SIAMO UNA TV DA MARCIAPIEDE di Fabrizio Paladini
Integrazione: a Catania, su iniziativa della Caritas, c’è Telestrada, una emittente curata da emarginati che racconta il mondo degli homeless e degli immigrati. Premiata da Carlo Freccero come migliore Web TV d’Italia.
Una televisione di barboni, dove l’appellativo, oltre che una condizione, è un complimento. Si qualificano, nelle mansioni che il loro direttore gli ha assegnato, “caporedattore di strada”, “redattore di strada”, “operatore di strada”. Ma poi hanno anche il fonico, il montatore, quello che sceglie le musiche per la colonna sonora. Presto avranno anche quello che cerca lo sponsor e forse un domani avranno anche uno stipendio. Intanto la loro piccola grande guerra l’hanno già vinta.
Si chiama Telestrada ed è una web TV di Catania organizzata dalla Caritas e curata da volontari e “sdf”, senza fissa dimora. Barboni, appunto, o homeless per dirla all’americana. Uomini e donne, italiani e stranieri, che per una delle mille ragioni della vita sono finiti a vivere su un marciapiede, sotto un ponte, dentro un vagone parcheggiato su un binario morto, sul marciapiede di una stazione o su un letto di qualche dormitorio. Uomini e donne che, grazie al lavoro di comunicazione e denuncia sociale del piccolo ma combattivo strumento, hanno ritrovato dignità, interessi e, in alcuni casi, sorriso e voglia di vivere.
“Diamo voce a chi non ce l’ha, tutto qui” dice in due parole Padre Valerio di Trapani, palermitano di 36 anni, direttore della Caritas della città etnea. Telestrada nasce pochi anni fa con l’obiettivo di “occupare” i senzacasa, dare loro uno strumento di lavoro e di guadagno. Ma presto si accorgono che la videocamera è molto di più: “Descriviamo un mondo, quello degli emarginati, con gli occhi di altri emarginati o comunque di gente che ha vissuto quelle stesse esperienze e sa di cosa parla” dice Gabriella Virgillitto, giornalista di 38 anni, direttore responsabile e unica stipendiata, se pur con poche centinaia di euro al mese.
Due riunioni di redazione a settimana, una ventina fra volontari e homeless. Telestrada trasmette via internet (www.telestrada.it) e grazie alla collaborazione di una rete PRIVATA, Telejonica, è visibile anche al grande pubblico, da casa. A Catania la conoscono in molti e dal sindaco in giù è ormai diventato molto prestigioso essere intervistati dai cronisti di punta della combriccola. Bernie Gruber, 61 anni, tedesco di Dusseldorf, per esempio.
Parla 4 lingue correntemente e in Germani conduceva trasmissioni in una radio privata negli anni 70 e 80 occupandosi di ambiente e diritti umani. Poi mollò tutto, andò per 8 anni a Gozo, l’isoletta vicino a Malta dove tirò su un’altra radio libera. Malta non gli rinnovò il permesso e lui fece il salto verso la vita di strada. Arrivò a Catania sbarcando il lunario, abitando ovunque, e adesso è uno dei redattori di strada più conosciuti. Per vivere vende il giornale mensile “Scarp de’ tennis” della Caritas milanese dove quelli di Telestrada hanno due pagine per le notizie locali. “Guadagno 80 centesimi per ogni copia che vendo e, anche se non si naviga nell’oro, me li faccio bastare. Bernie dà anche lezioni di tedesco e d’inglese e questo gli permette di vivere da solo in una piccola casa.
Oppure Grazia di Stefano, 32 anni, catanese: è l’unica redattrice di strada. Non dice perché è andata via di casa, ma adesso che è senza fissa dimora va molto meglio di prima, quando una dimora l’aveva: “Mi occupo della violenza contro le donne e di tutte le cose che non vanno. Posso parlare di cose importanti mentre prima dovevo solo subire e questo mi restituisce forza”.
Angus Mc Fadden è uno dei personaggi di questa galleria. Dice di essere scozzese, di avere tra i 35 e i 55 anni, di sognare Bravehesrt o in alternativa Sean Connery, dice che suo padre, dirigente dello Scottish National party, era amico intimo di Bobby Sand, il militante dell’Ira che si lasciò morire di fame a Belfast contro l’invasione inglese. Dice pure di essere stato un ottimo giocatore di calcio e di aver condiviso il campo con Paul Gascoigne e Chris Waddle. Poi un vortice di problemi fisici, mentali, droghe, ricoveri, una vita da squatter e l’arrivo in Italia: Genova, Bologna, Lecce e ora Catania. Non è importante sapere se è tutto vero ma è importante vedere che Agnus mette passione e carattere nel suo lavoro.
Lo segui alla stazione centrale di Catania mentre intervista i suoi fratelli, al dormitorio femminile di via Santa Maddalena, sotto i ponti della ferrovia: sa cosa chiedere, sa come si vive tra gli spacciatori tunisini e i magnaccia romeni. Ha messo un po’ d’ordine nella sua vita e ha un letto nel dormitorio di via Plebiscito. Il suo sogno è fare l’allenatore di una piccola squadra di calcio, magari di ragazzi.
Una bella officina di emozioni questa di Telestrada. Filippo Nicoletti è il caporedattore senza fissa dimora. Ha 59 anni e un’esperienza nell’editoria: “Facevo il litografo e stampavamo “I Siciliani”, la rivista per cui Pippo Fava venne ucciso dal clan Santapaola nel 1984” Ex carabiniere, ex militante di Lotta continua, poi la crisi e lunghi anni tra Liverpool e la Spagna. Due anni fa torna a Catania ma non ha un posto dove andare. Bussa alla Caritas e Padre Valerio gli offre di collaborare a scrivere e a vendere Scarp de’ tennis e poi s’imbarca con Telestrada: “Il cervello funziona bene e io sono sempre il rompiscatole della redazione. Per cui tutte le cose scomode le fanno chiedere a me e mi piace mettere in difficoltà autorità, politici, amministratori”.
Giovanni Galleri ha 35 anni, una moglie spagnola e una figlia di 10 mesi. Studiava da avvocato, anzi aveva sostenuto l’esame, aveva uno studio pronto dove avrebbe guadagnato bene, ma un giorno si è posto la domanda: “Che ci faccio qui?”. Ha deciso di andare in Africa, un villaggio del nord della Tanzania a fare compagnia a un sacerdote catanese, Salvatore Guarrera: “E’ stata un’esperienza forte, ma necessaria per capire quello che davvero mi interessava della vita”. Oggi Giovanni è il responsabile dell’help center della Caritas, il posto di prima accoglienza dove bussano tutti. Ha scelto di stare, anche lui per poche centinaia di euro al mese, con i poveri e dar loro voce. E’ lui che li ascolta, che li smista, che organizza le mense, i dormitori, le lezioni di italiano, che media tra offerte e richieste di lavori. Dice pure che bisogna imparare a mantenere una certa distanza dal dolore e dal disagio, se no non se ne esce: “Il merito di Telestrada? Essere riusciti a dare la parola ai barboni ha fatto avvicinare un sacco di ragazzi che chiedono di fare volontariato, oggi sono più di cento solo qui alla Caritas”.
A dicembre Telestrada ha vinto il premio dello Iulm, l’università milanese di lingue e comunicazione fondata da Carlo Bo, come migliore web tv italiana per le sue trasmissioni di denuncia. Carlo Freccero ha voluto consegnare personalmente il Teletopo a Gabriella Virgillitto e ai ragazzi della tv da marciapiede tenendo a precisare che, oltre a essere una lodevole iniziativa sociale, è una forma potente e ben fatta di comunicazione. Perché, se hai voce, qualcuno ti ascolta.
Il mattone Da “Preghiere” di Quoist
Il muratore posava il mattone sul letto di cemento,
con gesto preciso della sua cazzuola vi gettava una copertura,
e senza chiedergli il parere posava su un nuovo mattone.
A vista d’occhio le fondamenta salivano,
la casa pareva levarsi alta e solida per ospitare uomini.
Ho pensato, Signore, a quel povero mattone
Interrato nella notte alla base del grande edificio,
nessuno lo vede ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui.
Signore, non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta
Purché io sia fedele, al mio posto, nella Tua Costruzione.