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GIUGNO 2010

     

“Sogno e reality”

            Dodici anni fa, terminato il corso di formazione per entrare a pieno titolo nell’ALAM, decisi di allestire una mostra personale di pittura con alcuni miei lavori di grafica e di tecniche miste.

            Incominciava per me una nuova stagione: quella della conversione profonda, radicale e sofferta.

            Mi pareva – allora – che il cambiamento significasse anche il non sognare più ad occhi aperti, come ero abituata a fare da tanti anni, ma portasse ad una consapevolezza seria veramente, e molto impegnativa.

            Intitolai la mostra: “Lasciami sognare ancora un po’, Signore”.

            Finita la rassegna, intendevo dare l’addio a tutti i miei sogni. Eravamo nel 1998.

            Dopo un periodo sofferto, di crisi di identità, durante il quale non sapevo più chi ero, tanto forte sentivo il cambiamento dentro e fuori di me, mi ripresi anche se molto lentamente e a fatica. La fatica che si prova dopo un grande sforzo mentale: le emozioni lasciate in un cassetto. Capii che la mente poteva aiutarmi a non fermarmi troppo sulla crisi in atto, e che un certo esercizio al dinamismo mentale poteva aiutarmi a superare questo momento difficile. Dovevo pensare e fare cose, come se niente fosse accaduto. Ma non poteva essere tutto razionale ciò che mi stava accadendo. Diciamo che qualcosa, che non mettevo a fuoco, stava lavorando al mio posto, senza che me ne rendessi conto. Mi sentivo come sdoppiata. Pensai: “Forse ho bisogno di riposo”. Decisi che stare a letto per tante ore, anche durante il giorno, mi avrebbe aiutato e così feci. Nel mese scrissi qualche poesia e lessi qualcosa, forse; ma non ricordo altro.

            Non ero abituata ad accendere la TV e dunque non ne sentii la necessità. Il mese di “aspettativa” mi aiutò, ma non completamente. Perché? Perché la vita non si ferma, va avanti, cambia il mondo velocemente, cambiano le circostanze, cambiamo noi. Cambiano le nostre esperienze, cambiano le prospettive. Continuai il cammino di formazione, come se nulla fosse accaduto e tirai avanti tra una crisi e l’altra, tra un dubbio e una perplessità, nel continuo e inquietante interrogativo: “Ma io, chi sono?”.

            Posta di fronte a questa realtà, non presi decisioni: mi lasciai vivere.

            E i sogni? I sogni tornarono ad aiutare la mia piccola esistenza. I sogni diventarono poesia.

 

*****************

            Prendendo l’impegno di portare avanti per nove mesi questa rubrica, sentii come obbligo di dover seguire, almeno per un po’ di tempo, qualche trasmissione televisiva, pur provando – come è noto – una certa allergia nei confronti del mezzo.

            Del “Grande fratello” penso di aver detto a sufficienza, anche perché c’è poco da dire, bastano due parole: UNO SQUALLORE.

            I talk – show di carattere politico – sociale sono piuttosto interessanti, ma quasi sempre trascendono nel litigio, tra le urla delle due fazioni che passano facilmente alle male parole se non agli insulti pesanti.

            L’ “Isola dei Famosi”, con la scusa della cosiddetta “tattica” da adottare per vincere, diventa una vetrina di colpi bassi, falsità e doppiezza.

            Io non so gli anni passati, perché non ho seguito mai, ma debbo dire che l’edizione ultima, pur in un’atmosfera un po’ irreale, ci ha trasmesso un certo patos. Sull’Isola c’era veramente una forte tensione alla sopravvivenza. Manca tutto ai poveri “naufraghi” ed è interessante vedere a quali mezzi ricorre l’ingegno umano per procurarsi il cibo. Ma proprio perché tutto il vivere quotidiano è ridotto all’essenziale, si vede veramente chi è una persona, nella sua grandezza talvolta, ma molto più spesso nella sua meschinità, nel suo egoismo, nel suo spirito belligerante.

            In taluni traspare una certa misantropia, una voglia di isolarsi per ritrovare in qualche modo se stesso; voglia di solitudine e di raccoglimento. Altri non smettono di recitare una parte che si sono studiata prima di approdare all’Isola.

            Tutti però vogliono lasciare una traccia di questa loro esperienza estrema, quasi sempre cercando il successo. Perché – è inutile nasconderlo – ai reality ci si va per soldi, soprattutto, e poi per apparire, sperando magari in una facile carriera nel mondo dello spettacolo.

            Ma l’Isola per qualcuno può essere un punto di arrivo, un mezzo per redimersi; oppure, spente le luci, può finire tutto. Può svanire il sogno.

            L’Isola in fondo registra umori e costumi di un mondo che cambia e mostra il peggio, ma anche il meglio di alcuni.

            Ora il mio dovere l’ho fatto. Bene o male sono arrivata all’ultimo articolo di Giugno.

            Ok. Spengo la TV e ricomincio a sognare. Voglio tornare a fare qualcosa di inutile, perché anche per i tipi come me c’è posto nel mondo e, forse, serviamo a qualcosa anche noi.

            I sogni, sì, possono aiutare anche nella vita di una Laica dell’Amore Misericordioso.

            E Tu, Signore, lasciami sognare ancora un po’.

                                                                                                          Dada.

Un augurio ai lettori: Buona estate e sogni d’oro senza TV.

 

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 Il poema

            Mi inginocchiai ma non a lungo, avevo troppo da fare. Dovevo fare in fretta: il lavoro, le bollette da pagare. Cosi mi inginocchiai e dissi una preghiera veloce, e velocemente mi rialzai.

            Avevo adempito al mio dovere di Cristiano. La mia anima poteva riposare in pace. Durante tutta la giornata non avevo tempo per dire una parola gioiosa. Non avevo tempo per parlare di Cristo agli amici, Mi avrebbero deriso, temevo. Non avevo tempo, non avevo tempo, avevo troppo da fare. Questo era il mio grido costante, Non avevo tempo da dare a persone bisognose. Ma alla fine venne il tempo, il tempo di morire. Andai davanti a Dio che restò con gli occhi bassi. Nelle mani di Dio un libro; era il libro della vita. Dio guardò il suo libro e disse:' Non trovo il tuo nome. Una volta fui tentato di scriverlo... Ma mai trovai il tempo per farlo'.

 

Facile contro Difficile:

            Perchè è cosi difficile dire la verità mentre mentire è cosi facile? Perchè ci sentiamo assonnati mentre stiamo in chiesa e appena usciti siamo cosi desti? Perchè è cosi difficile parlare di Dio mentre è cosi facile parlare di cose scabrose? Perchè è cosi noioso leggere una rivista Cristiana mentre è cosi facile leggere robaccia? Perchè è cosi facile cancellare una e-mail che parla di Dio, mentre inoltriamo quelle cattive? Perchè le chiese diventano sempre meno, mentre i pub e ritrovi notturni diventano sempre più numerosi?

 

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La gabbia vuota

            C'era una volta un uomo di nome George Thomas, era pastore protestante e viveva in un piccolo paese. Una mattina della Domenica di Pasqua stava recandosi in Chiesa, portando con sé una gabbia arrugginita. La sistemò vicino al pulpito. La gente era alquanto scioccata. Come risposta alla motivazione, il pastore cominciò a parlare:

            'Ieri stavo passeggiando quando vidi un ragazzo con questa gabbia. Nella gabbia c'erano tre uccellini, tremavano dal freddo e per lo spavento. Fermai il ragazzo e gli chiesi: "Cos'hai lì figliolo?" "Tre vecchi uccelli" fu la risposta. "Cosa farai di loro?" chiesi, "Li porto a casa e mi divertirò con loro", ripose il ragazzo. 'Li stuzzicherò strapperò loro le piume cosi litigheranno. Mi divertirò tantissimo". "Ma presto o tardi ti  stancherai di loro. Allora cosa farai?" "Oh, ho dei gatti" disse il ragazzo. 'A loro piacciono gli uccelli, li darò a loro'.

            Il pastore rimase in silenzio per un momento. Quanto vuoi per questi uccelli, figliolo?" “Cosa??!!! Perchè? mica li vuoi, Signore,  sono uccelli di campo, niente di  speciale. Non cantano. Non sono nemmeno belli!" "Quanto?'' chiese di nuovo il  pastore. Pensando fosse pazzo il ragazzo disse, '10 dollari!' Il pastore prese 10 dollari dalla sua tasca e li mise in mano al ragazzo. Come un fulmine il ragazzo sparì. Il pastore prese la gabbia e con delicatezza andò in un campo dove c'erano alberi ed erba. Apri la gabbia e con gentilezza lasciò liberi gli uccellini. Così si spiega il motivo per la gabbia vuota  accanto al pulpito.
 
Poi iniziò a raccontare questa storia:

            Un giorno Satana e Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato dal Giardino di Eden, era borioso e si gonfiava di superbia. “Si, Signore, ho appena catturato l'intera umanità. Ho usato una trappola che sapevo non avrebbe trovato resistenza, ho usato  un'esca che sapevo ottima. Li ho presi tutti!” “'Cosa farai con loro?” chiese Gesù. Satana rispose: “Oh, mi divertirò con loro! Gli insegnerò come sposarsi e divorziare, come odiare e farsi male a vicenda, come bere e fumare e bestemmiare. Gli insegnerò a fabbricare armi da guerra, fucili e bombe e ad ammazzarsi  fra di loro. Mi divertirò un mondo!”. “E poi, quando avrai finito di giocare con loro, cosa ne farai?”, chiese  Gesù. "O, li ucciderò, esclamò satana con superbia.” Quanto vuoi per loro?” chiese Gesù ?' Ma va, non la vuoi questa gente. Non sono per niente buoni, sono cattivi. Li prenderai e ti odieranno. Ti sputeranno addosso, ti bestemmieranno e ti uccideranno. No, non puoi volerli!!" "Quanto?" chiese di nuovo Gesù. Satana sogghignando disse: "Tutto il tuo sangue, tutte le tue lacrime e la tua vita."

            Gesù disse: "AFFARE FATTO"! e poi pagò il prezzo.  Il pastore prese la gabbia e lasciò il pulpito.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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