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FEBBRAIO 2011

     

QUALITA’ DELL’AMORE

 

AMORE, POSITIVITA’ E STIMA

 

L'amore tra due creature non è possibile se non c'è stima reciproca. Noi non siamo così eroici da desiderare per noi ciò che non apprezziamo, meno ancora ciò che disprezziamo. Eppure quante coppie si trovano in condizione di reciproco rifiuto, proprio perchè non riescono a vedere il positivo dell'altro: i difetti creano tale una patina sull'immagine che si ha dell'altro/a che il positivo scompare, scompare ogni attrattiva, resta solo il disgusto....

Da notare che tante volte, più che di reali difettosità, si tratta di diversità di impostazione della propria vita, di un diverso modo di vivere la casa, di una diversa valutazione dei convenevoli sociali, di un diverso modo di rapportarsi con i parenti, di una diversa (non per questo peggiore) gerarchia di valori, per cui ci si scontra su un'infinità di inezie che però, a lungo andare, logorano il rapporto a motivo di una disapprovazione quasi costante.

E' sempre l'orgoglio il nemico che ci divide, è sempre l'umiltà la virtù che torna a farci incontrare. "La carità, dice San Paolo, è paziente, è benigna, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse...si compiace della verità..." (1 Cor. 13)

Le virtù e i difetti non vanno mai soli: il disprezzo si accompagna spesso al gusto di ferire, al desiderio di distruggere, all'odio che è l'esatto contrario dell'amore. La stima si accompagna sempre alla capacità di stupirsi ed è prerogativa di un cuore limpido di bambino, di un cuore povero, libero cioè dal grosso fardello dell'"io" invadente, che non lascia spazio ad altri; è prerogativa di un cuore non invischiato nella gelosia e nel1' invidia, che deformano l'immagine degli altri nella nostra mente.

Smascherare 1'invidia e la gelosia che si annidano nel nostro cuore è quasi impossibile senza l'aiuto dello Spirito Santo, perchè questi difetti ci falsano la percezione: è come chi ha il cristallino degli occhi non sferico e vede tutte le immagini deformate.

Gli occhiali per questo difetto ottico-spirituale possiamo acquistarli solo con una forte illuminazione dall'Alto, che ci permetta di correggere il nostro strumento ottico, cioè la nostra mente malata di protagonismo. Solo questa correzione ci farà vedere l'altro nella giusta luce, ci farà sentire paghi della gioia e del successo degli altri, anziché rincorrere piedistalli, sui quali esporci alla venerazione altrui.

Questo è il cammino nella verità, che ci viene chiesto se vogliamo stare alla sequela di Cristo, che ha scelto per sé un unico piedistallo,  quello della croce,  su cui lo ha innalzato il Suo Amore Oblativo.

Il matrimonio ci fa consegnare al coniuge la nostra verità, una verità che ha anche delle imperfezioni, delle carenze, delle inconcruenze, delle ferite aperte che stentano a cicatrizzarsi. Questa consegna avviene nella fiducia che l'altro/a saprà capire, saprà essere balsamo, medicina, supplenza, completamento… e non punteruolo che continuamente gira nella "nostra piaga, per lacerarla sempre di più e portarci all’esasperazione.

Neanche in nome del "suo bene", come diciamo, si può operare un così crudele intervento. Dio non fa cosi con noi. Egli, quando andiamo a confessarci, non ci tormenta, non ci chiede spiegazioni, non vuole giustificazioni, vuole solo un pentimento sincero e il proposito fermo di desistere dall'errore, e poi ci accoglie nella Sua misericordia, fa festa per averci ritrovati e ci rida ogni dignità: veste candida (purezza del cuore), anello regale (dignità di figlio), calzari per i piedi (insegnamenti per camminare sulla nuova strada) e ci accoglie nel Suo banchetto, ci fa sentire il tepore della casa, il calore della famiglia, ci nutre perchè sa che siamo privi di forza, (vedi parabola del Figlio prodigo. Luca 15,11)

Dio, il Santo, ci ama nonostante la nostra ingratitudine, perchè Lui è Amore; noi, peccatori a nostra volta e sicuramente non migliori dei nostri simili, ci ergiamo a giudici, ci scostiamo inorriditi dal coniuge perchè ha delle debolezze; perdiamo la stima e ci sembra di essere giustificati nel nostro atteggiamento di rifiuto, quasi si trattasse di un essere indegno della nostra considerazione! L'ipocrisia ci fa ammantare di perbenismo, ci fa ritenere persone di categoria superiore!

I1 fatto è che per le nostre colpe e difetti abbiamo sempre dei buoni motivi per assolverci, mentre per i difetti altrui non c'è misericordia che basti: gli altri debbono essere perfetti, o sono indegni dì noi!

Gesù ci ha insegnato ad avere misericordia, con la parabola dei debitori (Mt. 19,21...).

Il primo debitore, perdonato, non ha poi a sua volta pietà del suo povero subalterno, che gli deve pochi spiccioli. Questa mancanza di misericordia gli vale la condanna e il carcere, che in termini biblici sono la disapprovazione di Dio e la condanna.

Chiediamo al Signore di darci occhi nuovi, capaci di vedere il positivo che c'è nell'altro/a, occhi di bambino, che sanno stupirsi per le meraviglie che scoprono ovunque guardano, perchè non hanno difetti di vista, non hanno cioè spessori davanti agli occhi, barriere tra sé e il prossimo. Se ci accorgiamo di essere vecchi nello spirito, possiamo tornare bambini? Pare di sì, perchè Gesù ne ha fatto una condizione per avere il Regno.

 Il nostro mondo è già tanto complesso, formale, diffidente... facciamo in modo che almeno in famiglia si possa respirare fiducia, comprensione, amore reciproco, reciproca stima, sostegno mutuo, misericordia vicendevole.

 

  • Stimi il tuo coniuge o hai riserve mentali sul suo conto?
  • Sapresti elencare 10 qualità del tuo coniuge?
  • Lo consideri un dono di Dio per te?
  • Ringrazi ogni giorno Dio per avertelo dato?
  • Lo hai offeso qualche volta, disprezzandolo anche di fronte ai figli?
  • Hai chiesto scusa, hai riparato mettendo in risalto le sue qualità?
  • Ti senti compreso e stimato dal coniuge?
  • Cosa ti dispiace di più del suo comportamento nei tuoi riguardi?
  • Ne volete parlare per chiarirvi?
  • Volete iniziare non solo a stimarvi ma a venerare Dio presente nel coniuge?

 

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Bakù 1957 (Da “Poesie d’amore” di Nazim Hikmet)

 

Durante la notte fino al mare pesante senza stelle

durante la notte nelle tenebre fitte

la città di Bakù è un campo di grano soleggiato

sono sulla collina

manciate di semi di luce mi colpiscono il viso

nell’aria una melodia orientale cola come le acque del Bosforo

 

sono sulla collina

e il mio cuore come una zattera

s’allontana sulla separazione infinita

va oltre i ricordi

fino al mare pesante senza stelle

nelle tenebre fitte.

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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