I nostri figli e la televisione
Bruno Ferrero elle di ci leumann TO
Televisione, linguaggio, lettura
Molti seri studiosi accusano la televisione (e in genere i mass-media) di privare i ragazzi delle capacità comunicative di base. I ragazzi troppo esposti a televisione e dischi non riescono più a esprimersi con la parola e la scrittura. Addirittura, secondo Postman, la televisione ha l'effetto di amplificare le funzioni dell'emisfero destro del cervello, inibendo nel contempo le funzioni di quello sinistro. L'emisfero sinistro è la fonte della massima parte del nostro potere di linguaggio. Una lesione nell'emisfero sinistro provoca danni alla nostra capacità di parlare, scrivere, contare e ragionare. E' un fatto che i ragazzi, oggi, non si esprimono più facilmente di una volta, né dispongono di un vocabolario più ricco pur avendo dalla televisione moltissime informazioni in più. La televisione non nomina quasi mai gli oggetti. Li fa vedere. E quindi non deve mai descriverli. Il linguaggio diviene quasi superfluo. Questo vale per i paesaggi, ma anche personaggi e per gli avvenimenti. Il linguaggio chiede un passaggio dal concreto all'astratto, dall'oggetto al concetto. Ci si domanda se il metodo visivo della televisione non rischia di fossilizzare la capacità d'astrazione dei ragazzi.
Un altro handicap del linguaggio televisivo: è generalmente frutto di un dialogo. È un linguaggio parlato, in stile diretto. Non si usa quasi mai il discorso indiretto. I tempi verbali sono semplici, si usa raramente il congiuntivo. Il tono, l'espressività rimpiazzano le sfumature dell'espressione. I ragazzi acquistano ben presto un linguaggio «molto economico»: soggetto, verbo, complemento. Solo se la famiglia da cui provengono ha un certo stile «parlato» dì scambi, arricchiscono il loro mondo espressivo. Il problema è grave. I bambini dovrebbero essere abituati ad esprimere quello che vedono, a parlare davanti al teleschermo. Ma quanti geni lo permettono? La scuola dovrebbe promuovere molti esercizi di verbalizzazione, con i ragazzi che guardano insieme una trasmissione e in seguito ne parlano. Purtroppo la scuola è stata concepita per un mondo senza televisione e tende un po' ad essere un microcosmo autosufficiente che crea da solo i suoi bisogni. La televisione offre agli insegnanti una miniera di temi, di personaggi, di situazioni da sfruttare. Perché non approfittarne? Se scuola e televisione si alleano in modo corretto, la loro influenza diviene considerevole. La scuola può ridare ai ragazzi il gusto della parola, del ragionamento, delle idee, della lettura, ma deve andarli a ripescare nell'universo audiovisivo in cui la «scuola parallela» della televisione li ha trasportati.
Gli educatori tendono ad essere dei nostalgici «snob» della letteratura, che rimpiangono la fine di un vecchio sistema, quando la gente sapeva veramente leggere e scrivere, e con questo atteggiamento rischiano di non cogliere la promessa innovatrice contenuta nei mass media elettronici. Televisione e cinema, in particolare, possono essere utilizzati per stimolare la comprensione e il gusto per la letteratura, specialmente negli studenti meno capaci.
I film tendono a rendere popolari presso i ragazzi certi libri: un'inchiesta condotta nel New Jersey fra studenti delle scuole medie ha dimostrato che il 40% dei libri di lettura da essi scelti erano direttamente collegati con la televisione o con il cinema. In Inghilterra negli anni '50 fu rilevato che tanto i romanzi televisivi quanto quelli radiofonici - molti dei quali erano dei classici trasmessi a puntate - stimolavano i ragazzi alla lettura dei testi da cui erano tratti.
Alcuni insegnanti stanno incominciando a sfruttare questo potere della televisione. Un'idea dei risultati sorprendenti che si possono ottenere in questo senso ci viene da Rosemary Lee Potter, una pioniera nell'uso scolastico della televisione vista a casa:
«Un giorno una bambina di prima media, Clara, venne in classe con un'edizione economica della Casa nella prate ria. Clara non era una grande lettrice: non l'avevo mai vista prendere spontaneamente un libro in mano. Fui quindi molto stupita nel vederla leggere quel libro piuttosto voluminoso. Notando la mia sorpresa, ella mi spiegò prontamente che l'aveva visto alla televisione!... Mi sono messa a frugare per biblioteche, librerie, cataloghi... e ho trovato una quantità di libri collegati a spettacoli televisivi adatti ai miei ragazzi... Ho cominciato a portarli in classe: il loro interesse era così grande che la maggior parte dei libri andarono distrutti per l'uso. Quelli che prima erano stati dei convinti "non-lettori", adesso leggevano tutto, dagli ultimi racconti su Fonzie a libri più famosi».
D'altra parte, è dimostrato che il gusto per la lettura parte del «contesto» familiare e si impara per imitazione. Genitori che leggono e stimano la lettura «passano» di solito questo piacere ai figli. I bambini che ricevono in regalo spesso dei libri, i ragazzi che vengono abbonati a riviste e giornali adatti alla loro età, e sono stimolati a leggerli, continueranno a leggere e stimeranno la lettura anche da adulti.
È sempre insieme che bambini e adulti diventano utilizzatori attivi e critici dei mass media, e della televisione in particolare. Ma devono volerlo.
****************************
Con il pensiero sfogliavo l'album delle sue foto
Madonnina mia cara,
voglio scriverti e pregarti con tutto il cuore, ascoltami!
Per tutte le persone che hanno lasciato questo mondo, che non siano nelle tenebre ma nella luce, in Paradiso.
Tu che sei la Mamma di tutti, sai cosa significa perdere un figlio, quanto sia grande il dolore, ti chiedo in particolare per il mio ragazzo, che possa godere del tuo Amore.
Stamani, tornando da una gita in macchina con mio marito, strada facendo guardavo quelle bellissime cose che il Signore ha creato, ma subito la mia mente è corsa di nuovo a mio figlio.
Allora il mio pensiero sfogliava l'album delle fotografie, iniziando dalla nascita, a più grandicello quando giocava con il suo fratellino.
Sembra che abbia voluto lasciare un ricordo di sé; foto scattate al mare, in aperta campagna, oppure ad una chiesa, con il volto rivolto verso l'alto per ammirare la bellezza della struttura, sempre sorridente. Mentre scrivo mi sembra di vedere tutte quelle foto una per una.
Ricordo tutti i suoi vestiti, le sue camicie, le tute dello sport; era amante del basket. Quante volte siamo andati a vederlo giocare al palazzotto dello sport. Quanto correva in su e giù per il campo per fare canestro, e noi che facevamo il tifo urlando il suo nome.
Ritornando dal viaggio, abbiamo imboccato una strada che tante volte abbiamo percorso con i ragazzi, per tanto tempo sono venuti con noi, poi andavamo da soli perché erano cresciuti.
Erano belli quei tempi.
Vania Carmassi Guidi (da “Il silenzio ci parla”
Cara Mamma Celeste,
Siamo tuoi figli,
vogliamo essere fiori nelle tue mani,
e non appassire mai.
Svegliarsi al mattino con il tuo nome sulle labbra
e alla sera addormentarsi con l'immagine del tuo volto.
Vania Carmassi Guidi (da “Il silenzio ci parla”