ARMONIZZAZIONE DI COPPIA
Impegno a creare la coniugalità
La “vocazione” è scoperta di un progetto che Dio ha su di noi e che non ha senso se non è tradotto in vita. I progetti sono fatti per essere concretizzati.
La vocazione matrimoniale consiste nell’apertura alla comunione di vita con un’altra persona ed ha i suoi canoni, le sue esigenze, i suoi costi… i suoi benefici.
La comunione è l’esatto contrario della solitudine, dell’individualismo, cioè dal porsi di fronte alla vita, lasciandosi guidare solo dai propri criteri.
Niente di male in questo finché la persona vive da sola, ma la chiamata alla comunione è qualcosa di diverso e di più prezioso, ma esige che l’ “io” ceda il posto al “noi”.
Deve avvenire una triangolazione: IO – TU –.SCELTA.
IO
SCELTA
TU
Questo nuovo modo di gestire la vita deve divenire abituale. Non la contrapposizione ma la convergenza, non l’antagonismo ma la duttilità generosa fino alla rinuncia dei propri punti di vista (ovviamente se si tratta di scelte che non implicano un valore morale, un comandamento di Dio), per ottenere qualcosa di meglio, che è il bene della coppia, l’armonia familiare, la crescita personale, la fecondità… beni che si ottengono a volte a costo di “potature” anche radicali.
Per non sentirsi frustrati da queste potature, il segreto sta nel fare della propria rinuncia un dono volontario, dettato dall’amore e non da una condanna o dal quieto vivere.
La coppia si costruisce facendo spazio all’altro e condizionando, in un certo senso l’altro a fare altrettanto, non con richieste esplicite o con una contrattualità matematica, ma perché lo stile di vita che si instaura nella coppia è uno stile di rispetto, di ascolto attento, di comprensione profonda, di disponibilità totale, di saggezza evangelica… Questo comportamento pone l’altro nell’impossi-bilità a comportarsi egoisticamente. “La nobiltà obbliga!”. Non si può essere volgari e calcolatori con chi è ad un’altezza diversa.
La coniugalità è accettazione, anzi accoglienza del diverso, del non pensato, del non pensabile, del sorprendente, a volte anche dell’assurdo.
Quello che avviene di sconcertante, nel modo di pensare e di agire dell’altro, quasi sicuramente trova una spiegazione nel suo entroterra culturale, cioè nell’impostazione della personalità durante gli anni della fanciullezza. Queste impostazioni spesso sfuggono al controllo, perché si dà per scontato che su certe cose, che riguardano la normalità della vita per i più, non ci dovrebbero essere sorprese, ma non è così.
Per riuscire a penetrare nel mondo dell’altro e poterlo capire, dobbiamo partire da un atteggiamento di umiltà, che ci rende consapevoli che il nostro modo di pensare e di agire, che ci siamo costruiti magari a fatica, sia l’unico modo di concepire la vita. Sicuramente è un modo a noi caro, perché frutto di una ricerca, ma non è l’unico modo, né il più perfetto.
La vita, nella sua totalità, ha uno spessore diverso dal nostro e sicuramente in questo spessore c’è spazio per molto di più, ci sono possibilità illimitate, in questo spessore trova spazio anche il modo di pensare del coniuge.
Si sente dire a volte: “E’ possibile che?...”
Ebbene, è possibile. Per il fatto stesso che è avviene vuol dire che era possibile. Se tu però vuoi fartene una ragione, è necessario che penetri nel suo vissuto attraverso un dialogo rispettoso, in clima di confidenza.
L’uomo è assetato d’amore e la sua carenza, soprattutto nella prima infanzia, lascia vuoti profondi, che causano sofferenze enormi.
Forse la prima causa di discordia fra i coniugi è proprio la carenza affettiva in uno dei due.
Essa fa elevare il livello della sensibilità e delle aspettative nei confronti del partner, dal quale si pretende che colmi quei vuoti che la famiglia non ha saputo riempire e causano la nostra angoscia esistenziale.
Un rapporto affettuoso, una profonda stima, possono attenuare tale disagio, ma per sanarlo bisogna individuarlo, farlo emergere dal sub-conscio e liberarsene personalmente, accettando la propria storia ed emancipandosi da tale dipendenza.
L’amore, l’attenzione, le premure devono essere sempre un dono che suscita stupore, mai un dovere perché anche se questo atteggiamento sembra romantico, risponde però alla natura stessa dell’amore che è dono gratuito di sé. Chi dona se stesso si espropria, ormai non si appartiene più, ormai appartiene al coniuge che può usare di lui per il proprio bene. Chi si sposa in qualche maniera si mette al servizio della persona amata.
L’amore esige reciprocità ma non la esige, la riceve, quando c’è, sempre come un dono.
Alla base di una buona armonizzazione di coppia c’è sempre una profonda stima reciproca.
Se si considera il coniuge una persona di serie “B”, non si riuscirà mai ad aprirsi completamente a lui/lei, lo si farà parzialmente, ci si riserverà quella parte per la quale lo si ritiene incapace di capirci.
Per far crescere la stima, la fiducia e l’alta considerazione è necessario vedere questa creatura uscita dalle mani di Dio come un capolavoro ancora imperfetto, incompleto, ma con la potenzialità di raggiungere la perfezione del suo essere, completamente diverso da noi, ma bello e armonico in se stesso e capace di interagire, creando accostamenti meravigliosi.
Questa può sembrare poesia, ma lo è solo perché ciò che veramente interagisce, a volte nella coppia, è la parte difettosa dei due, ma solo che si riuscisse a mettere in sintonia il meglio di sé si potrebbero creare capolavori.
Questo il compito di ogni coppia:
- Un forte impegno personale per far emergere la parte migliore di sé, al fine di essere per l’altro un dono gradito, strumento del suo stesso miglioramento.
- Anche nelle ipotesi peggiori, ostinarsi a cercare il positivo dell’altro/a e magari impegnarsi a farlo emergere, attraverso un dialogo amoroso, rispettoso, sereno, profondo.
- Fare spazio all’altro/a nella propria vita, aprendosi, confidandosi, cedendo parte di sé per incontrarsi.
La voce del cuore
Gribaudi Editore
Affidati a Me
e Io agirò.
Non cercare di crearti
false fedi, false umiltà, un falso amore.
Rifletti sulle parole di Gesù:
Da solo non posso far nulla”.
Lascia che ti dia Io
la fede, l’umiltà, l’amore.
Chiedimi questi doni,
e credi, li hai già ricevuti.
Chiedi e ti sarà dato.