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FEBBRAIO 2009

     

L’ISLAM: dalla fonte principale: il Corano (Cfr “Islam” Stefano Nitoglia)

                                                                                                                         (Continua dal numero precedente)

Il rifiuto dello Spirito Santo

            Secondo la dottrina cattolica "da tutta l'eternità il Padre, per via della conoscenza, genera il figlio in modo perfetto e totale, con un atto unico e puro. Il Padre, contemplando da tutta l'eternità il Figlio, lo ama con un amore infinito, e il Figlio da tutta l'eternità ricambia il Padre con lo stesso amore. Padre e Figlio, con un atto unico e perfettissimo, spirano a vicenda un amore eterno, infinito, perfetto, Amore che è la terza Persona, eguale e distinta dal Padre e dal Figlio, e che riceve tutto il suo essere dal Padre e dal Figlio, come da un unico principio e fonte di amore" .

            Lo Spirito Santo è Dio, e ha in comune col Padre e col Figlio l'uguale natura divina. San Pietro, rimproverando ad Anania la menzogna con cui aveva cercato d'ingannarlo, gli disse: "Come mai Satana tentò il tuo cuore a mentire allo Spirito Santo (...) Non hai mentito agli uomini, ma a Dio" (At. 5,3-6).

            Nel Corano, invece, il termine Rouh (Spirito) designa ora l'Arcangelo Gabriele, ora il Cristo, ora lo spirito di Allah. Ma in nessun caso il vocabolo Rouh corrisponde allo Spirito Santo. Il Corano non ne parla; ne esclude l'esistenza implicitamente, attraverso il rifiuto della Trinità.

Da quanto abbiamo esposto possiamo concludere in tutta tranquillità che Allah non ha nulla a che fare con l’unico vero Dio. Uno solo è il Dio vivente: se è quello rivelato da Gesù Cristo non può essere quello descritto da Corano. Contrariamente a quanto spesso si afferma, ne deriva quindi che musulmani e cristiani non adorano lo stesso dio: il “dio” del Corano non è che un’invenzione umana in cui il vero credente non può riconoscere il volto del Padre Celeste.

 

Rifiuto della maternità divina di Maria Ss.ma

           La seconda Persona della Santissima Trinità, incarnandosi in Gesù Cristo, è nato dalla  Beatissima Vergine Maria. Per questo santa Elisabetta, ispirata dallo Spirito Divino, chiamò Maria “madre del mio Signore” (Lc.1,43), cioè di Dio, e la Chiesa, nel Concilio di Efeso, ha definito, contro l’eretico Nestorio: “Dio è veramente l’Emmanuele (cioè Dio con noi) e perciò la Santa Vergine è genitrice di Dio; ella infatti partorì il Verbo di Dio secondo la carne”.

I musulmani, rifiutando la divinità di Gesù, negano conseguentemente la divina maternità di Maria. “Siccome per il Corano Gesù è una semplice creatura, anche Maria non è madre di Dio ma solo del profeta Gesù”.

            Nel descrivere la figura della Madonna, inoltre il Corano incorre in numerosi errori storici e contraddizioni.

La Vergine Maria viene infatti presentata sia come la figlia di I’mfan (padre di Mosè e di Aronne), e quindi, come sorella di Aronne, che come quella di un altro I’mran, lo sposo di Anna. Nella sura (capitolo) “La famiglia di I’mran” si dice chiaramente che Maria era figlia di I’mran: “Ricorda quando la moglie di I’mran disse: “Signore, consacro a te ciò che ho in grembo. Sarà libero da ogni altra occupazione: accettalo dunque da me, perché tu sei colui che ascolta e sa ogni casa!”.

            … Nel capitolo Mariam si legge che Maria, madre di Cristo, era sorella di Aronne.

Mosé ed Aronne ebbero certamente una sorella di nome Maria e tutti e tre erano figli di I’mran; ma tra questa Maria e la Beata Vergine Maria, madre di Gesù Cristo, intercorsero mille e cinquecento anni! Questa è una delle numerose contraddizioni storiche di cui è pieno il Corano.

 

Una concezione sensuale e materialistica del “paradiso”

           Il Paradiso è il godimento eterno di Dio, nostra felicità e, in lui, di ogni altro bene, senza alcun male. Ce lo insegna il catechismo della nostra fede. Fintanto che siamo sulla terra non ci è possibile vedere Dio direttamente; nell’altro mondo, invece, vedremo Dio faccia a faccia, com’è in se stesso, senza bisogno dell’orma delle creature e dell’immagine come riflessa in uno specchio, che ce ne dà la fede. E’ la “visione beatifica”, che ci fa amare Dio di un amore perfetto e spirituale, che ce lo fa possedere e ci rende perfettamente felici.

            Nella concezione islamica , invece, il paradiso viene descritto in termini grossolanamente materialistici. I giardini del paradiso sono situati in alto, sotto ad essi scorrono i fiumi e vi si trovano frutti saporiti e belle donne; saranno abitati da una moltitudine di antiche generazioni e di alcune generazioni recenti; tra loro circoleranno giovanetti immortali con anfore, coppe e calici colmi di bevande fresche e verranno ammanniti cibi squisiti a volontà. (dal Corano)

            I “beati” godranno della compagnia delle hurì, fanciulle bellissime, simili a bianche perle nascoste, mai toccate da uomini, o in compagnia delle ginn, belle come rubino o corallo, dal petto turgido. Saranno adorne di monili d’oro e di perle e avranno vesti di seta. Riceveranno cibo abbondante mattino e sera e carni delicate di uccelli. Avranno la visione di Allah ma non potranno parlare con lui. (dal Corano)

Nel libro intitolato “Dottrina di Maometto”, che gode di grande autorità presso i musulmani, “si legge che ad alcuni che gli chiedevano se i “beati in Paradiso” avessero potuto praticare atti di lussuria, Maometto rispose che non ci sarebbe beatitudine se lì mancasse qualche piacere, anzi, tutti i piaceri sarebbero inutili se non fossero seguiti dalla voluttà della lussuria”.

Concretamente con la visione materialistica del Paradiso, anche l’anima, per i musulmani, ha una natura materiale. Nel testo arabo- scrive Kasimirski – la parola “me stesso”, “la mia persona” sono resi in entrambi i casi con la stessa parola “nafs”. Ma sebbene si traduca generalmente “nafs” con “anima”, bisogna dargli piuttosto il senso di “principio vitale”, di sangue, di passione, che non quello di anima immateriale, spirito, rouh”.

Come si vede, la concezione islamica del paradiso è piuttosto materiale, addirittura carnale. Anche gli studiosi inclini ad un’interpretazione spirituale del Corano sono costretti ad ammetterlo.

 

Inferno e purgatorio: una frontiera mal tracciata.

            La dottrina islamica, come quella cristiana, ammette l’esistenza dell’inferno. Ma sulla sua natura e durata, come su altri punti dottrinali, il Corano non manca di contraddizioni.

In alcuni suoi passi l’inferno è eterno. “Quelli che non crederanno e tacceranno di menzogna i nostri segni, quelli finiranno nel fuoco e vi resteranno per sempre” (dal Corano)

            In altri sembra invece essere temporaneo: “E’ la geenna sarà come un agguato, dimora dei trasgressori, che vi rimarranno per secoli”. “I dannati staranno nel fuoco tra gemiti e singhiozzi, Vi resteranno finchè dureranno i cieli e la terra, a meno che non voglia altrimenti il tuo Signore, perché di certo il tuo Signore ciò che vuole lo fa”. (dal Corano)

             In altri ancora si afferma che tutti verranno un giorno liberati dal fuoco eterno, per cui l’inferno sembra essere una specie di purgatorio obbligatorio per tutti: “Non c’è nessuno fra voi che non scenderà nella geenna: è un decreto già promulgato dal tuo Signore” (dal Corano).

 

La negazione del Sacerdozio e del Magistero

            Come sappiamo, la Chiesa cattolica “La Chiesa cattolica è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e la dottrina di Gesù Cristo, partecipano ai suoi sacramenti e ubbidiscono ai Pastori stabiliti da Lui”(Catechismo di Pio X) Essa è organizzata gerarchicamente. Gesù Cristo lasciò come capi della Chiesa san Pietro e gli Apostoli, ai quali successero il Papa e i Vescovi, che sono i legittimi pastori della Chiesa.

            Nell’Islam nulla di tutto ciò: la comunità dei credenti non ha una struttura gerarchica, non esiste un capo supremo, come il Pontefice cattolico, dotato di autorità legislativa, esecutiva e giudiziaria, non esiste magistero dottrinale, manca una classe di persone che curino il culto di Dio a nome della Comunità. Questo rifiuto avvicina l’Islam al protestantesimo e lo0 rende simile all’ebraismo post-biblico. (…)   

               (Continua al numero successivo)

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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