LA FIGLIA DI GIAIRO E L'EMORROISSA (Lc 8,40-56)
(Antonio Turi Comunità Genova)
Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui.
41Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, 42perché l'unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire. Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno.
43E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, 44gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l'emorragia si arrestò.
45Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». 46Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me».
47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l'aveva toccato e come era stata guarita all'istante. 48Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace!».
Quando Gesù ritorna all'altra riva del lago, la folla lo riceve con gioia. Ed ecco che un uomo, di nome Giairo, responsabile del servizio della sinagoga, cade ai piedi di Gesù, supplicandolo di recarsi a casa sua, perché la sua unica figlia dodicenne stava per morire.
La scena ricorda l'episodio del centurione di Cafarnao (Lc 7,1-10), ma Giairo, essendo ebreo, può rivolgersi direttamente a Gesù. E' una scena che commuove: sua figlia è “unica” (ricorda il figlio unico della vedova di Nain - Lc 7,11.18) e “di circa dodici anni!”
Mentre Gesù si recava alla casa di Giairo, tra la gran folla che lo circonda, una donna gli si avvicina da dietro...
Entra in scena una donna che soffriva di emorragia da dodici anni e ogni tentativo di guarirla era stato vano (“aveva speso tutti i suoi beni per i medici”). Ricordiamo che ogni donna colpita da questa malattia è impura secondo la Legge (Lv 15,19.32).
Per questa ragione, non volendo farsi notare, si avvicina da dietro a Gesù e credendolo capace di guarirla, gli tocca il lembo del suo mantello: il miracolo avviene subito.
“Chi mi ha toccato?” chiede Gesù, non certo per rimproverare la donna per averlo reso impuro ma per costringerla a farsi riconoscere e manifestare l'opera di Dio in lei. Tutti negavano e Pietro (rappresenta già i discepoli) fa notare a Gesù che era pigiato da tutti i lati. Ma Gesù disse: “Ho sentito che una forza è uscita da me”.
Cosa è la forza che esce da Gesù? E' la forza divina dello Spirito che lo abita (Lc 4,1-14; 5,17) e che la fede della donna ha reso efficace in lei.
La donna capisce che Gesù la conosce, e “tremante venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l'aveva toccato e come era stata guarita all'istante”! Ed il Signore le dice: “ Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace!”.
Sono le parole rivolte alla donna perdonata in casa di Simone (Lc 7,50), ma ora aggiunge: “Figlia”. Ancora una volta Gesù non dice solo che ha avuto fede, ma aggiunge: “la tua fede ti ha salvato”. Il racconto è una testimonianza di fede. Una donna ha fiducia (anche se è interessata inizialmente alla propria guarigione) nel Signore e, smascherata, supera il timore e si getta ai piedi di Gesù testimoniando ciò che Lui ha fatto per lei.
Il ritardo, per l'incontro con la emorroissa, è fatale per la figlia di Giairo: è morta.
49Stava ancora parlando, quando arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». 50Ma Gesù, avendo udito, rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata». 51Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché a Pietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. 52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: «Non piangete. Non è morta, ma dorme».
53Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta; 54ma egli le prese la mano e disse ad alta voce: «Fanciulla, àlzati!». 55La vita ritornò in lei e si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare.
56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
Un messaggero viene infatti dalla casa di Giairo ad annunciargli la triste notizia. Per il messaggero non è più il caso di disturbare Gesù, perché, anche se può guarire, non può fare nulla contro la morte.
Nulla si dice della reazione del padre al quale Gesù dice: “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata”. Ritornano i temi della “fede” e della “salvezza”. Giairo ha visto cosa è accaduto alla emorroissa e può fidarsi di Gesù. Di nuovo un fatto concreto ha preceduto e ha dato credibilità alla parola di Gesù, come nell'episodio della pesca miracolosa (Lc 5,3-11).
In Luca sembra che quelli che piangevano la dodicenne morta, raggiungono fuori casa la folla e Gesù. Per Marco invece Gesù caccia fuori casa i chiassosi presenti che lo deridevano (Mc 5,37-40).
Gesù entra nella casa di Giairo con Pietro, Giovanni e Giacomo e con i genitori della figlia deceduta. Gesù cerca di rassicurare la folla: “Non piangete. Non è morta, ma dorme”. Tutti lo deridevano “sapendo bene che era morta”, sottolineando con il loro pianto la loro incredulità. E' curioso che ora Luca fa capire che il miracolo avviene in presenza della folla (non erano fuori casa?) che, come già detto, piange e deride.
Gesù prende la mano della fanciulla e la chiama alla vita: “Fanciulla, alzati”. Luca, rivolgendosi a lettori di lingua greca, evita l'aramaico: “Talità kum” (Mc 5,41). Non vuole far credere che Gesù usi parole magiche in una lingua sconosciuta.
“La vita ritornò in lei e si alzò all'istante”. Il darle da mangiare è la prova del ritorno alla vita in carne e ossa. Forse Luca si ricorda che anche Gesù risorto , per manifestare il suo essere vivo, chiederà ai discepoli qualcosa da mangiare (Lc 24,41), come, già prima, si era fatto riconoscere dai discepoli di Emmaus (Lc 24,30-31).
E’ comprensibile che il racconto sia servito ben presto, nella catechesi cristiana, sia per significare che l’uomo morto nel peccato riceve da Cristo una vita nuova, sia per rendere chiara la speranza cristiana della futura risurrezione dei morti
I genitori furono sbalorditi. Come non potevano esserlo dinanzi a una risurrezione che solo JHWH può dare? Ma “Gesù ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto”.
Con tutta la gente che era presente, ci sembra impossibile rispettare un tale ordine, che poi contraddice quanto detto all'uomo posseduto da molti demoni (8,39)? Ed allora?
Forse la folla ed i genitori, che ora sono sbalorditi, non sono ancora in grado di comprendere i “segni” (i miracoli) che Gesù compie come rivelatori della gioiosa notizia che solo Lui porta.
Approfondimento personale
- L'episodio della emorroissa ci dice che Gesù è capace di guarire quando ogni soluzione umana viene meno. Ci crediamo? Conosciamo qualche esperienza che lo conferma?
- Gesù è entrato nella casa di Giairo. Per la via si è lasciato toccare dalla donna ammalata da tanto tempo. Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni che non ci coinvolgono?
- Siamo capaci di “toccare” Gesù, “fiduciosi” della sua “misericordia”?
- Gesù chiede a Giairo una fiducia che supera anche la morte. Riusciremo ad abbandonarci anche noi a Gesù nell'ultimo istante della nostra vita?
- “Non è morta, ma dorme” dice Gesù. Nella interpretazione cristiana, la morte è un “sonno”. Abbiamo noi questa speranza?