DA “COME” SI ASCOLTA LA PAROLA DI DIO ALLA “INTERROGAZIONE” SU GESÙ
(Antonio Turi Comunità di Genova)
Vangelo secondo Luca (Lc 8,4-56)
A conclusione del suo “Discorso della pianura” (6,20-46), Gesù esortava coloro che lo ascoltavano a mettere in pratica la sua Parola, ricorrendo alla parabola delle due case (6,47-49).
Questa esortazione è ripresa e approfondita in questo capitolo che presenta poi quattro grandi miracoli, a testimonianza della potenza del Signore sui mali che minacciano l'uomo.
Il capitolo è così suddiviso in due parti:
♦ L'insegnamento sull'ascolto: la parabola del seminatore (Lc 8,4-21)
♦ I grandi miracoli del lago: chi è dunque costui? (Lc 8,22-56)
- L'insegnamento sull'ascolto: la parabole del seminatore (Lc 8,4-21)
Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: 5«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. 6Un'altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. 7Un'altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. 8Un'altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
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La folla di ogni città si “radunava e accorreva” verso Gesù. E' una scena che ricorda la grande folla che ascoltava il “discorso della pianura” (6,17).
Tempo e luogo della scena rimangono nel vago: è una situazione che si presenta ogni volta che una folla - oggi noi - riceviamo la parola di Gesù.
Ora Gesù parla con una parabola: la parabola del seminatore. In realtà Luca, più che al seminatore si interessa alla sorte della semente (potremmo chiamarla “parabola del seme”).
Gesù pensa all'agricoltura del suo tempo: la terra non è arata in profondità, il suolo è pietroso, non si distingue il campo dai sentieri che lo circondano e parte della semente viene necessariamente perduta.
Il seminatore esce dunque a seminare. Il seme è la parola di Dio e cioè la predicazione missionaria di Gesù e poi degli apostoli. Luca insiste sulla sorte di questa Parola per insegnarci “come” ascoltarla.
La sorte del seme dipende dal terreno.
Una parte può finire sulla strada che delimita il campo e solo Luca dice che “fu calpestata”. Forse ha in mente l'avversione di alcuni dinanzi al Vangelo? Forse ha in mente la negligenza di chi prende la predicazione alla leggera? O ancora pensa alla sorte di diversi cristiani “calpestati” dalle prime persecuzioni?
Un'altra parte cadde sulla pietra (cosa normale nel terreno roccioso della Palestina) e, “appena germogliata, seccò per mancanza di umidità” (Marco e Matteo dicono che non aveva radici).
C'è anche una parte che finisce “in mezzo ai rovi” e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono”.
Un'altra parte cadde nella terra fertile. La quantità di seme che finisce sul terreno buono non è precisato. Normalmente è la quantità più grande; il contadino semina la terra coltivabile anche se sa che, inevitabilmente, c'è sempre della semente che va persa.
Il risultato è straordinario: il seme produce frutto al centuplo. Luca non parla di diversi gradi di rendimento (il trenta, il sessanta, il cento) come in Mc 4,8. Luca non vuole classificare i cristiani in prima e seconda categoria.
Il “centuplo” è il lavoro meraviglioso di Dio nel cuore di chi accoglie, senza riserva, la sua Parola.
La parabola finisce con l'appello di Gesù a scoprire il significato del racconto ed ad applicarlo alla propria esistenza.
Possiamo chiederci: perché Gesù ha voluto raccontare questa parabola? E' possibile che Gesù voglia incoraggiare chi ascolta – oggi noi – sulla efficacia della sua Parola, nonostante i risultati deludenti della sua predicazione.
E così fa l'esempio del contadino che semina: inevitabilmente, una parte di seme va perso perché viene calpestata e mangiata dagli uccelli, o cade fra le pietre o in mezzo ai rovi. Ma il contadino non si scoraggia, perché sa che una parte cade nella terra buona e porterà tantissimo frutto.
La parabola ha così un suo proprio significato: la sorte della predicazione missionaria di Gesù in Israele e della Chiesa nel mondo.
(Continua al numero successivo)