Nella rubrica dello scorso febbraio accenno alla libertà
dicendo - Rientrare in noi stessi, guardarsi nel profondo dell'anima
e scegliere quella libertà che passa attraverso il perdono,
è un atto di coraggio che ci apre nuovi orizzonti, è
una conquista tesa ad abbandonare ogni egoismo, è volontà
di amare tutti in favore di una pace che è armonia in noi
stessi e nei confronti degli altri.
Pensando di sviluppare ancora questo concetto di libertà
ma in modo più "laico" mi accingo a scrivere
buttando giù qualche riga. Intanto mi capita sott'occhio
l'ultimo numero di febbraio 2003 di "Sinio", mensile
dell'Associazione Culturale "Il nostro teatro di Sinio"
cui sono abbonata, e vi leggo proprio quanto era nel mio intento
dire, ma espresso in modo così proprio che ho pensato di
riproporlo in questa rubrica pari pari.
Chiedendo al direttore responsabile il permesso di trascrivere
il testo di cui sopra, riporto qui di seguito quanto mi ha particolarmente
colpito per la sua garbata chiarezza.
Eccovi il titolo dell'articolo; vi invito a riflettere sulla bella
frase che lo inizia:
"Libertà è partecipazione"
"La libertà non è star sopra un albero, non
è neppure un gesto o un'invenzione, la libertà non
è uno spazio libero, libertà è partecipazione",
così dice una delle più belle canzoni di Giorgio
Gaber che ci ha lasciati proprio il giorno di Capodanno andando
a raggiungere tanti altri (Battisti, De Andrè per fare
solo due nomi) che sono stati la colonna sonora della nostra giovinezza,
ma anche coscienza critica della nostra società.
Quanto dice Gaber ne "La libertà" sembra oggi
essersi smussato e la voglia di partecipazione così scemata
da rendere sempre più difficoltoso trovare chi abbia voglia
di impegnarsi per il bene comune e sempre più forte la
tentazione di dare a qualcun altro una delega in bianco che non
abbia più in sé alcun potere di critica o di impegno
personale.
Senza allargare troppo lo sguardo, basta fermarsi al nostro piccolo
mondo di paese per accorgersi quanto, nonostante la disponibilità
e l'impegno di tante persone nei momenti in cui ce n'è
bisogno, sia sempre più difficile trovare chi è
disponibile a "perdere" un po' del proprio tempo per
confrontarsi con gli altri, per decidere insieme le cose da farsi,
per pensare e riflettere, magari per litigare, contestare (oh!
Che termine vecchio e poco frequentato!): insomma, per dirla con
una parola grossa, per fare esercizio di libertà e democrazia
e per non lasciare che le cose vadano un po' come vogliono.
La libertà e la democrazia non ci sono state date da qualcuno,
per caso o per fortuna, e tali rimangono senza che noi ce ne occupiamo,
ma presuppongono un costante lavoro di conquista da parte nostra,
di impegno quotidiano, di confronto e di dialogo con gli altri:
tutte le cose faticose ed a cui dobbiamo costantemente tenerci
allenati e a cui abbiamo il dovere di allenare i più giovani
per far loro capire quanto sia bello costruire insieme, seppure
con sforzo e con fatica e nonostante le delusioni, il nostro domani.
Questa non è una bella predica di qualcuno che oggi si
sente in vena di fare il moralista, ma soltanto un modo per dire
che le nostre associazioni, sia nel nostro che negli altri paesi,
sono sempre state una palestra per chi ha voluto cominciare ad
impegnarsi nell'interesse di tutta la comunità: impegno
tante volte sfociato in responsabilità maggiori (comunali,
politiche, sociali, ecc.).
Oggi, a tutti i livelli, si nota una certa stanchezza nel campo
della partecipazione, ma è nostro dovere stimolarla ed
esigerla con un contatto personale, magari con una proposta fatta
a tu per tu a coloro che possono essere interessati (
e
tutti possono essere interessati)."
Quanto dice Oscar Barile, rivolgendosi ai compaesani è
valido evidentemente per tutti. Per noi LAM, per i nostri Religiosi
e per tutti coloro che vogliono, salendo sulla barca, non solo
la certezza di un approdo sicuro, ma anche una convivenza pacifica
ed anche responsabile; auspicando che la consapevolezza del loro
compito li porti a mantenere uno sguardo costante e vivo nei confronti
di coloro che sulla barca lavorano sodo per il bene dell'intera
comunità, e siano sempre disponibili a dare una mano: diventino
cioè tutti operativi; non si lascino trascinare dagli eventi
soltanto perché non ci si sente all'altezza o, peggio,
non ci si vuole esporre più di tanto.
Guardiamocene da questo atteggiamento. Ci rendiamo conto che in
questo modo ci autolimitiamo proprio a scapito di quella libertà
che ci fa sentire uniti?
L'unità è una forza.
In poche parole: una persona libera è una persona impegnata
per il bene comune. Tutto il resto è retorica.
Dada