La scuola
39. All’azione educativa della famiglia si unisce quella della scuola, la quale interagisce in modo sussidiario. Forte della sua fondazione evangelica, « la scuola cattolica si configura come scuola per la persona e delle persone. “La persona di ciascuno, è al centro del magistero di Gesù: per questo la promozione della persona umana è il fine della scuola cattolica”. Tale affermazione, mettendo in luce il rapporto vitale dell’uomo con Cristo, ricorda che nella sua persona si trova la pienezza della verità sull’uomo. Perciò la scuola cattolica, impegnandosi a promuovere l’uomo nella sua integralità, lo fa, obbedendo alla sollecitudine della Chiesa, nella consapevolezza che tutti i valori umani trovano la loro realizzazione piena e quindi la loro unità nel Cristo. Questa consapevolezza esprime la centralità della persona nel progetto educativo della scuola ».(45)
40. La scuola cattolica deve farsi comunità educante nella quale la persona esprime se stessa e cresce umanamente in un processo di relazione dialogica, interagendo in modo costruttivo, esercitando la tolleranza, comprendendo i diversi punti di vista, creando fiducia in un ambiente di autentica concordia. Si instaura, così, la vera «comunità educativa, spazio di convivialità delle differenze. La scuola-comunità è luogo di incontro, promuove la partecipazione, dialoga con la famiglia, prima comunità di appartenenza degli alunni che la frequentano, rispettandone la cultura e ponendosi in profondo ascolto dei bisogni che incontra e delle attese di cui è destinataria ».(46) In tal modo le ragazze e i ragazzi sono accompagnati da una comunità che «li stimola a superare l’individualismo e a scoprire, alla luce della fede, che sono chiamati a vivere in maniera responsabile, una specifica vocazione in solidarietà con gli altri uomini». (47)
41. Anche gli educatori cristiani che vivono la loro vocazione nella scuola non cattolica testimoniano la verità sulla persona umana e sono al servizio della sua promozione. Infatti, «la formazione integrale dell’uomo come finalità dell’educazione comprende lo sviluppo di tutte le facoltà dell’educando, la sua partecipazione alla vita professionale, la formazione del suo senso etico e sociale, la sua apertura al trascendente e la sua educazione religiosa».(48) La testimonianza personale, unita alla professionalità, contribuisce al raggiungimento di questi obiettivi.
42. L’educazione all’affettività ha bisogno di un linguaggio adeguato e misurato. In primo luogo, essa deve tenere conto che i bambini e i giovani non hanno ancora raggiunto la piena maturità e si accingono a scoprire la vita con interesse. Pertanto, è necessario aiutare gli alunni a sviluppare «un senso critico davanti a una invasione di proposte, davanti alla pornografia senza controllo e al sovraccarico di stimoli che possono mutilare la sessualità». (49) Di fronte a un bombardamento di messaggi ambigui e vaghi – il cui fine è un disorientamento emotivo e l’impedimento della maturità psico-relazionale – «occorre aiutarli a riconoscere e a cercare le influenze positive, nel tempo stesso in cui prendono le distanze da tutto ciò che deforma la loro capacità di amare ».(50)
45 Congreg. per l’educazIone cattolica, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, 28 dicembre 1997, n. 9.
46 Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica, n. 58.
47 Congr. per l’educazIone cattolica, La scuola cattolica, 19 marzo 1977, n. 45.
48 Congr. per l’educazIone cattolica, Il laico cattolico testimone della fede nella scuola, 15 ottobre 1982, n. 17.
49 Amoris laetitia, n. 281.
50 Idem. 51