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APRILE 2013

     

 

Settimo Comandamento:

“Non rubare”.

Dal II° Vol. di M. Valtorta: L’Evangelo come mi è stato rivelato” -Ed.CEV

 

SUPERFLUO«Dio dà ad ognuno il necessario. Questo è in verità. Cosa è necessario all'uomo? Il fasto? Il grande numero di servi? Le ter­re i cui campi non si possono contare? I banchetti che vedono da un tramonto sorgere un'aurora? No. Necessario all'uomo è un tetto, un pane, una veste. L'indispensabile per vivere. Guardatevi intorno. Chi sono i più allegri ed i più sani? Chi gode di una sana vecchiezza serena? I gaudenti? No. Quelli che onestamente vivono, lavorano e desiderano. Essi non hanno veleno di lussuria e rimangono forti. Non veleno di crapule e rimangono agili. Non veleno di invidie e rimangono allegri. Mentre chi desidera avere sempre più uccide la sua pace e non gode, ma precocemente invecchia, arso da livore o da abuso. Potrei unire il comando del "non rubare" a quello del "non desiderare ciò che è d'altri". Perché infatti il desiderio eccessi­vo spinge al furto. Non è che un passo breve da questo a quel­lo. É illecito ogni desiderio? Io non dico questo. Il padre di fa­miglia che, lavorando nel campo o nell'officina, desidera trar­ne di che assicurare pane alla prole, non pecca in verità. Anzi ubbidisce al suo dovere di padre. Ma quello che invece non de­sidera altro che godere di più, e si appropria di ciò che è d'altri per giungere a godere di più, costui pecca. L'invidia! Perché, che è il desiderio della cosa altrui se non avarizia e invidia? L'invidia separa da Dio, figli miei, e unisce a Satana.

Non pensate che il primo che desiderò la roba d'altri fu Lu­cifero? Era il più bello degli arcangeli, godeva di Dio. Avrebbe dovuto esser contento di questo. Invidiò Dio e volle essere lui Dio e divenne il demonio. Il primo demonio.

Secondo esempio: Adamo ed Eva tutto avevano avuto, go­devano del terrestre paradiso, godevano dell'amicizia di Dio, beati nei doni di grazia che Dio aveva loro dati. Avrebbero do­vuto accontentarsi di questo. Invidiarono a Dio la conoscenza del bene e del male e furono cacciati dall'Eden divenendo i proscritti invisi a Dio. I primi peccatori.

Terzo esempio: Caino invidiò Abele per la sua amicizia col Signore. E divenne il primo assassino. Maria, sorella di Aronne e Mosè, invidiò il fratello e divenne la prima lebbrosa della storia d'Israele. Potrei passo passo condurvi per tutta la vita del popolo di Dio, vedreste che il desiderio smodato fece, di chi lo ebbe, un peccatore, e della nazione un castigo. Perché i peccati dei sin­goli si accumulano e provocano i castighi delle nazioni, così come granelli e granelli e granelli di arena, accumulati in secoli e secoli, provocano una frana che sommerge i paesi e chi è in essi.

Vi ho sovente citato ad esempio i pargoli, perché semplici e fidenti. Oggi vi dico: imitate gli uccelli nella libertà dai desi­deri. Guardate. Ora è inverno. Poco cibo è nei frutteti. Ma si preoccupano essi nell'estate di accumularlo? No. Fidano nel Signore. Sanno che un vermolino, un granello, una mica, un ragnetto, una moschina sull'acqua la potranno sempre cattu­rare per il loro gozzetto. Sanno che un comignolo caldo o un bioccolo di lana ci sarà sempre per il loro rifugio d'inverno, co­me sanno che, quando verrà il tempo in cui necessita loro ave­re fieni per i nidi e maggior pasto per la prole, ci sarà fieno fragrante sui prati e succoso cibo nei frutteti e nei solchi, e di insetti sarà ricca l'aria e la terra. E cantano piano: "Grazie, Creatore, per quanto ci dai e ci darai", pronti ad osannare a piena gola quando nell'epoca degli amori godranno della sposa e si vedranno moltiplicati nella prole. C'è creatura più lieta dell'uccello? Eppure che è la sua intel­ligenza rispetto a quella umana? Una scaglietta di silice rispet­to ad un monte. Ma vi insegna. In verità vi dico che possiede la letizia dell'uccello colui che vive senza desiderio impuro. Egli si fida di Dio e lo sente Padre. Egli sorride al giorno che sorge e alla notte che cala, perché sa che il sole è suo amico e la notte è sua nutrice. Egli guarda senza rancore gli uomini e non teme le loro vendette, perché non li danneggia in alcun modo. Egli non trema per la sua salute né per il suo sonno, perché sa che una vita onesta tiene lontane le malattie e dà dolce riposo. Non teme infine la morte perché sa che, avendo bene agito, non può che avere il sorriso di Dio. Anche il re muore. Anche il ricco muore. Non è lo scettro che allontana la morte né il denaro che compera l'immortalità. Come davanti al Re dei re e al Signore dei signori sono cosa ri­sibile le corone e le monete, ma ha solo valore una vita vissuta nella Legge!”

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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