LA SACRALITA’ Barbara Battaglia
“La sacralità è anzitutto reale. Più l’uomo è religioso, più è reale, più si strappa all’irrealtà di un divenire senza significato”. Mircea Eliade.
Nell’attuale panorama della fede il quadro che emerge è quello di una società fortemente frammentata: in crescita la dimensione dell’incertezza, forti i mutamenti all’interno dei sistemi della morale e dei valori, ampia la ricerca di nuove forme di comunità.
Gli studi sulla religiosità hanno mostrato come nel nostro paese sia in atto un processo di mutamento delle identità e del modo di vivere la religione derivato da spinte pluralistiche.
Questo cambiamento si articola attorno a due fattori: da una parte l’aumento dei canali d’informazione e delle potenzialità di scelta, dall’altra la crisi dei modelli istituzionali e di appartenenza tradizionale.
Il tema “Dio” è ricercato, pervasivo, affascinante, provocatorio. Tra i giovani c’è sete di Dio, c’è bisogno di spiritualità.
Purtroppo il mondo adulto relega la fede ad un fatto intimistico togliendole rilevanza culturale e pubblica.
La chiesa del terzo millennio è cosciente di questa situazione e molteplici sono stati gli appelli ai giovani mirati a mettere in guardia da un approccio individualistico e soggettivo che trasformi l’esperienza religiosa in un insieme di riti ed azioni ad uso e consumo personale, staccati da un’organica appartenenza alla chiesa.
Nel contesto contemporaneo la fede come valore non viene messo in discussione, anche se la frammentarietà dell’esperienza religiosa sembra crescere, non scompare la necessità di avere un riferimento ad una dimensione sovrannaturale ed ordinatrice.
La dimensione religiosa sembra esprimere efficacemente il suo ruolo come elemento di riferimento morale e punto di ancoraggio culturale all’interno di un sistema che è invece vittima di un forte stress causato da una pluralità di sollecitazioni provenienti dall’esterno.
Boudon sottolinea come si è passati da un sistema in cui la religione possedeva il monopolio sulle questioni morali ad un contesto in cui la religione rappresenta una fonte d’ispirazione tra molte.
Il rischio è appunto quello di confinare l’esperienza di fede all’interno di uno spazio e di un tempo definito e vissuto a livello soggettivo ed individuale.
Il rischio è che la religione e la chiesa in particolare perdano la loro funzione profetica e la capacità di guida nelle scelte concrete della quotidianità.
I giovani sono assetati di senso e soprattutto di testimoni di vita ma, nello stesso tempo non si rendono attivi ricercatori della verità, preferiscono mettersi in una posizione di attesa, quasi che sia la verità a dover cercare loro e non loro a cercare la verità.
Allo stesso tempo si sottolinea la difficoltà delle giovani generazioni di trovare posizione all’interno di appartenenze istituzionali forti che richiedono assidue forme di partecipazione.
Il risultato è un nomadismo fisico e spirituale che compromette e impoverisce soprattutto l’approfondimento della propria identità religiosa.
Non è un caso che le istituzioni religiose e in modo particolare la chiesa cattolica pongano una notevole attenzione alla pastorale giovanile.
Per Papa Giovanni Paolo II il cristianesimo è la religione dei giovani, la Parola del Signore è per tutti ma secondo il Papa polacco essa presenta un’affinità con l’età giovanile.
E lo stesso Papa Benedetto XVI ha esortato i giovani a scoprire l’immagine concreta della fede come esperienza d’amore capace di dare risposte concrete alla sempre più dirompente cultura secolarizzata.
Il tema della dimensione religiosa è tornato sulla scena all’attenzione della sfera pubblica e degli studiosi dopo anni di irrilevanza. Questa poca considerazione nei riguardi del religioso rifletteva le dinamiche prevalenti tra gli anni sessanta e ottanta, periodo in cui il processo di secolarizzazione ha travolto la sfera pubblica.
Riduzione o crollo delle pratiche religiose, incapacità della religione d’influenzare la vita sociale, ridimensionamento degli spazi del sacro, fanno parte di una corrente ormai superata alla quale si contrappone un’altra teoria quella secondo la quale la dimensione religiosa all’interno della società è tutt’ora esistente ma assume forme diverse rispetto alle forme tradizionali delle religioni istituzionalizzate.
La tenuta della religione nella sfera privata non è mai stata messa in dubbio in quanto anche in epoca di forte secolarizzazione, i riferimenti religiosi sembrano rappresentare un’indubbia risorsa di significato a disposizione degli individui e dei gruppi.
In altre parole la domanda religiosa nell’uomo è in fondo sempre la stessa, è la qualità dell’offerta religiosa che cambia.
La modernità non ha cancellato la religione, sono cambiate le forme del credere sempre più personalizzate ed individuali.
Il sacro dunque non si può abolire dalla società moderna, anche modificando i connotati rispetto al passato, i suoi ruoli di coesione e solidarietà non sono venuti a mancare.
Passerotto
Hai conosciuto
mille persone,
una eterna danza
di fiocchi di neve
scivolati sugli ombrelli scuri
di attori stanchi.
Adesso sei lì,
fermo davanti alla finestra aperta,
col vento che raffredda
la stanza.
Sul davanzale un passerotto.
Ti sentivi grande.
Sapevi di essere un uomo.
Ma in questo silenzio
che ingoia tutto,
anche il cadere della neve
stordisce.
E allora tutto sembra essere
troppo grande.
O forse niente lo è.
Il tutto è il niente.
E il niente è il tutto.
E il tutto, adesso,
è quel passerotto
che, anche essendo il più piccolo,
riesce a volare tanto in alto.
Neanche il freddo
è riuscito a fermarlo.
Lui che adesso ti guarda
coi suoi occhi
lucidi e scuri.
E sai che già conosce tutto di te.
E sai che in realtà
non hai mai capito nulla,
perché non sei mai entrato
nel cuore di quel passerotto,
non hai mai avuto le sue ali,
non hai mai guardato
coi suoi occhi.
Perché le cose più piccole
sono le più grandi.
Perché questo è il Natale.
Perché è stato un bambino
a salvare il mondo.
Chiara Di Cienzo (CB) anni 13