9.3 La moltiplicazione dei pani e dei pesci (Lc 9,10-17)
9 10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente».
14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
E' il miracolo più narrato in tutti e quattro vangeli, due volte in Marco (Mc 6,30-44 e 8.1-10) nella cosiddetta “Sezione dei pani” (Mc 6,30-8,26) e in Matteo (Mt 14,13-21 e 15,29-39); in totale, quindi, sei volte. Già questo mette in evidenza quanta considerazione avesse – ed ha - l'episodio nella comunità cristiana – di allora e d'oggi – non tanto per la grandezza del miracolo, ma per il significato simbolico che contiene.
E' significativo sottolineare che i due racconti di Marco e Matteo non sono due miracoli distinti, ma due versioni di un unico evento: il primo in un contesto ebraico ed il secondo in un territorio e contesto pagano. Luca segue più o meno il racconto della prima moltiplicazione dei pani di Mc 6,30-44. Come già accennato la seconda moltiplicazione dei pani è assente in Luca, perché inclusa nella “grande omissione” (Mc 6,45 – 8,26): Luca capiva che si trovava di fronte ad una ripetizione dello stesso miracolo o piuttosto riteneva (storicamente ha forse ragione) che l'annuncio ai pagani sia avvenuto solo dopo la risurrezione di Cristo, con l'episodio di Cornelio (At 10). Quante domande ci pone il brano: da dove potevano provenire i 5000 uomini in quella regione? Quante ore hanno impiegato gli apostoli a distribuire il pane spezzato da Gesù? Di quante tonnellate di pane si trattava? Come hanno fatto a raccogliere 12 ceste di avanzo in mezzo a tutta la gente? Bastava il tempo di una sera per fare tutto questo?
Non cerchiamo nel racconto una descrizione esatta di un fatto storico, ma neanche dobbiamo essere troppo pessimisti nel ritenere che nulla è accaduto. Certamente c'è stato un “evento eccezionale” che ha provocato l'entusiasmo dei presenti: con pochi mezzi Gesù nutre una grande folla.
La comunità cristiana post-pasquale, ha subito letto il miracolo della moltiplicazione dei pani come il ripetersi del miracolo della “manna” durante l'Esodo (Es 16). Questo evento non è mai stato dimenticato da Israele, che anzi lo attualizzava nella propria vita, nella speranza della promessa: IHWH sazierà Israele.
Viva era anche, l'immagine di un Dio, come il Pastore che sfama il popolo nel deserto (Os 13,5-6; Sal 77 e 106) e si aspettava un profeta come Mosè che avrebbe compiuto di nuovo il miracolo della manna.
Ricordiamo infine il miracolo del pane compiuto da Eliseo (2Re,4,42-44) per 100 persone: “Mangerete e ne avanzerà”. Ma Gesù supererà largamente Eliseo.
Consideriamo ora il testo di Luca, che segue e abbrevia Marco ( Mc 6,30-44), togliendo, in particolare, la compassione di Gesù per la folla e l'immagine del pastore (Mc 6,34).
I Dodici, che ora Luca chiama “apostoli” (come Mc 6,30), ritornano ed aggiornano Gesù su “tutto quello che avevano fatto”. Luca mette in luce l'intenzione di Gesù di ritirarsi con loro, senza motivarla (per riposarsi dirà Marco): si vuol dare l'immagine di un ritiro spirituale, momento privilegiato di rivelazione per i discepoli attraverso il miracolo che Gesù compierà. E' curioso che Gesù non si ritira in un luogo deserto (Mc e Mt), ma “verso una città chiamata Betsàida”, a nord del lago di Genesaret, nelle vicinanze del Giordano, patria di Pietro, Andrea e Filippo (Gv 1,44). Luca ha trovato il nome di Betsàida in Mc 8,22: i discepoli avrebbero dovuto raggiungerla dopo la prima moltiplicazione di pani (Mc 6,45) ma vi arrivano, insieme a Gesù dopo un lungo viaggio, omesso da Luca. Se Marco e Matteo, nella prima moltiplicazione dei pani non parlano di Betsaida, Luca colloca dunque il miracolo “verso Betsàida”, cioè in una zona “in disparte”.
Perché questo cambiamento? Forse Luca vuole mostrare che le accuse di Gesù contro tale città, che vedremo in Lc 10,13, non erano infondate.
Gesù non si mostra contrariato che le folle “vennero a saperlo e lo seguirono”, impedendo il ritiro con i discepoli, anzi “le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di lui”. Gesù accetta di mutare il suo progetto e si impegna a predicare. Non era venuto tra noi proprio per accogliere i più bisognosi (Lc 4,18-19)?.
“Il giorno cominciò a declinare”. Più che il tempo del pasto serale, viene in mente l'incontro di Gesù con i due discepoli di Emmaus: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto” (Lc 24,29). Il luogo è deserto: buio e solitudine avvolgono la folla.
Per la prima volta nel Vangelo i Dodici prendono l'iniziativa e si rivolgono a Gesù; ma la loro proposta (“Congeda la folla”) sembra esprimere disimpegno verso l'altro nel bisogno ed è anche ingenua: come trovare cibo e alloggio (aggiunta di Luca) nelle borgate vicine per circa cinquemila uomini?
La risposta di Gesù (“Voi stessi date loro da mangiare”) non è mancanza di realismo; va compresa alla luce di un ordine simile che viene dato dal profeta Eliseo (2 Re4,42) e realizza la promessa del Signore: “Ne mangeranno e ne avanzerà anche”.
Queste parole del Signore, che urtano il nostro buon senso e la nostra razionalità, suscitano l'obiezione dei discepoli che vedono nella loro povertà un impedimento ad assolverlo: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”. Non parlano di “duecento denari” per comprare il pane (Mc), ma aggiungono “per tutta questa gente” per sottolineare l'enormità della richiesta di Gesù.
Ma proprio la povertà che i discepoli vedono come ostacolo è per Gesù occasione di fraternità e comunione. Diversamente da Marco, Luca ci informa subito del numero dei presenti: “circa cinquemila uomini” e Matteo completa “senza contare le donne e i bambini”.
Di fronte all'impotenza umana, Gesù prende in mano la situazione: non partecipa al pasto, lo dona! Grazie a Lui anche i discepoli entrano in azione, al suo servizio: “Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa”. I discepoli e la folla obbediscono all'ordine di Gesù.
Siamo arrivati al culmine del racconto. Gesù compie cinque gesti, gesti che ogni capo tavola compie prima del pasto, ma che, da Lui compiuti, evocano la sua ultima cena e l'eucarestia che, da allora, la chiesa celebra regolarmente (Lc 22,19; Mc 14,22; Lc 24,30).
I cinque verbi sottolineano cinque gesti:
- Gesù prese i cinque pani e i due pesci.
- Alzò gli occhi al cielo: Gesù si mette in comunione col Padre, prima del miracolo.
- Recitò su di essi la benedizione: normalmente rivolta a Dio (Mc 6,41), qui, invece, viene fatta sui pani e sui pesci (come in Mc 8,7). Non è preghiera di ringraziamento, ma è benedizione che ha la forza di realizzare il miracolo della moltiplicazione (e più tardi della conversione eucaristica).
- Li spezzò: spezzò anche i pesci? Luca omette il riferimento ai pesci (Mc 6,41-43) che avrebbe distolto dall'allusione al pane della Eucarestia.
- Li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla: i discepoli (i Dodici sono in numero insufficiente a tale compito) sono mandati a distribuire il pane (della Parola e della eucarestia) al popolo di Dio.
Il racconto finisce non con la reazione di stupore o di meraviglia dei presenti davanti a tale miracolo, ma con il tema della sazietà e dell'abbondanza: “Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: 12 ceste”. Dando da mangiare a tutto il il popolo di Dio (alle 12 tribù di Israele), Gesù rivela tutta la sua “potenza e autorità” al servizio di tutti quelli che “vengono e stanno” con Lui , accolti dalla sua grande misericordia.
Approfondimento personale
Gesù invia i discepoli ad annunciare il regno. Viviamo chiusi esclusivamente nella nostra parrocchia o comunità, o siamo “segno” di un mondo più giusto, più fraterno, come Gesù ci ha insegnato?
- Siamo disposti ad “uscire” per incontrarci con le gioie e le speranze e le angosce degli uomini?
- Quali attività della nostra parrocchia sono presenti per avvicinare i piccoli, i malati chi è in difficoltà?
- 3 “Non prendete nulla per il viaggio”. Nell'azione pastorale, preferiamo la sobrietà dei mezzi impiegati?
- Una “Chiesa povera” è più attendibile nel suo annuncio evangelico?
- “Chi è dunque costui?”. Rimaniamo anche noi perplessi di fronte all'identità di Gesù?.
- Gesù si ritira con i discepoli ed accoglie le folle. La Chiesa, oggi, riesce a conciliare il desiderio di ritirarsi con i discepoli e la necessità di accogliere le folle?
- Gesù, in ritiro con i discepoli, ha accettato di cambiare il suo programma accogliendo la folla. Siamo capaci anche noi di abbandonare i nostri progetti per “stare” con chi ha bisogno?
- Ci sentiamo anche noi, come la folla attorno a Gesù, “bisognosi di cure” e ci lasciamo “guarire” da Lui?
- “Congeda la folla” dicono i Dodici a Gesù. Ci chiudiamo anche noi verso l'altro nel bisogno? Ci limitiamo a “sfamare” la gente o a “entrare in relazione” con la gente?
- “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”. Consideriamo la nostra povertà un ostacolo alla comunione?
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