"TODO POR AMOR" Dada Battaglia
Sappiamo che la nostra venerabile Madre Speranza parlava della
Congregazione paragonandola ad una barca.
Se proviamo a leggere per esempio la novena composta dalla Madre,
nelle sue preghiere e nel commento al "Padre Nostro",
c'è da attingere argomento prezioso per la nostra navigazione,
e si può comprendere meglio ciò che si impegna a
vivere ed a fare, colui che è salito o vuole salire sulla
barca del nostro logo.
All'apparenza la nostra barchetta sembra veleggiare in acque tranquille,
in uno stato di calma rassicurante: pare un invito a lasciarsi
cullare, provando una sensazione di grande serenità. Che
cosa vogliamo di più? C'è chi guida e governa la
nave, c'è la Luce che riscalda a gratifica, c'è
un mare calmo che culla e sorregge nell'azzurro di una giornata
di chiarìa. Ma chi vorrà mai scendere da questo
"Tabor"? Tenere sempre lo sguardo rivolto a Dio, fisso
in Cristo: questo dovrebbe costituire l'essenza del nostro viaggiare.
In pratica però sappiamo che rari sono i momenti di mare
tranquillo; è la "bonaccia" interiore che ci
dovrà aiutare a viaggiare senza paura, è la fede
che ci aiuterà a non vacillare nel timore di fare naufragio.
La meditazione della Madre sul "Padre Nostro" parla
di noi come figli adottivi di questo Padre, che nel logo è
rappresentato come sole radiante, il quale inonda con la sua luce
tutta l'atmosfera intorno e traluce dalla vela. Questo Astro,
la stella più luminosa di tutto il sistema, Luce di Grazia
divina, non tramonta mai all'orizzonte della nostra navigazione,
ma non va perso di vista dalla nostra coscienza: è una
teofania che rischiara il cammino da percorrere e ci rende sicuri
di avere in essa la rivelazione di un Padre da cui attingere sicurezza,
ricezione di Grazia, ispirazione e alimento per l'anima; è
un Padre che perdona le nostre debolezze e ci infonde speranza.
Noi LAM, fratelli in Cristo e figli adottivi di questo Padre "solare",
sentiamo intimamente nostro il pane eucaristico e, come ci esorta
la Madre Speranza, non ci dobbiamo preoccupare del domani, perché
il nutrimento sufficiente per ogni giorno non ci mancherà
mai.
Le virtù teologali, che derivano da Dio e si manifestano
nei confronti di Dio, sono la nostra forza, che spinge la vela
ad approdi sicuri, protetti dal naufragare. Queste virtù
risuonano e tralucono dalla vela, inondando le nostre coscienze.
Se ci apriamo all'ascolto di quel suono, sentiamo la voce di Dio
che illumina i nostri pensieri, riscalda i nostri sentimenti,
dilata la nostra capacità di amare. Dio non ci farà
mancare nulla di ciò che ci è utile per una navigazione
sicura: su questo deve fondarsi la nostra fede.
La Madre poi continua il suo commento affermando che dire: "dacci
oggi il nostro pane quotidiano" è un atto di carità,
perché chiediamo nutrimento per tutti gli uomini, nostri
fratelli: ecco una virtù teologale che ci assimila all'Amore
Misericordioso. Non è facile amare tutti; amare poi il
nostro nemico è difficilissimo. Portare al nostro prossimo
innanzitutto la nostra persona libera da preconcetti, porta a
spogliarsi della maschera dell'ipocrisia, "uscendo allo scoperto",
fuori da ogni atteggiamento finto, offrendo un'immagine pulita
e solare, specchio di Dio, pur con i nostri limiti; già
questo atteggiamento è un accostarsi fraternamente all'altro
per amarlo meglio, condividendo con lui proprio quelle fragilità,
che ci fanno simili. Diventare autentici, quindi credibili, è
un esercizio che richiede costanza e molto coraggio. Troppe sono
le paure che ci attanagliano. Il distacco dagli affetti per le
cose effimere di questo mondo, cui spesso ci si aggrappa per colmare
vuoti e non rispondere alle istanze della coscienza, ci aiuta
a liberarci dalla zavorra, che impedisce una navigazione spedita.
Tutto ciò agevola atti di generosità, di amore,
di carità vera nei confronti dei compagni di viaggio.
Questo navigare è un "guardarsi dentro" con coraggio
per fare una profonda revisione della nostra vita; è voglia
di cambiare radicalmente, di convertirci, fondando su nuove basi
la nostra esistenza. Donarci agli altri, con compassione e misericordia,
è il primo passo, il più difficile.
"Todo por amor" recita il motto del nostro logo. Rientrare
in noi stessi, guardarsi nel profondo dell'animo e scegliere quella
libertà, che passa sempre attraverso il perdono, è
un atto di coraggio che ci apre nuovi orizzonti; è una
conquista tesa ad abbandonare ogni egoismo, è volontà
di amare tutti in favore di una pace, che è armonia in
noi stessi e nei confronti degli altri.
Diventare buoni è fatica, per questo dobbiamo pregare Dio
che ci aiuti a lasciare sempre aperto il nostro cuore alla benevolenza.
Guardarsi allo specchio può fare male, perché la
nostra immagine distorta ci rende irriconoscibili, ma prima o
poi va fatto; è un atto di umiltà dovuto a Dio,
che ci ha creati a Sua immagine e somiglianza.
"Tutto per amore" è un invito ad accogliere ed
amare l'altro, ad ascoltarlo nel rispetto dei suoi limiti; disponibili
a donare al fratello l'amore che Dio dona a noi, in ogni momento
della nostra vita.
En placida tarde (Antico canto della Congregazione)
En placida tarde del mundo en el mar
quise una barquilla poder encontrar.
Muy pronto vi en la orilla hermosa embarcaciòn
y en popa se leìa "TODO POR AMOR".
Yo quise entrar en la nave
Y dijo asì, dijo asì el Capitàn :
"Si entrar adentro quieres del barco
preparate con ardor a luchar".
Ya va mar adentro nuestra embarcaciòn
Y Madre Speranza conduce el timòn;
las olas se levantan de la persecuciòn
y nuestra nave avanza sin miedo ni temblor.
Cuando arrecia el viento dice el Capitan:
"Hay algun codarde que quiera marchar?"
Y todas clamamos con amor filial :
" Salir de la nave, dejarte
jamàs ! "
Pedimos, Dios mio, con grande fervor
Que Madre Esperanza conduzca el timòn,
pues estando Tu y ella en nuestra embarcaciòn,
vamos todas seguras de llegar a Siòn.
Pensiero dominante (Dada Prunotto)
La notte avvolge il mio dolore
e quieta la luna
riflette nei miei occhi.
Il crepitio del legno acceso
sprofonda nell'anima:
il cuore piange.
Si fa giorno.
La vita assopisce il pensiero dominante.
Gli eventi scivolano via solitari.
Sulla piazza urla di ragazzi
Gridano una pena acerba.
Loro non sanno
E a me torna il dolore