L'INVIO DEI DODICI IN MISSIONE E LA RIVELAZIONE SULLA IDENTITÀ DI GESÙ
Vangelo secondo Luca (Lc 9,1-50)
Antonio Turi – Comunità di Genova
Due temi caratterizzano questo capitolo:
♦ L'invio dei Dodici in missione
♦ La rivelazione sulla identità di Gesù
I Dodici sino ad ora testimoni silenziosi dell'insegnamento e delle attività di Gesù, sono ora chiamati ad avere un ruolo attivo, come vedremo in due miracoli:
- La moltiplicazione dei pani e dei pesci
- La guarigione del ragazzo epilettico
Nel vedere Gesù minacciare il vento e le acque in tempesta, che subito si calmarono (Lc 8,22-25), i discepoli impauriti e stupiti dicevano: “Chi è dunque costui?” (Lc 8,25).
Ora è Erode Antipa che si chiede: “Chi è dunque costui?”. Una domanda che Gesù rivolgerà infine ai discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro risponderà: “Il Cristo di Dio”. Ma Gesù è più di un Messia. Nella sua trasfigurazione quella domanda avrà la sua risposta decisiva: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!”.
Una risposta decisiva preceduta e seguita dai due annunci della passione-risurrezione. Luca, pur dipendendo ancora da Marco, ne abbrevia molto il testo. In particolare omette Mc 6,45 – 8, 26 (la cosiddetta “grande omissione”), evitando di parlare, in particolare, di questioni legate alla purità legale, dei diversi viaggi di Gesù in terra pagana (Tiro, Sidone, Decapoli) e della seconda moltiplicazione dei pani.
9.1 L'invio dei Dodici in missione (Lc 9,1-6)
9 1Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. 2E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
3Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. 4In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite.5Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». 6Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
Luca come Marco (Mc 6,7-13) fa precedere il miracolo della moltiplicazione dei pani dall'invio dei dodici in missione, per sottolineare che ogni attività missionaria ha quale fine la celebrazione eucaristica (il significato, come vedremo, della moltiplicazione dei pani).
Matteo dedica un intero capitolo (Mt 10,1-42), alla scelta dei Dodici e alle istruzioni per il loro invio in missione: è il cosiddetto “discorso missionario”. Gesù convoca i Dodici. e “diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie” prima di inviarli.
Per Luca i Dodici agiscono insieme, sono già una “realtà collegiale” e, perciò non parla dell'invio “ a due a due” (Mc 6,7), che sottolinea una azione più personale.
Negli Atti degli Apostoli, i Dodici agiscono insieme, anche se delegano qualcuno di loro per qualche missione (At 8,1.14).
Gesù conferisce loro “forza e potere” (testualmente “potenza ed autorità”) prima di inviarli.
Ma cosa è questa “potenza”, così importante per la missione da ricevere in primo luogo? E' il dono dello “Spirito Santo” (Lc 24,49; At 1,8), quello stesso dono che ha accompagnato Gesù nel suo ministero (Lc 4,14).
Spesso Gesù sentiva questa forza” uscire da lui (Lc 5,17; 6,19; 8,45).
Anche se Luca associa volentieri la potenza alle malattie, non limita però l'autorità solo sui demoni e la potenza solo per le malattie (Lc 4,36).
Gesù invia i Dodici “ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi”. Grazie allo Spirito ricevuto, il compito dato ai Dodici è il compito stesso affidato a Gesù (Lc 4, 40.43).
Gli apostoli diventano ora i collaboratori di Gesù nella sua vita pubblica (e saranno suoi successori dopo l'Ascensione).
Nella missione apostolica, ritroviamo, accanto all'annuncio, il tema delle guarigioni. Un particolare peso hanno dunque le guarigioni, in stretto legame con l'annuncio.
Non dobbiamo però pensare che queste guarigioni (miracoli) siano necessari nel confermare la verità dell'annuncio stesso. Al contrario, le guarigioni sono i “segni” che rivelano già la presenza del “regno di Dio” in Gesù. La predicazione del regno è però esigente: i dodici devono rinunciare non soltanto al superfluo, ma anche al minimo necessario.
Il bastone serviva non solo per camminare meglio, ma anche come mezzo di autodifesa, a volte necessaria in Galilea. La sacca (la bisaccia) poteva contenere quello che ricevevano come elemosina. Anche il pane per il viaggio, un po' di denaro per gli imprevisti e una tunica di ricambio erano proibiti.
Queste istruzioni potevano essere possibili in una piccola regione come la Galilea, dove i missionari itineranti potevano contare sulla ospitalità, sacra in Palestina.
Ma le parole di Gesù non si fermano a queste considerazioni pratiche, dicono altro.
Rinunciare alla necessità dell'autodifesa, alla possibilità di mendicare significa seguire Gesù fino in fondo, consegnarsi totalmente a Dio, alla sua Provvidenza e agli altri, secondo la radicalità evangelica (Lc 6,27-30).
Il missionario è poi invitato ad accontentarsi dell'ospitalità ricevuta, a non cercare migliori sistemazioni e a preoccuparsi piuttosto di rimanere in quella casa fino a quando il lavoro missionario lo richiede. Ritroviamo la stessa raccomandazione in Lc 10,7.
E' in questa linea che Luca presenta, negli “Atti degli Apostoli” il comportamento degli evangelizzatori nella Chiesa primitiva.
Verso coloro che non li accolgono, gli apostoli devono, compiere un gesto simbolico (raccomandato anche in Lc 10.11): il gesto del pio ebreo che, quando lasciava la terra pagana per entrare in Israele scuoteva la polvere dai piedi e dal vestito. E' un segno di rottura, di minaccia, un rinvio al giudizio finale: la città incredula avrà gli evangelizzatori come testimoni contro di sé.
I Dodici andavano “di villaggio in villaggio” (dappertutto) “annunciando la buona notizia e operando guarigioni”...ora in tutto Israele...poi in tutto il mondo.
9.2 Le perplessità di Erode (Lc 9,7-9)
9 7Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», 8altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
9Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Continuando a seguire Marco (Mc 6,14-16), Luca pone, tra l'invio dei Dodici e il loro ritorno, questi pochi versi che mettono in luce, tra l'altro;
- il successo dell'attività di Gesù, visto le diverse opinioni della folla su di lui.
- la tragica fine di Giovanni Battista (Luca omette l'intera narrazione - Mc 6-17-29).
Sono versi che rilanciano, in particolare la questione sulla identità di Gesù che verrà approfondita nella professione di fede di Pietro (Lc 9,20) e confermata da Dio stesso nel racconto della Trasfigurazione (Lc 9,28-36). Luca chiama giustamente Erode Antipa “il tetrarca” come Matteo 14,1-2 (e non “re” come Marco), mettendo così in evidenza la sua dipendenza da Roma. Egli riceveva regolarmente informazioni su quanto avveniva nel suo territorio. Aveva sentito parlare di Gesù (Lc 13,31-33) e conosceva le diverse opinioni del popolo su Gesù stesso.
Ma quali erano queste diverse opinioni della folla su Gesù?
“Giovanni è risorto dai morti”. Erode sa che Giovanni è morto, perché è lui stesso che lo ha fatto decapitare (lo veniamo a sapere ora). E' tuttavia curiosa la credenza popolare di una reincarnazione di Giovanni in Gesù, tanto più che Giovanni non era conosciuto per aver compiuto miracoli.
“E' apparso Elia”, Nel giudaismo si credeva molto in un ritorno di Elia quale “Servo di JHWH” (Is 49,6) per restaurare la pace in Israele e radunare le tribù disperse.
“E' risorto uno degli antichi profeti”. Secondo il pensiero ebraico il tempo del profetismo era terminato. Alcuni vedevano Gesù come un antico profeta risuscitato (forse un profeta come Mosè che avrebbe compiuto di nuovo il miracolo della manna – Dt 18,15). Ma nel giudaismo si aspettava la risurrezione dei morti alla fine dei tempi e potevano riapparire solo personaggi rapiti in cielo, come Enoch e Elia.
Erode è perplesso; ed allora: “Chi è dunque costui?”.
E' la domanda che abbiamo incontrato già, posta dagli scribi ed i farisei (Lc 5,21), da Giovanni Battista(Lc 7,20) e dai discepoli nella tempesta (Lc 8,25).
Luca aggiunge che Erode “cercava di vederlo”. L'incontro ci sarà al momento della Passione di Gesù (Lc 23,6-12) dove vedremo che Erode voleva vedere Gesù non per conoscere meglio la sua identità, ma per curiosità e, magari, per assistere a qualche miracolo. Ne rimarrà profondamente deluso!