Criticità
19. Peraltro ci sono alcuni punti critici che si presentano nella vita reale. Le teorie gender indicano – specialmente le più radicali – un processo progressivo di de-naturalizzazione o allontanamento dalla natura verso una opzione totale per la decisione del soggetto emotivo. Con questo atteggiamento, identità sessuale e famiglia divengono dimensioni della “liquidità” e “fluidità” post-moderna: fondate solo su una malintesa libertà del sentire e del volere piuttosto che sulla verità dell’essere; sul desiderio momentaneo della pulsione emotiva e sulla volontà individuale.
20. I presupposti delle suddette teorie sono riconducibili a un dualismo antropologico: alla separazione tra corpo ridotto a materia inerte e volontà che diviene assoluta, manipolando il corpo a suo piacimento. Questo fisicismo e volontarismo danno luogo al relativismo, ove tutto è equivalente e indifferenziato, senza ordine e senza finalità. Tutte queste teorizzazioni, dalle moderate alle più radicali, ritengono che il gender (genere) finisce con l’essere più importante del sex (sesso). Ciò determina, in primo luogo, una rivoluzione culturale e ideologica nell’orizzonte relativista, e in secondo luogo una rivoluzione giuridica, perché queste istanze promuovono specifici diritti individuali e sociali.
21. In realtà, accade che la difesa delle differenti identità venga spesso perseguita rivendicandole come perfettamente indifferenti tra loro e, dunque, di fatto negandole nella loro rilevanza. Ciò assume particolare importanza in ordine alla differenza sessuale: spesso, infatti, il concetto generico di “non discriminazione” nasconde un’ideologia che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. « Invece di contrastare le interpretazioni negative della differenza sessuale, che mortificano la sua irriducibile valenza per la dignità umana, si vuole cancellare di fatto tale differenza, proponendo tecniche e pratiche che la rendano irrilevante per lo sviluppo della persona e per le relazioni umane. Ma l’utopia del “neutro” rimuove ad un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita ».(18) Si svuota – in questo modo – la base antropologica della famiglia.
22. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla differenza biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutabile nel tempo, espressione del modo di pensare e agire, assai diffuso oggi, che confonde
« la genuina libertà con l’idea che ognuno giudica come gli pare, come se al di là degli individui non ci fossero verità, valori, principi che ci orientino, come se tutto fosse uguale e si dovesse permettere qualsiasi cosa ».(19)
23. Il Concilio Vaticano II, interrogandosi su cosa pensa la Chiesa della persona umana, afferma che « unità di anima e di corpo, l’uomo sintetizza in sé, per la stessa sua condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore ».(20) Per questa dignità, « l’uomo […] non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi più di una semplice particella della natura o un elemento anonimo della città umana ».(21) Pertanto, « non bisogna confondere le espressioni ordine della natura e ordine biologico, né identificare ciò che esse esprimono. L’ordine biologico è ordine della natura nella misura in cui è accessibile ai metodi empirici e descrittivi delle scienze naturali; ma in quanto ordine specifico dell’esistenza, che resta in evidente rapporto con la Causa prima, con Dio Creatore, l’ordine della natura non è più un ordine biologico »(22).
18 PaPa Francesco, Discorso ai partecipanti all’Assemblea generale dei membri della Pontificia Accademia per la Vita, n. 3.
19 Amoris laetitia, n. 34.
20 Gaudium et spes, n. 14.
21 Idem. 22 K. Wojtyła, Amore e responsabilità. Morale sessuale e vita interpersonale, Casale Monferrato 20084, p. 41.