Secondo Comandamento:
“Non nominare il Nome di Dio invano”.
Dal II° Vol. di M. Valtorta: L’Evangelo come mi è stato rivelato” -Ed.CEV
É detto: “Non proferire invano il mio Nome”. Quando è che lo si nomina invano? Solo quando lo si bestemmia? No. Anche quando lo si nomina senza rendersi degni di Dio. Può dire un figlio: "Amo il padre e l'onoro" se poi, a tutto quello che il padre da lui desidera, oppone opera contraria? Non è dicendo: "padre, padre" che si ama il genitore. Non è dicendo: "Dio, Dio" che si ama il Signore. In Israele in cui, come ieri l'altro ho spiegato, vi sono tanti idoli nel segreto dei cuori, vi è anche una ipocrita lode a Dio, lode alla quale non corrispondono le opere dei lodatori. In Israele vi è anche una tendenza: quella di trovare tanti peccati nelle cose esteriori, e a non volerli trovare, là dove realmente sono, nelle cose interiori. In Israele vi è anche una stolta superbia, una antiumana e antispirituale abitudine: quella di giudicare bestemmia il Nome del nostro Dio su labbra pagane, e si giunge a proibire ai gentili di accostarsi al Dio vero perché si giudica ciò sacrilegio. Questo fino ad ora. Ora non più. Il Dio d'Israele è lo stesso Dio che ha creato tutti gli uomini. Perché impedire che i creati sentano l'attrazione del loro Creatore? Credete voi che i pagani non sentano qualcosa nel fondo del cuore, qualcosa di insoddisfatto che grida, che si agita, che cerca? Chi? Che? Il Dio ignoto. E credete voi che se un pagano tende se stesso all'altare del Dio ignoto - a quell'altare incorporeo che è l'anima in cui sempre è un ricordo del suo Creatore, è l'anima che attende di esser posseduta dalla gloria di Dio, così come lo fu il Tabernacolo eretto da Mosè secondo l'ordine avuto, e che piange finché questo possesso non la tiene - Dio respinga il suo offrirsi come si respinge una profanazione? E credete voi che sia peccato quell'atto, suscitato da un onesto desiderio dell'anima che svegliata da appelli celesti dice: "Vengo" al Dio che le dice: "Vieni", mentre sia santità il corrotto culto di un d'Israele che offre al Tempio quanto avanza dal suo godimento, ed entra al cospetto di Dio e lo nomina, questo Purissimo, con anima e corpo che è tutta una verminaia di colpe? No. In verità vi dico che la perfezione del sacrilegio è in quell'israelita che con anima impura pronuncia invano il Nome di Dio. É pronunciarlo invano quando, e stolti non siete, quando per lo stato dell'anima vostra sapete che inutilmente lo pronunciate. Oh! che Io vedo il volto sdegnato di Dio che si volge con disgusto altrove quando un ipocrita lo chiama, quando lo nomina un impenitente! E ne ho terrore, Io che pure non merito quel corruccio divino. Leggo in più di un cuore questo pensiero: "Ma allora, fuorché i pargoli, nessuno potrà chiamare Iddio, perché dovunque nell'uomo è impurità e peccato". No. Non dite così. É dai peccatori che quel Nome va invocato. É da coloro che si sentono strozzati da Satana e che vogliono liberarsi dal peccato e dal Seduttore. Vogliono. Ecco ciò che muta il sacrilegio in rito. Volere guarire. Chiamare il Potente per essere perdonati e per essere guariti. Invocarlo per mettere in fuga il Seduttore. É detto nella Genesi che il Serpente tentò Eva nell'ora in cui il Signore non passeggiava nell'Eden. Se Dio fosse stato nell'Eden, Satana non avrebbe potuto esservi. Se Eva avesse invocato Iddio, Satana sarebbe fuggito. Abbiate sempre nel cuore questo pensiero. E con sincerità chiamate il Signore. Quel Nome è salvezza. Molti di voi vogliono scendere a purificarsi. Ma purificatevi il cuore, incessantemente, scrivendovi sopra con l'amore la parola: Dio. Non bugiarde preghiere. Non consuetudinarie pratiche. Ma col cuore, col pensiero, con gli atti, con tutto voi stessi dite quel Nome: Dio. Ditelo per non essere soli. Ditelo per essere sostenuti. Ditelo per essere perdonati. Comprendete il significato della parola del Dio del Sinai. "Invano" e quando dire "Dio" non è mutazione in bene. Ed è peccato allora. "Invano" non e quando, come il battito di sangue nel cuore, ogni minuto del vostro giorno e ogni vostra onesta azione, bisogno, tentazione, dolore, vi riporta sulle labbra la filiale parola d'amore: "Vieni, Dio mio!". Allora, in verità, non peccate nominando il Nome santo di Dio. Andate. La pace sia con voi».