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NOVEMBRE 2020

     

 (Continua la storia di Maria Luisa)

Tornammo a Catania, si riaprì il cinema, mi accorgevo che mi piaceva sempre di più. Devo confessare che le scene d’amore iniziavano a tubarmi, però non capivo ancora bene il motivo.

Iniziò anche la scuola che andavo ben volentieri. Cominciarono anche i lavori grossi per me perché la nipote Paola traslocò anche lei come la sorella Lina, vicino a noi, anzi più vicino ancora. I miei lavori furono quelli di aiutare a trasportare  le cose nella casa nuova. Trasportai sedie, scatole, materassi, borse, cuscini ecc. La fatica maggiore fu quella di dover fare più volte le scale. Finto questo trasloco, c’è stato quello nostro, perché andammo ad abitare nella casa accanto, dove abitava prima la nipote Paola. Questa era più grande e più comoda. Prima ci sono stati i muratori e i pittori per cambiare la carta da parati. Nella stanza da pranzo era stato cambiato anche il pavimento e lì ci ho lavorato molto. Ricordo che messa a quattro piedi faticavo molto per togliere tutta la calce. Quando la casa fu tutta pulita, iniziammo a trasportarvi tutte le masserizie. Mi fu sistemato il lettino in un angolo della sala da pranzo che era abbastanza grande. In questa casa, ricordo, che veniva il barbiere per fare la barba e il taglio dei capelli al signor Angelo. Qualche volta li tagliava anche a me. però questo signore mi era molto antipatico, sa di persona che di fatto, perché… Quando mi tagliava i capelli stava quasi tutto il tempo dietro di me, poggiato tutto sulle mie spalle e si strofinava. Al che, anche se ero piccola, capivo che questo signore era uno sporcaccione. Io mi allontanavo e lui si riavvicinava. Avrei voluto dirlo alla signora Anna, ma per timore e vergogna, anche perché per il signor Angelo era un bravo barbiere, non dicevo niente.

I lavori in casa della signora Anna, andavano ad aumentare, perché oltre al fatto che l’abitazione era più grande, la signora fece di me anche la lava scale, nel senso che si era messa d’accordo con gli inquilini che abitavano nel palazzo, naturalmente dietro compenso. Però io di quel compenso non ne ho visto quasi mai, perché me li conservava lei.

Devo dire che per me era una grossa fatica fare tutto ciò, anche perché mi dovevo alzare prima del solito e d’inverno alzarmi presto e stare per le scale con le mani a contatto con l’acqua fredda, era un supplizio, in quanto sin da piccola soffrivo di geloni alle mani e ai piedi.

Ricordo che la sera, quando non facevo più niente e avevo le mani e i piedi caldi, erano guai, perché avevo un forte prurito  e bruciore, più mi grattavo più mi bruciavano. Provavo vergogna a farmi vedere le mani rosse e gonfie dalle persone e così me li nascondevo, o dietro la schiena o nelle tasche o tenevo le mani chiuse. Certe volte per alleviare il bruciore li bagnavo con l’acqua fredda.

A volte la mia maestra, vedendo che coi geloni che avevo non potevo scrivere bene alla lavagna, mi colmava di affetto e comprensione e mi dava coraggio. Dimenticavo di dire che la maestra di cui parlo non era la stessa dell’anno precedente. Infatti quando riaprirono le scuola, rimasi sorpresa di avere trovato una nuova maestra. Però anche questa si rese conto, in poco tempo, della mia situazione, e fortunatamente fu molto comprensiva e affettuosa nei miei confronti, forse più della prima. Ricordo che ci faceva cantare una canzone siciliana, di cui non ricordo bene il titolo; le parole cercherò di scriverle in dialetto siciliano:

“Di mungibeddu tutti figgi semu, terra di sali ca facemmo ammuri. Ho ho ho…Ho ho ho…

E tutti  pari venunu li furasteri a massa dicennu la Sicilia chi ciauru ca fa, chi ciauru ca fa!”

“E tonghiti tiriti tonghiti, tonghi tonghi tonghiti, taralallalaaa, taralallalaaa”…

L’ ALBERO DI FICO

La signora Anna aveva comprato un podere a S.G. La Punta e aveva iniziato a costruirvi una villa per la villeggiatura, perché non voleva andare più a Zafferana Etnea, il cui clima era risultato umido

Intanto notavo che la signora andava spesso a S.G. La Punta perché era alle prese con l’ingegnere ed i muratori, e il tempo passava fra tutti questi trambusti.

A carnevale mi fece vestire di Carmen.

Venne anche la Pasqua e a giugno finì la scuola con la promozione alla terza elementare.

Essendo troppo indietro con lo studio rispetto alla mia età, mi sentivo sempre più fastidiosa nei confronti dei miei compagni. Avevo la pagella con ottimi voti e ne ero contenta, soprattutto quando la facevo vedere ai miei. Quell’anno andammo prima del solito in villeggiatura, ospiti nella villa di sua sorella Tina a S.G. La Punta. La villa che la signora Anna stava costruendo era vicino a quella di sua sorella, e lei poteva seguire i lavori come voleva.

La villa di sua sorella era abbastanza comoda: C’erano due camere che davano sulla strada, nel retro c’era un corridoio che divideva la camera da letto il bagno e la cucina.

C’era poi un piccolo giardino con il pollaio e accanto c’era la casa del custode con un grande garage. Ma la mia villeggiatura si fece ancora più travagliata essendo la casa della signora Tina, la signora Anna ci teneva che si mantenesse pulita e ordinata, e La pulizia doveva naturalmente io. Inoltre non essendoci acqua corrente si doveva attingere tutta dal pozzo, io calando e alzando un secchio dopo l’altro, dovevo riempire una vasca di quelle che usavano una volta, ovale e di lamiera per portarla su in casa. Questo lo dovevo fare più volte in tutta la giornata e devo dire che era abbastanza faticoso. E poi, tanto per completare le cose, quasi tutti i pomeriggi dovevo innaffiare le piante, sia quelle antistanti la villa, sia tutte le aiuole, sia il giardino nel retro.

Il mio unico riposo era quando andavo a letto la sera. Certo si usciva anche, e a piedi, si andava o in piazza, a S.G.La Punta, o a Viagrande. Una volta arrivati si sedevano al bar e come al solito, loro prendevano il gelato a pezzo, io un cono. La sera, sempre a piedi, si ritornava a casa .

I lavori della villa, intanto, andavano avanti. È chiaro che accadevano dei battibecchi fra la signora e me. tengo a raccontarvene uno, perché mi rimase in mente particolarmente e lo rivivo ancora man mano che lo racconto…

Era un sabato diverso dal solito, perché arrivavano da Cianciano la sorella della signora Anna col marito, che la domenica successiva sarebbero venuti a trovarci. Quindi il venerdì ci furono pulizie straordinarie e il sabato mattina la signora Anna scese a Catania per sbrigare alcune cose e per fare un po’ di spesa in più. Io rimasi sola con suo marito.

Devo dire che la signora era molto golosa di fichi e proprio davanti alla ringhiera della stanza da pranzo, c’era un albero di fichi meraviglioso. Al che il signor Angelo mi disse: “Luisedda facciamo una sorpresa alla signora, verrà stanca e accaldata, raccogliamo i fichi che lei ne va matta”. E fu lui che raccoglieva i frutti e io gli porgevo il cestino. Alla fine il signor Angelo era tutto soddisfatto per il bel cestino di fichi che avevamo raccolto. Quando arrivò la signora Anna, veramente molto accaldata, (soffriva maledettamente il caldo) suo marito le mostrò il cestino con i fichi; ne fu contenta, però chiese se ne fossero rimasti sulla pianta per farli trovare a sua sorella. A pranzo si fece una bella scorpacciata di fichi.

Quando si alzarono nel pomeriggio, al solito si sedettero nel terrazzino davanti alla sala da pranzo, avendo proprio davanti l’albero di fichi; lei controllava se ne fossero rimasti veramente e mentre guardava ne tirava qualcuno e se lo mangiava gustandolo avidamente. Ad un tratto si accorse di un ramo rotto, e io dalla cucina dove ero tornata per finire di pulirla, la sentii gridare: “Chi è stato, chi l’ha rotto, proprio ora che domani viene mia sorella con suo marito!” Angelo, sei stato tu? Per tutta risposta lui disse di no e accusò me. sentii i passi affrettati della signora che veniva verso la cucina, e già in me si scatenava la paura, il cuore iniziava a battere forte e tremavo; quando arrivò in cucina mi trovò stravolta, e quindi forse per lei si rafforzò la convinzione che fossi stata proprio io a rompere il ramo. Con tutta la mia paura gli dissi che non ero stata io a romperlo e che suo marito aveva detto una bugia,  perché io non avevo raccolto neanche un fico:  Li aveva raccolti tutti il signor Angelo, io gli tenevo il cestino.

Niente da fare. La sua rabbia si rafforzava e suo marito, dall’altra parte, borbottava contro di me. le botte che ricevetti e i rimproveri sono indescrivibili. Era diventata una furia. Alla fine mi chiuse in camera mia e chiuse la porta con tanta furia che si ruppe perfino la catenina che la tratteneva aperta.

Piansi tanto, ma tanto. Ero tutta rossa in viso dalle botte e dal pianto. Come Dio volle si fece giorno. Arrivò sua sorella con suo marito: “Tante cerimonie tra di loro, e tanta tristezza e rabbia in me. ad un tratto mentre ero in cucina, ricordo che stavo friggendo  melanzane, sentii parlare la signora  con sua sorella a voce bassa davanti alla porta da pranzo. Sicuri che io non sentissi, raccontò a sua sorella quello che era successo il giorno prima, che era mortificata e che mi aveva riempito di botte. Alla fine sentii sua sorella, molto dispiaciuta, dire: “Ma cosa hai fatto, Anna! Il ramo era già rotto da tanto tempo e poi, per così poco, dare tante botte a quella povera Luisa. Sei la solita matta! Non ti sai trattenere! Povera Luisa”.

Rimasi di stucco, non sapevo cosa fare. La cosa bella che avrei voluto fare era quella di presentarmi all’improvviso, davanti a loro, e dirgliene tante e sfogare tutta la rabbia che tenevo dentro. Invece con le mani tremanti continuai a friggere le melanzane, e feci finta di niente, quando vennero tutte e due in cucina e iniziarono a prendermi con le buone: Luisedda di qua, luisedda di là, stai attenta, non ti bruciare le mani. e la signora Anna diceva a sua sorella: “Sai quanto è brava Luisa?” Con la coda dell’occhio vedevo la signora Tina che mi scrutava; io mi vergognavo a farmi vedere con gli occhi gonfi e arrossati per quanto avevo pianto e mentre friggevo le lacrime continuavano a scendermi lungo il viso, per quanti sforzi cercassi di fare per trattenerle.

                                                                                  (Continua al numero successivo)

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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