familiare, alla cultura, alle esperienze vissute, alla formazione ricevuta, alle influenze di amici, familiari e persone ammirate, e ad altre circostanze concrete che esigono uno sforzo di adattamento ».32 Infatti, « è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro, l’“io” diventa se stesso solo dal “tu” e dal “voi”, è creato per il dialogo, per la comunione sincronica e diacronica. E solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’“io” a se stesso ».(33)
34. È necessario ribadire la radice metafisica della differenza sessuale: uomo e donna, infatti, sono le due modalità in cui si esprime e realizza la realtà ontologica della persona umana. Questa è la risposta antropologica alla negazione della dualità maschio e femmina da cui si genera la famiglia. Il rifiuto di tale dualità non solo cancella la visione creaturale, ma disegna una persona astratta « che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria ».(34)
35. In questa prospettiva, educare alla sessualità e all’affettività significa imparare « con perseveranza e coerenza [...] che cosa è il significato del corpo »35 in tutta la verità originaria della mascolinità e della femminilità; significa cioè « imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati [...]. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere se stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé [...], e arricchirsi reciprocamente ».
36 Alla luce di una ecologia pienamente umana e integrale dunque, la donna e l’uomo riconoscono il significato della sessualità e della genitalità in quell’intrinseca intenzionalità relazionale e comunicativa che attraversa la loro corporeità e li rimanda l’uno verso l’altro mutuamente.
26 Benedetto XVI, Discorso al Reichstag di Berlino, 22 settembre 2011.
27 PaPa Francesco, Lettera enciclica sulla cura della casa comune Laudato si’, 24 maggio 2015, nn. 154-155.
28 GIoVannI Paolo II, “Pedagogia del corpo, ordine morale, manifestazioni affettive”, Udienza generale, 8 aprile 1981, Insegnamenti, IV/1 (1981), p. 904.
29 Veritatis splendor, n. 50. 3
30 Cf. Idem.
31 « L’uomo e la donna costituiscono due modi di realizzare, da parte della creatura umana, una determinata partecipazione dell’Essere divino: sono creati ad “immagine e somiglianza di Dio” e attuano compiutamente tale vocazione non solo come persone singole, ma anche come coppia, quale comunità di amore. Orientati all’unione e alla fecondità, l’uomo e la donna sposati partecipano dell’amore creatore di Dio, vivendo la comunione con Lui attraverso l’altro », Orientamenti educativi sull’amore umano, n. 26. Cf. anche conGreGazIone Per l’educazIone cattolIca, Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore, 28 ottobre 2013, nn. 35-36.
32 Amoris laetitia, n. 286.
33 Benedetto XVI, Discorso all’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, 27 maggio 2010.
34 Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2012. 35 Amoris laetitia, n. 151. 36 Laudato si’, n. 155.