I RACCONTI DELLA RISURREZIONE
Antonio Turi (Comunità di Genova)
Vangelo secondo Giovanni Capitolo 20
41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù (Gv 19,41-42).
Il racconto della Passione, secondo Giovanni (Gv 18-19), termina in un giardino come è iniziato, nel giardino dove era avvenuta la consegna di Gesù nelle mani dei soldati.
Il Vangelo non si ferma, però, di fronte al sepolcro chiuso, perché c’è ancora una esperienza da fare, un incontro da vivere: la Risurrezione.
Nel Vangelo secondo Giovanni, come nei Vangeli sinottici non abbiamo il racconto della risurrezione di Gesù. Nessun accenno viene fatto per descrivere l’evento, perché gli Apostoli non hanno visto risorgere il Cristo. Hanno visto, invece, il sepolcro vuoto e hanno incontrato il Cristo risorto e di questo danno testimonianza.
Il racconto è diverso nei quattro Vangeli; ogni evangelista ce ne trasmette infatti una propria esperienza. Giovanni era il più giovane tra gli Apostoli, sapeva di essere l’ultimo testimone oculare della risurrezione ed allora ha voluto testimoniare, in particolare, il passaggio dalla fede di chi ha visto e creduto, alla fede di chi, senza averlo visto, come noi, crede alla sua Parola.
Giovanni ci fa entrare nel mistero della risurrezione con gradualità, passando dalle “assenze” (assenza della luce, assenza del corpo di Gesù, assenza di una parola) alle “presenze” (gli angeli, Gesù, i dialoghi), dallo “sgomento” alla “comprensione” degli eventi.
Nel racconto troviamo dei verbi semplici, ma pieni di significato, che appartengono al vocabolario propriamente giovanneo:
- “venire”: “Venne Gesù..” (non si parla di apparizioni),
- “vedere” : “Ho visto il Signore”, “Abbiamo visto il Signore”,
- “manifestarsi”: “Gesù si manifestava ai discepoli”.
Il racconto giovanneo, il più lungo dei Vangeli, abbraccia ben due capitoli, 20 e 21.
Il capitolo 20 narra diversi incontri dei discepoli con il Signore risorto, incontri che mettono in luce differenti reazioni di fede. E’ l’ultimo capitolo del Vangelo secondo Giovanni.
Il capitolo 21 “Altri racconti pasquali” è probabilmente un’aggiunta della comunità giovannea, dopo la morte dell’apostolo, in particolare per sottolineare nuovi episodi significativi. Vi troviamo due parti: il racconto della pesca che termina con un pasto (è la terza manifestazione di Gesù) e poi il dialogo tra Gesù e Simon Pietro su Pietro stesso e sull’ ”altro” discepolo. Questi ultimi episodi si svolgono in Galilea sul mare di Tiberiade (come in Marco e Matteo), mentre le scene del capitolo 20 avvengono a Gerusalemme (come in Luca). Ciò evidenzia che Giovanni non si discosta dalla tradizione sinottica.
Cominciamo con il meditare il capitolo 20,1-31 che possiamo dividere in tre grandi scene:
♦ la visita al sepolcro nel mattino di Pasqua e la scoperta della tomba vuota – versi 1-10;
♦ l’incontro di Maria di Màgdala con il Risorto davanti al sepolcro – versi 11-18;
♦ le due apparizioni del Risorto ai discepoli nel cenacolo, la sera dello stesso giorno di Pasqua senza Tommaso e otto giorni dopo, presente Tommaso – versi 19-29.
Con gli ultimi due versi (30 e 31) si conclude (“prima conclusione”) il Vangelo giovanneo.
Ogni scena potrebbe essere una conclusione, ma Giovanni aggiunge una scena successiva per poterci dire qualcosa di più ogni volta.
SEPOLCRO VUOTO
Gv 20, 1-10
1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.
E’ la domenica di Pasqua, quando Maria di Màgdala, con il cuore spezzato, corre al sepolcro del suo amato Gesù. Corre “di mattino”, come in Marco ed in Luca, ma solo Giovanni parla di due visite di Maria al sepolcro e aggiunge “ quando era ancora buio”: c’è luce o buio? All’alba c’è già la prima luce, ma non appare ancora il sole…così è lo stato d’animo di Maria: già vede la prima luce, perché ama il Signore, lo cerca; ma, fino a quando non incontrerà colui che ama e cerca (la luce), c’è buio (le tenebre) nel suo cuore,
oscurato dal dolore.
Il “primo giorno” con la presenza di “luce e buio (tenebre)” rimanda al “primo giorno” della creazione (Gn 1), come dire che, per Giovanni, il giorno della risurrezione è il giorno di una nuova creazione, dell’inizio di un tempo nuovo.
Non ci viene detto perché Maria corre al sepolcro. Vede che la pietra è stata tolta; dal suo semplice scorgere con gli occhi, senza entrare nel sepolcro, deduce immediatamente che il corpo del Signore è stato rubato. Corre, angosciata, ad annunciarlo a Pietro e al discepolo che Gesù amava: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto! (è la prima delle tre volte in cui lo sottolinea, vedi versi 2, 13 e 15)».
Il “noi” suggerisce che Maria non è sola al sepolcro.
La prima conclusione dell’ esperienza del sepolcro aperto non è la risurrezione, ma il furto del corpo del Signore. E’ davvero difficile capire la risurrezione: il grande mistero della vita.
I due discepoli che rispondono al racconto di Maria sono Simon Pietro e “l’altro discepolo”. “quello che Gesù amava”. Questo discepolo era apparso durante l’ “Ultima cena” accanto a Gesù, nel cortile del sommo sacerdote accanto a Simon Pietro e presso la croce accanto alla madre di Gesù. Giovanni lo ritrae più volte in confronto a Simon Pietro (Gv 13,23-24; 18,15-16; 21,7.20-21).
Pietro e l’altro discepolo escono e corrono verso il sepolcro. L’altro discepolo corre più veloce ed arriva prima: l’amore che il discepolo ha per Cristo dà ali al cuore, ai piedi, alla mente. Si china, guarda le lenzuola di lino stesi, ma non entra nel sepolcro, vuole aspettare Pietro, un delicato segno di rispetto per Pietro, un segno di amore per l’altro.
Pietro intanto arriva ed entra per primo nel sepolcro; non vede il corpo del Signore, vede le lenzuola di lino stese ed il sudario, che era stato sul suo capo, piegato in un angolo.
Anche l’altro discepolo entra, vede quello che ha visto Pietro, ma arriverà per primo a leggere in quella situazione inspiegabile che Gesù è sicuramente risorto: “vide e credette”.
Il discepolo “vide e credette”, mentre nulla viene detto su Pietro. Giovanni non vuole denigrare Simon Pietro, ma vuole mettere in luce la straordinaria sensibilità dell’altro discepolo, che credette nel Signore risorto prima ancora che il Signore apparisse.
La spiegazione delle Scritture aiuterà i discepoli di Gesù a capire la risurrezione. Ma il discepolo “che Gesù amava” non aveva avuto alcun bisogno di un tale aiuto
“I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa”, lasciando Maria da sola con il suo dolore.