12.2 LA PARABOLA DELL’AMICO IMPORTUNO (Lc 11,5-8)
Antonio Turi
11 5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: «Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli», 7e se quello dall'interno gli risponde: «Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani», 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Questa parabola o, più esattamente questa similitudine, è riportata solo da Luca. E’ legata al Padre nostro: “Poi disse loro” e ci coinvolge direttamente: “Se uno di voi…”.
La scena rispecchia la vita di quel tempo in Palestina. L’ospitalità era un dovere sacro. Le case normalmente disponevano di una unica stanza dove dormiva tutta la famiglia. Il pane veniva preparato in casa. Un uomo arriva, nel cuore della notte, da un lungo viaggio, stanco ed affamato, all’improvviso. Bussa alla porta di un amico e chiede tre pani (il pasto di una persona). Colpisce, più che il chiedere il pane, l’ora insolita (mezzanotte) ed il disturbo provocato. Ma quell’uomo bisognoso ha la certezza di essere esaudito.
Cosa faremmo al posto dell’amico che è all’interno della casa e viene svegliato in piena notte? L’amico importunato (è lui il personaggio principale) obietta: “Non m'importunare…non posso alzarmi…”. E’ lo sforzo di alzarsi che costa (non mi provocare fatica, non ho voglia di alzarmi) e non il dover dare del pane. Nessun amico dirà “Non importunarmi..” in nome dell’amicizia (e dell’ospitalità): si alzerà, riaprirà la porta a costo di svegliare il figlio. Tanto più Dio non rifiuterà di esaudire una preghiera, perché Egli è un amico vero. Dal tema della “preghiera fiduciosa” si passa alla “preghiera insistente”.
Ora Luca pone l’attenzione sull’uomo bisognoso che è fuori e bussa alla porta. L’alzarsi dell’amico importunato è adesso motivato dalla “invadenza” dell’uomo che chiede. In che consiste questa invadenza? E’ l’insistenza (persino noiosa) nel chiedere i pani. In questa insistenza (senza vergogna, in modo sfacciato ed audace) possiamo scorgere l’esortazione di Gesù a “perseverare” nella preghiera. E’ anche da sottolineare, oltre la testardaggine dell’uomo, l’importunità della richiesta, il fatto che osa chiedere in un momento scomodo per l’amico a letto.
Dio “si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono”.
Parole che richiamano il “dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano”, le cose concrete della vita di cui l’uomo ha bisogno. Dobbiamo avere fiducia: Dio ci ascolta!
12.3 La preghiera efficace (Lc 11,9-13)
11 9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Proprio perché Dio esaudisce da “vero amico” a chi chiede con fiducia e invadenza, Gesù commenta:
“chiedete e vi sarà dato,
cercate e troverete,
bussate e vi sarà aperto”.
E’ il primo di cinque detti che ritroviamo raggruppati anche da Matteo 7, 7-11; i primi due detti sono identici (Lc 11,9,10 = Mt 7,7-8). E’ vero che non si usa il verbo “pregare”, ma è evidente che Gesù si riferisce alla “preghiera”, proprio in risposta alla domanda iniziale del discepolo: “Signore, insegnaci a pregare”. Chiedete raccomanda Gesù, cioè non abbiate paura di chiedere a Dio che è Padre, chiedete sicuri di essere esauditi da chi vi ama, da chi è “vero amico” e chiedete con “invadenza”, senza stancarvi mai (con perseveranza). Cercate, con la convinzione che c’è qualcosa che vale la pena di essere cercato, a volte faticosamente, a volte lungamente, ma certi che prima o poi si giungerà a trovare. Bussate, perché c’è la speranza che qualcuno dal di dentro apra e ci accolga, ma a volte occorre bussare ripetutamente. L’immagine del chiedere e del bussare ricorda il comportamento dell’uomo bisognoso nella parabola precedente. Ma perché Dio ha bisogno di essere più volte supplicato, perché vuole essere cercato, perché vuole che bussiamo tante volte? Non è Dio che ne ha bisogno, ma noi abbiamo bisogno di chiedere, di cercare, di bussare…e Dio esaudirà ogni nostra richiesta:
“perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”.
Gesù aggiunge un altro commento che ci interroga di nuovo: “Quale padre tra voi…”
Matteo 7,9 dirà: “Chi è tra voi l’uomo…”. Luca, riferendosi alla parabola dell’uomo importuno, vuole far evolvere il rapporto “amico e amico” al rapporto “padre e figlio”, che meglio riflette la relazione filiale del credente con il Padre celeste. Un bambino non sa ancore distinguere un pesce (un’anguilla) da una serpe o anche un uovo da uno scorpione. In Luca l’ordine è invertito rispetto a Matteo: prima la coppia “pesce-serpe” e poi “uovo-scorpione” (un pane da una pietra in Mt 7,9). Uno scorpione contratto può essere scambiato per un uovo. Ma un padre, benché cattivo, darà mai al suo bambino una serpe o uno scorpione? Se l’uomo, benché cattivo, darà necessariamente cose buone ai propri figli, quanto più il Padre del cielo.
Matteo riprende l’idea delle “cose buone” da dare ai propri figli e aggiunge:
“quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone
a quelli che gliele chiedono” (Mt 7,11).
Ma in Luca l’insegnamento di Gesù sulla preghiera si conclude in un modo inatteso:
“quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo
a quelli che glielo chiedono!”
Ma non chiedevamo di darci i bisogni concreti della vita quotidiana?
C’è contraddizione? No!
Luca si discosta dalle parole di Gesù nella versione di Matteo, perché vuole chiarirle. La preghiera non è un affaticare Dio con le nostre tante parole per ottenere ciò che gli domandiamo (Mt 6,7-8). Dio non è a nostra disposizione per esaudire i nostri desideri, spesso egoistici.
Le “cose buone” sono: “lo Spirito Santo”.
Sinora solo le persone che hanno unito l’Antico Testamento ed il Nuovo Testamento sono state mosse da lui: Giovanni Battista (Lc 1,15), Maria (Lc 1,35), Elisabetta e Zaccaria (Lc 1,41.67) Simeone e Anna (Lc 2,25.38. e, ovviamente Gesù (Lc 3,22; 4,1.14.15; 10,21…
I discepoli lo riceveranno dopo la Risurrezione, nella Pentecoste. Sempre Dio ci dà lo Spirito Santo, se glielo chiediamo nella preghiera. Non dobbiamo stancarci di chiederlo. Se ci pensiamo è questo ciò di cui abbiamo veramente bisogno.
Approfondimento personale
- Sono consapevole dell’impegno che mi prendo quando dico: “Padre nostro…”?
- Se c’è un unico Padre, tutti siamo fratelli. Ne sei cosciente?
- Sei disposto a cambiare il tuo modo di pensare e di agire per testimoniare il Vangelo?
- Perché è così difficile perdonare?
- Ho delle esperienze di perdono dato o ricevuto che posso raccontare?
- Aiutare veramente l’altro ci costa “fatica”. Pensiamo che l’essere “prossimo” possa limitarsi a dare una “elemosina” senza un saluto, uno sguardo, una parola all’altro?
- Viviamo la relazione con Dio vedendo in Lui un “vero amico”?
- Dio ci esorta a “chiedere, cercare, bussare”, perché Lui è nostro Padre e non può che darci “cose buone”. Come reagiamo se Dio non esaudisce la nostra preghiera?
- Abbiamo mai pensato che c’è una cosa che Dio ci darà sempre: lo Spirito Santo?
- Siamo convinti che lo Spirito Santo, il dono più grande che Dio possa darci, è ciò di cui abbiamo veramente bisogno?
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