DA “COME” SI ASCOLTA LA PAROLA DI DIO ALLA “INTERROGAZIONE” SU GESÙ
(Antonio Turi Comunità di Genova)
Il Seminatore
La parabola può essere anche compresa, come vedremo, nella spiegazione che darà Gesù, da un secondo punto di vista, che non esclude l'altro: la sorte della parola di Dio nel cuore dell'uomo.
9I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. 10Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
11Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. 13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. 14Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. 15Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.
I discepoli interrogano Gesù, non in disparte (come in Mc 4.10), ma rimanendo vicino alla folla, per non sottolineare la distanza tra loro e “gli altri” (“quelli che sono fuori”: Mc 4,11).
Chiedono la spiegazione della parabola, ma Gesù, prima, inizia un breve dialogo con loro.
Mentre a loro “è dato conoscere i misteri del regno di Dio”, agli altri è data la conoscenza attraverso le parabole. Così si potrà superare l'ostilità o l'indurimento di Israele (Isaia 6,9-10).
Mentre in Mc 4,11 la conoscenza del mistero del Regno di Dio è dato ai Dodici e agli altri (ma non a “quelli che sono fuori”), in Luca la conoscenza dei “misteri” del Regno è dato a tutti. Questi “misteri” riguardano la novità di salvezza portata da Gesù e che incontra difficoltà fra il popolo.
Luca ricostruisce così i ponti tra i discepoli e “gli altri” che evita di chiamare “quelli di fuori”, espressione con la quale i Giudei si distinguevano dai pagani.
Questi “altri” sono la folla che ascolta la predicazione di Gesù. Ad essi il Vangelo continua ad essere proposto e rimane aperta la possibilità di far parte del gruppo dei discepoli. Mediante Gesù e poi la Chiesa il Vangelo è presentato a Israele e al mondo.
Poi Gesù inizia la spiegazione della parabola. Il seme è la Parola di Dio che, per Luca è l'insegnamento di Gesù e poi, negli Atti, è il Vangelo annunciato dagli Apostoli.
Luca porta l'attenzione più che alla varietà dei terreni, alla sorte dei semi, cioè alla predicazione missionaria e alla risposta dell'uomo.
Egli omette il rimprovero ai discepoli perché non comprendono la parabola (Mc 4,13) e comincia subito a spiegarne il significato. Si passa d'un tratto dall'immagine (il seme) alla realtà e cioè al gruppo di persone, a “quelli” sui quali cade il seme ( il terreno).
I semi caduti lungo la strada sono gli uomini che hanno ascoltato il Vangelo, ma “poi arriva il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati”. Là dove sta il Cristo, c'è il diavolo, il suo nemico sin dall'inizio (Le tentazioni di Gesù: Lc 4,1-13), per allontanare l'uomo da Dio e chiuderlo alla fede ed alla salvezza.
Ritroviamo un tema caro all'evangelista: il legame tra fede e salvezza (Lc 7,50...).
I semi che cadono sulla pietra sono coloro che hanno accolto la Parola con gioia, ma non hanno radici (hanno una fragile conoscenza della Parola). Curiosamente Luca non parlava, come Marco e Matteo di assenza di radici, ma di mancanza di umidità (v. 6). Potremmo dire che non solo il terreno era sassoso, ma non ci si era preoccupati di innaffiare (meditare) la Parola ricevuta.
Manca loro la perseveranza e “nel tempo della prova vengono meno”.
Se per Marco le prove sono le tribolazioni e le persecuzioni (Mc 7,17). Luca preferisce parlare di “prove” in generale, perché pensa alle difficoltà della vita quotidiana (“la croce di ogni giorno” in Lc 9,23).
I semi caduti in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver accolto la Parola, ma lentamente si allontanano dalla vita di fede, soffocati da tre pericoli:
- le preoccupazioni (compreso l'attivismo di Marta – Lc 10 ,41),
- le ricchezze (tema caro a Luca),
- i piaceri della vita.
Sono pericoli quanto mai attuali per noi, cristiani del XXI secolo.
I semi che cadono sul terreno buono sono coloro che, dopo aver accolto la Parola “con cuore integro e buono” (è la necessaria premessa), non si lasciano sfuggire quel bene, lo custodiscono, sono perseveranti nella fede e producono frutti.
Come nel v. 8, Luca non parla di rendimenti diversi come in Mc 4,20, perché non vuole distinguere i cristiani in perfetti e comuni.
Per Luca è la perseveranza, nonostante le inevitabili difficoltà che si incontrano nella vita, a caratterizzare il vero discepolo. Non si tratta di dire no alle tentazioni, ma di perseverare in questo no.
Un commento a quanto appena detto è nei versi seguenti: la parabola della lampada (Luca segue Mc 4,21-25).
16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. 17Non c'è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. 18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
E' evidente che, quando si accende una lampada, è perché illumini il luogo, non per nasconderla sotto un vaso o sotto un letto. Per Luca la lampada è messa su un candelabro (quello del vestibolo di una casa greco-romana) in modo da illuminare anche le persone che vengono da fuori ed entrano in casa.
In Mt 5,15 la lampada serve a far luce a quelli che sono all'interno della casa. Luca precisa “perché chi entra veda la luce”. Vuole forse Luca suggerire che la lampada, cioè la luce del Vangelo, è destinata anche a chi appartiene ancora al mondo pagano e che, vedendola, si convertirà ed entrerà in questa luce?
Come non ha senso accendere una lampada per nasconderla, non ha senso ascoltare la Parola senza metterla in pratica, senza farla fruttificare.
Non basta ascoltare la Parola, c'è modo e modo di ascoltarla: “fate attenzione dunque a come ascoltate”.
Meglio si ascolta più si riceve, mentre chi poco ascolta perde anche ciò che crede di avere.
Chi ascolta la parola di Dio con “cuore integro e buono” sarà colmato da questa Parola. Chi si lascia sorprendere dalle tentazioni, dalle prove, dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita (vv. 11-15) rischia di fallire, anche se credeva di aver ascoltato e compreso il Vangelo.
L'ascolto avviene nel silenzio, ma la Parola, accolta come di nascosto, necessariamente si manifesta, trasformandoci in uomini luminosi, in “luce del mondo”(Mt 5,14).
Ora sappiamo come Gesù vuole che ascoltiamo la sua parola.
Per rinforzare e concludere il suo insegnamento, Gesù parla dei suoi parenti.
19E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Gesù è con i discepoli, circondato da una folla numerosa, da qualche parte in Galilea.
Ed ecco che arrivano la madre ed i suoi fratelli (nella lingua semitica sono i cugini) che non poterono avvicinarsi a Gesù. Vengono per “vedere” Gesù e non per “cercarlo” (Mc 3,32).
A Gesù viene annunciata la loro presenza “fuori”: si suppone che Gesù è in una casa, come nel racconto di Marco (Mc 3,31-35).
Luca omette “sorelle” nel verso 20 e nella risposta di Gesù al verso 2: .”Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
Gesù non contesta i legami che lo uniscono a sua madre ed ai suoi fratelli, ma dice che saranno veramente madre e fratelli per la loro obbedienza alla Parola.
La stessa risposta darà alle donne che gridano: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato”: Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,27.28).
Maria, per prima, è il modello del vero discepolo, esempio concreto dell'immagine del seme (la parola di Dio) caduto nella buona terra (in un “cuore integro e buono”), custodito con perseveranza e che ha dato tantissimi frutti.
E' adesso comprensibile vedere ogni comunità cristiana come “famiglia di credenti”, unita a Gesù e fra di loro non da legami di sangue, ma dalla Parola, ascoltata e vissuta.
Approfondimento personale
- Il seme cade in quattro luoghi diversi: lungo la strada, sulla pietra, in mezzo ai rovi e sul terreno buono. Cosa significa ognuno di questi quattro terreni?
- Che tipo di terreno sono io? Nella nostra comunità cosa siamo realmente? Seminiamo la Parola con conoscenza e serietà, senza “calpestarla” con i nostri punti di vista?
- Quali sono i frutti che la parola di Dio sta producendo nella nostra vita e nella nostra comunità?
- Il seminatore sa che una parte del seme inevitabilmente andrà perso, ma non si scoraggia perché sa che una buona parte cadrà sul buon terreno e porterà frutto. Di fronte agli insuccessi che incontriamo, riusciamo a mantenere la fiducia che c'è sempre del “seme che darà frutto”, come ci assicura il Signore? Abbiamo la pazienza di attendere?
- Siamo consapevoli dei pericoli che ci turbano allontanandoci da Dio? Siamo perseveranti nel dire no alle tentazioni?
- Accogliamo nel segreto del nostro cuore, la parola di Dio, lasciandoci trasformare in uomini luminosi raggianti, “luce del mondo” come ci vuole il Signore (Mt 5,14)? Siamo nella nostra comunità uniti a Gesù e tra di noi dalla Parola, ascoltata e vissuta?