Cari giovani,
La domanda di fondo è “chi”: verso “chi” andare, “chi” seguire, “a chi affidare la propria vita …
In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità: è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che alti vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più uymana e più fraterna.
E’ Lui, Cristo!
La parola rivolta da Dio al profeta G (1,5): “Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo, prima che uscissi alla luce ti avevo consacrato”, ci tocca personalmente. Essa evoca il disegno che Dio ha su ciscuno di noi. Egli ci conosce individualmente perché dall’eternità ci ha scelti ed amati, affidando a ciascuno una specifica vocazione all’interno del piano generale della salvezza.
Se qualcuno di voi, cari ragazzi e ragazze avverte in sé la chiamata del Signore a donarsi totalmente a Lui per amarlo con cuore indiviso, non si lasci frenare dal dubbio o dalla paura. Dica con coraggio il proprio “sì” senza riservefidandosi di Lui che è fedele in ogni sua promessa.
Non ha forse assicurato, a chi ha lasciato tutto per Lui, il centuplo quaggiù e poi la vita eterna?”
A Toronto il Papa ha proclamato con soddisfazione:
“Ho visto abbastanza per essere convinto in maniera incrollabile che nessuna difficoltà, nessuna paura è così grande da poter soffocare completamente la speranza che zampilla eterna dal cuore dei giovani…”
La Chiesa guarda a voi con fiducia e attende che diventiate il popolo delle beatitudini…
Siate dunque le sentinelle del mattino”…
Le vedette che annunziano le luci dell’alba e la nuova primavera del Vangelo, di cui già si vedono le gemme; che annunciano che cristo è risorto e che è in mezzo a noi per illuminare il nostro cammino e renderci Suoi testimoni.
Solo così saremo consolati … erediteremo la terra … saremo sfamati … troveremo misericordia … vedremo Dio … saremo chiamati figli si Dio”.
Di rimando, così si sono espressi alcuni giovani:
“Giorni indimenticabili!” …
“Vedendolo ho capito che soa vuol dire essere uomo di Dio” …
“Mi sento pronto a prendere sul serio il Suo invito ad essere una generazione nuovo” …
“Se il Papa ci ha detto di essere luce del mondoi e sale della terra e ci ha affidato il mondo di domani, vuol dire che ha fiducia in noi” …
“Ci ha messo di fronte ad un’alternativa. E noi siamo qui per dirgli che scegliamo la luce che Lui stesso ci ha indicato” …
“Ho visto da bambina cosa può succedere quando ci si odia. Crerdo che le religioni, soprattutto i cristiani e i musulmani, abbiano una grandissima responsabilità: mostrare al mondo che è possibile la pace”…
In proposito il Santo Padre, in una sua udienza dell’11/9/2002, ha affermato che: “Quando i diritti fondamentali sono violati, è facile cadere preda delle tentazioni dell’odio e della violenza.
Bisogna costruire insieme una cultura globale della solidarietà (…) Solo dalla verità e dalla giustizia possono scaturire la libertà e la pace. Su questi valori è possibile costruire una vita degna dell’uomo. Fuori di essi c’è solamente rovina e distruzione…
E’ doveroso per i credenti, a qualunque religione appartengano, proclamare che mai potremo essere felici gli uni contro gli altri; mai il futuro dell’umanità potrà essere assicurato dal terrorismo e dalla logica della guerra.
Noi cristiani, in particolare, siamo chiamati ad essere come delle sentinelle della pace, nei luoghi dove viviamo e lavoriamo. Ci è chiesto, cioè, di vigilare, affinché le coscienze non cedano alla tentazione dell’egoismo e della violenza.
“Io appartengo a quella generazione che ricorda perché ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale, e grazie a Dio, è sopravvissuta. Per questo ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto questa esperienza: mai più la guerra!”, Come disse Paolo VI nella sua prima visita alle Nazioni Unite.
… Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo. Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità.
E quindi preghiera e penitenza!” …
… Sappiamo che l’umanità ha un bisogno imperioso della testimonianza di giovani liberi e coraggiosi, che osino andare “controcorrente” e proclamare con forza ed entusiasmo la propria fede in Dio, Signore e Salvatore.
Sapete anche voi, cari amici, che questa missione non è facile. Essa diventa addirittura impossibile se si conta solo su sé stessi. Ma ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio”.
Per la Chiesa il primo servizio di pacificazione è rappresentato dalla “Missione alle genti” da rendere a ciascun uomo e all’intera umanità.
Il Santo Padre in proposito, attraverso la “Redentoris Missio” ha lanciato un “grido profetico a favore della missione fra i non cristiani”, ma ha anche riconfermato una verità fondamentale della nostra fede e cioè che:
“Nessuno può andare al Padre se non per mezzo mio”, dice Gesù (Gv 14,6); pertanto “L’opinione largamente diffusa che tutte le religioni si equivalgno. Non è secondo la fede della tradizione cristiana. La Chiesa riconosce i valori delle altre religioni, che considera una preparazione all’incontro con Cristo, pur con le lacune, insufficienze ed errori”; ma “la salvezza viene da Cristo” e il dialogo non dispensa dall’evangelizzazione”.
ai pregnanti insegnamenti del Santo Padre facciamo seguire alcune testimonianze di persone che hanno saputo interpretare in maniera esemplare la nostra fede.
Iniziamo con lo stralcio di una conferenza – indirizzata soprattutto ai giovani – tenuta a Prato l’11 febbraio 1972 dal compianto professore Enrico Medi, ordinario di fisica nucleare di fama mondiale e verace assertore della nostra fede cattolica
“Cosa ti ha detto figliola quella bella Signora?
“Mi ha detto: io sono l’Immacolata Concezione”.
Il volto del parroco si sbianca e guarda la fanciulla dei Pirenei, Bernardetta e le dice: “Figlia mia, la mia vita è finita”, perché lui ha compreso che l’annuncio dato a quella fanciulla sperduta fra le montagne che separano la Spagna dalla Francia, non poteva venire da lei, che non sapeva nulla, ma doveva venire da colei che Immacolata Concezione è.
E quindi quella fanciulla era destinata ad una missione tutta diversa da quella che è la missione umana. E di lì comincia, direi, il “calvario” glorioso e bello, stupendo e affascinante di Bernardetta fino alla santità.
Ora, cari giovani, questa povera persona che questa sera è venuta qui a Prato, rispondendo alla chiamata di una città tanto gloriosa e tanto gentile, interpretando il significato di questo giorno – 11 febbraio, giorno di Lourdes – vorrebbe lanciare questa sera un appello, una chiamata come quella di Bernardetta: è una chiamata questa sera, rivolta a voi, cari ragazzi e ragazze.