“In TV l’audience è Dio” Dada
Ci sono alcuni tratti della vita sociale, magari poco belli che, posti opportunamente sotto i riflettori, destano interesse e fanno ascolto. Prendiamo per esempio “Il grande fratello”, che ha raggiunto la decima edizione: è un fenomeno nazionale, che interessa parecchie fasce della società, non soltanto ragazzini. La casa del grande fratello è squallida, i giovani che la abitano per ben tre mesi sono finte persone, che sanno di essere riprese 24 ore su 24, eppure non hanno inibizioni nel farsi vedere a letto col partner anche in effusioni ed atteggiamenti molto osé. Sono persone impegnate a presentare la propria immagine, piuttosto che un talento eventuale. Per avere successo e garantirsi qualche passaggio in trasmissioni d’intrattenimento, spesso vuote e di dubbio gusto, non si va tanto per il sottile; per fare ascolto gli organizzatori non badano tanto ai mezzi, perché si impone essenzialmente l’interesse economico e la pubblicità.
Oggi non c’è più censura, anche se formalmente c’è un garante che dovrebbe sorvegliare, controllare; ma non c’è più nelle persone la capacità, l’impulso ad indignarsi: tutto è superato da una certa passività nel recepire ciò che passa sul teleschermo, qualunque cosa sia, pur di evadere da un quotidiano magari ripetitivo e stressante. Dunque la vergogna, l’indizione è superata dall’avidità, anche quella dei giornali che offrono gli articoli come merce da consumare, a beneficio della curiosità morbosa di tante persone e dei “guardoni”, telespettatori che s’impicciano degli affari altrui! La cattiva TV diventa un modello di riferimento culturale: “Se si fa in TV vuol dire che si può fare” Sicché i REALITY che sono modello di una realtà fittizia, diventano realtà vera, anche se i protagonisti non hanno altro fine che quello di esibirsi comunque, anche in modo poco o niente dignitoso. Sono personaggi negativi, che purtroppo diventano modello da imitare.
Le cose che passano in TV diventano lecite, ancorché amorali. Dunque ci accorgiamo che se la TV rispecchia la vita di una società malata, plagiata, passiva, anche la vita rispecchia la TV. Non si capisce qual è l’originale. E così se la TV è urlata, violenta, volgare la vita ne diventa purtroppo lo specchio. Si litiga, si urla nella casa del Grande Fratello, si litiga e si urla nei Talk Show, si urla anche in certe trasmissioni d’informazione. Spesso sono litigi basati su niente, con uso di parolacce e di violenza verbale inaudita! C’è nell’informazione spesso anche la spettacolarizzazione della volgarità. Ma dove sta l’onestà personale, dove il rispetto per il telespettatore? Chi ha più l’ambizione e la professionalità per fare il suo lavoro bene?
Ma le eccellenze non fanno più notizia ormai! Quando potremo avere delle notizie di buona qualità che possano farci riflettere sui veri significati della vita?
Per esempio il passato può essere, oggi, fonte di approfondimento. Quanti sanno che in Italia ci sono 400 (su 600 nel mondo) che studiano le cosiddette “particelle di Dio”, e che dovrebbero spiegare come è fatto il mondo? Questa è una delle eccellenze di cui noi italiani possiamo pregiarci e molto del merito va al bravo professor Zichichi. Altro settore di eccellenza è la moda, l’artigianato del ricamo, della ceramica, del legno. Ma di queste cose si parla poco in TV. Fanno maggior audience i quiz basati più sulla fortuna che sulla competenza; trasmissioni condite con le vallette troppo svestite, molto spesso ormai manca la capacità di narrare le realtà della nostra Italia! Noi siamo certi che nel nostro Bel Paese c’è qualcosa di più di un “tronista” (bel ragazzo tanto bello quanto vuoto, in cerca di ragazze come lui!) o di un “Grande Fratello”!
Piace molto “Don Matteo”, che è un grande successo della RAI e per fortuna uno dei pochi film edificanti, destinato alle famiglie e rassicurante, finalmente. Ritengo sia un buon prodotto anche se Don Matteo è in fondo un prete un po’’ mieloso, che non approfondisce l’argomento spirituale, ma esibisce un certo buonismo, una caritatevolezza un po’ scontata. Bisogna far crescere l’industria dei contenuti e coniugare la qualità con la quantità. L’Italia avrebbe argomento eccellente finalizzato a questo scopo. Abbiamo un patrimonio sterminato di teatro, di letteratura, che andrebbe presentato creando eventi nuovi, sorprendenti. Noi italiani abbiamo gusto e fantasia da vendere, perché li mortifichiamo? La gente va riabituata al bello, va amata e rispettata.