Novembre 2011 Dopo Cristo
Ogni giorno, tante volte al giorno, ciascuno di noi senza rendersene conto, rende omaggio ad un uomo che con la sua vita ha cambiato la vita di tanti altri uomini e donne che lo hanno conosciuto e che, parlando o scrivendo di lui, ne hanno diffuso la conoscenza . La storia di questo uomo, vissuto duemila anni fa, ha continuato nei secoli e continua ancora oggi a cambiare la vita di chi lo incontra e impara a conoscerlo. Il mondo è stato a tal punto consapevole della sua straordinaria importanza che, da un certo punto in poi, ha cominciato a CONTARE GLI ANNI a partire dall’anno della sua nascita, aderendo così alla proposta di un monaco, Dionigi il Piccolo.
Quest’uomo, naturalmente, è Gesù il Nazareno, il Cristo. Anche chi non crede in Lui, anche chi non Lo ha ancora incontrato, ogni volta che dice o scrive una data, gli rende inconsapevolmente omaggio, o comunque attesta la sua storicità. E’ come se dicesse: “Sì, duemila e undici anni fa è venuto al mondo un Uomo nel quale molti hanno riconosciuto il Messia tanto atteso e, soprattutto, il Figlio di Dio fatto vero uomo.”
Oggi però succede che vi sia qualcuno a cui questa inconsapevole attestazione dà fastidio, qualcuno che, evidentemente, non sopporta neanche l’idea che 2011 anni fa possa essere esistito un simile uomo. Si badi: non gli si chiede di credere in Lui, ma solo di non negare che sia esistito e che da quel momento in poi milioni di uomini hanno creduto in Lui e da Lui si sono lasciati plasmare. Questo qualcuno allora decide che d’ora in poi, non si dovranno più usare espressioni del genere: ‘30 avanti Cristo’ oppure ‘420 dopo Cristo’ . Bisognerà invece dire: ‘30 prima dell’ Era Comune’ e ‘420 dell’Era Comune’.
Il fatto è che questo ‘qualcuno’ non è uno qualsiasi: a fare questa bella pensata è stato niente meno che il direttore della televisione inglese (la famosa BBC!), che ha dato questa disposizione ai giornalisti dell’emittente anglosassone, sostenendo che dire ‘avanti Cristo’ e ‘dopo Cristo’ offende chi in Cristo non crede. La notizia, diffusa su tutti i giornali, è talmente assurda che si commenta da sé: non le dedicheremo quindi altro spazio, ma cogliamo invece l’occasione per spiegare come storicamente si sia imposto nei secoli il fatto di contare gli anni a partire dalla nascita di Gesù: questo modo di datare gli anni, infatti, diffuso e accettato in tutto il mondo (anche se in alcune situazioni ‘accanto’ ad altri modi di datazione) caratterizza la cultura occidentale e quindi l’argomento che tratteremo rientra nel discorso (iniziato lo scorso mese in que-sta rubrica) sulle caratteristiche della cultura europea che sono state influenzate dal cristianesimo.
Quando Gesù venne al mondo, nella Palestina che era dominata dall’Impero romano e in tutti i territori dell’Impero, gli anni si contavano a partire dalla fondazione di Roma: tutti noi l’abbiamo studiato a scuola. Si diceva, ad esempio: 150 anni dopo la fondazione di Roma (ab Urbe còndita, dicevano i romani). Gli avvenimenti accaduti prima della fondazione di Roma venivano datati contando gli anni a ritroso (ad es.: 100 anni prima della fondazione di Roma). Non tutti usavano questo modo di contare gli anni: gli ebrei, ad esempio, facevano riferimento alla data della creazione del mondo, partendo quindi dalla Bibbia. Gli Egizi contavano gli anni con riferimento alle varie dinastie dei faraoni; i greci, invece, facevano riferimento all’anno della prima Olimpiade.
Nei secoli seguenti nei territori dell’Impero romano si affermò anche la consuetudine di contare gli anni con riferimento al regno di Augusto e, più avanti, all’inizio del regno di un altro imperatore, Diocleziano. Anche i cristiani contavano gli anni in questo modo, facendo riferimento non tanto all’imperatore, quanto alle persecuzioni da lui effettuate contro i seguaci di Gesù e parlavano quindi di “era dei martiri”.
All’inizio del VI secolo, Dionigi un monaco originario della Scizia (l’odierna Romania meridionale), persona molto colta che parlava correntemente il greco e il latino, fu incaricato dal papa di calcolare la data della Pasqua in modo da evitare differenze fra le chiese d’Oriente e quelle d’Occidente. Dionigi (che, in segno di umiltà, si era autodefinito “il Piccolo”) eseguì con grande cura il compito affidatogli e colse l’occasione per introdurre una innovazione. Lasciamo a lui la parola: «…non abbiamo voluto collegare i nostri calcoli alla memoria di un uomo empio e persecutore (l’imperatore Diocleziano). Abbiamo scelto invece di contrassegnare la successione degli anni a partire dall’incarnazione di Gesù Cristo nostro Signore, affinché fosse a noi più evidente l’esordio della nostra speranza e affinché risplendesse la sorgente dell’umano riscatto, e cioè la passione del Redentore» Dionigi dovette quindi calcolare l’anno della nascita di Gesù e, per farlo, si servì ovviamente delle fonti che aveva allora a disposizione; riuscì a calcolarlo in maniera quasi perfetta. Oggi possiamo contare anche su numerose altre fonti che allora non si conoscevano e quindi sappiamo che Dionigi commise un errore e che la data della nascita di Gesù va posta 4 anni prima di quella fissata da lui. Non è questo che conta, naturalmente. Scrive Giancarlo Biguzzi professore ordinario alla Pontificia Università Urbaniana per la cattedra di Nuovo Testamento e docente al Pontificio Istituto Biblico: “L’impareggiabile merito del monaco scita è infatti quello di avere imposto una diversa divisione della storia che prevedibilmente persisterà a tempi indefiniti. È a lui che in definitiva dobbiamo le diciture «avanti Cristo» e «dopo Cristo» le quali, con poco sforzo e con molta efficacia, ci permettono di fare del Cristo il centro della storia e il suo spartiacque”. Il prof. Biguzzi (al quale devo anche la citazione di Dionigi sopra trascritta) dice inoltre che l’innovazione di Dionigi fu accolta favorevolmente da un altro grande uomo, coltissimo, Beda il Venerabile, monaco a Jarrow, in Inghilterra (VIII s.) e per suo merito si diffuse fra gli anglosassoni. Questo nuovo modo di datazione fu poi accolto in Francia (secolo VIII), in Germania (secolo IX) e nel secolo X anche dai papi. Continuò poi a diffondersi in Europa e nel mondo e nel secolo XVII diventò pressoché universale, anche se nel mondo arabo si contano gli anni a partire dal 622, anno in cui Maometto si trasferì da La Mecca a Medina. Oggi pertanto per il calendario musulmano corre l’anno 1432, mentre per il calendario ebraico siamo nel 5772.
Vi sono stati nella storia momenti in cui si è cercato di revisionare il calendario: si è fatto all’epoca della rivoluzione francese - ponendo come data di inizio il 1791 - e all’epoca della rivoluzione russa quando si cercò di imporre come anno iniziale il 1917. In Italia ci ha provato anche il fascismo. Ogni volta però dopo un po’ di tempo il tentativo è fallito e il riferimento alla nascita di Gesù è stato nuovamente introdotto. Succederà così anche per la BBC? Sicuramente, ma anche se così non fosse non è che cancellando un modo di dire si possa cancellare un avvenimento… Il fatto storico della nascita di Gesù rimane ed è testimoniato da tantissime fonti storiche, molte delle quali non sono state scritte da cristiani; ne cito alcune: gli storici romani Plinio il Giovane, Svetonio e Tacito e lo storico ebraico Giuseppe Flavio. Chi oggi nega la storicità di Gesù, dimostra anzitutto di non aver studiato abbastanza, dimostra di non sapere.
Che la predicazione di Gesù abbia avuto un’importanza eccezionale e abbia in qualche modo cambiato il mondo è anch’esso un fatto storico indiscutibile: ne parleremo ancora nei prossimi numeri. Per ora, per noi che Lo abbiamo incontrato e riconosciuto come Figlio di Dio morto e risorto per la nostra salvezza, d’ora in poi scrivere una data sarà come rinnovare la nostra fede.
Antonella