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GENNAIO 2006

 

UN DECALOGO

per íl buon genitore

Piero Bertolini

1. La prima cosa da fare è banale e risaputa, ma vale la pena ribadirla. La prima cosa è che il figlio sia voluto, desiderato. Senza di questo partiamo già da una condizione di base non favorevole.

2. Questo secondo punto è realizzabile se è soddisfatto il primo. Esso consiste nell'usare il sentimento, l'amore come elemento fondante del rapporto intrafamiliare e del rapporto genitori-figli. Bisogna che questo sentimento d'amore sia maturo e maturo vuol dire che sia un amore che non chiede contropartite. Chiedere contropartite significa lasciarsi prendere dalla logica più o meno sottile, più o meno scoperta del ricatto. Il genitore non preparato cade facilmente dentro la logica del ricatto: «Ti voglio bene se fai cosi», «Hai fatto cosi allora io mi arrabbio». «Non fare questo sennò alla mamma viene il mal di testa». Il ricatto più o meno sottile non è sentimento d'amore. Sentimento d'amore è quel sentimento che non riempie d'affetto, non fa trasbordare l'affetto sul bambino sino quasi a soffocarlo, perché gli toglie ogni spazio autonomo. Amore autentico è quell'amore che sa stimolare l'autonomia, cosicché il bambino si renda perfettamente conto di poter ricorrere al genitore ogni volta che ne ha assoluto bisogno, senza dover mettersi continuamente alla prova.

3. È indispensabile saper leggere i bisogni autentici dei propri figli, soprattutto quelli che i figli non sanno manifestare apertamente. La manifestazione di un bisogno non è sempre esplicita. spesso il bisogno viene comunicato in forma indiretta. Talvolta, quando un bambino fa i capricci o pesta i piedi, l'adulto pensa che egli voglia dire una certa cosa, mentre in realtà vuol dire la cosa opposta. Saper leggere dietro i comportamenti del bambino i suoi effettivi bisogni non è mai semplice. Basta pensare a un esempio classico che mette in discussione lo stesso concetto di qualità della vita secondo la mentalità del bambino, spesso opposta a quella materialistica della cultura adulta. II bambino dice: «Voglio che tu mi compri quel giocattolo, voglio che tu mi compri quella caramella I genitori spesso comprano quello che il bambino chiede, per fargli piacere, per farlo stare tranquillo. Ma quale domanda reale il bambino fa dietro quella banale richiesta? Egli intendeva dire in realtà: «Voglio giocare con te, voglio che tu mi dai tempo sufficiente per stare con te,voglio parlare con te». Quindi il bambino fa i capricci non perché rifiuta il genitore, ma perché ne richiede l'attenzione e l'affetto. Il bambino esprime in maniera più o meno velata bisogni quasi sempre non materàli, come quelli dell'autonomia, della comunicazione, del rapporto con l'altro.

4. È fondamentale consentire al bambino, perché acquisisca stima in se stesso, di fare da sé. Nessuno che abbia poca stima in se stesso può avere un credo esistenziale positivo. Chi ha una bassa stima di sé imposta sempre rapporti con gli altri disturbati. Egli deve invece sapere di poter fare da solo e insieme di poter contare sull'aiuto dei genitori quando ne ha bisogno. Per fare in modo che faccia da sé, piuttosto che parlare a vuoto di libertà, dobbiamo dargli spazi concreti di libertà in cui gestire autonomamente se stesso. Questo non vuol dire lasciarlo in balia di se stesso, significa invece cercare di dargli luoghi, spazi, campi d'azione, in cui possa autogestirsi, ma con alcuni precisi limiti.

5. Autoritarismo e libertarismo allora? Né l'uno, né l'altro, ma un equilibrio dinamico fra questi due tipi di comportamenti definibile col termine di autorevolezza.

6. II genitore non deve fare nulla per apparire agli occhi del figlio diverso da quello che effettivamente è. Uno degli errori più gravi che il genitore può fare è quello di voler far finta di essere bravissimo. bellissimo, formidabile, magari scimmiottando l'ideale maschile dei mass media. Infatti i bambini di oggi hanno tutti gli strumenti per mettere in discussione questa immagine. Basta che confrontino il proprio padre con la figura degli eroi che vedono alla televisione per rendersi conto che il loro padre è completamente diverso da quelli. È molto meglio essere autentici, è molto meglio che il genitore abbia il coraggio di essere se stesso. L'autenticità paga sempre, il contrario non paga mai. Il figlio ha stima del genitore che si mostra per quello che è, che mostra tutti i suoi limiti, che li ammette, che li discute.

7. Bisogna favorire ogni possibilità e ogni occasione di socializzazione. Le paure del tipo «Se vai fuori casa, chissà quali cattive compagnie incontri» vanno superate. L'attenzione alle amicizie è necessaria, ma ci vuole soprattutto la capacità di impostare il concetto di amicizia attraverso le cose che si fanno insieme. Non si può sviluppare un sentimento di amicizia e di affetto se questo non si costruisce attraverso qualcosa che si fa veramente insieme.

8. Occorre coinvolgere il figlio nelle decisioni che riguardano la famiglia senza aspettare che abbia compiuto i 18 anni. Il figlio può dire la sua, deve dire la sua, il genitore deve ascoltarlo anche quando è piccolo. Questo vuol dire considerare il figlio un soggetto, non un oggetto che si può spostare impunemente da una parte all'altra. È un soggetto e come tale ha diritto, ha possibilità di parlare, di comunicare con noi.

9. Il coinvolgimento del figlio nella vita familiare deve tendere a sviluppare in lui un atteggiamento critico. Per sviluppare un atteggiamento critico, ad esempio verso ciò che vede alla televisione, il figlio deve essere abituato a partecipare ai discorsi dei genitori, deve essere abituato a parlare e a riflettere su ciò che vede e su ciò che fa insieme ai genitori.

10. Perché il genitore faccia bene il suo mestiere, è infine indispensabile che egli si realizzi come persona, critica, matura, ben socializzata. Per essere un genitore che sa svolgere il proprio ruolo, ciascuno di noi deve realizzarsi come persona, impegnata nella propria vita, interessata ai problemi sociali, aperta, altruista, anche nelle piccole cose della vita quotidiana. È importante che i genitori, la famiglia, non si chiudano in se stessi, perché solo così potranno realizzare la propria maturità di uomini e conseguentemente di buoni genitori.

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Attenzione!

Il 27, 28, 29 gennaio ci sarà l'Incontro per fidanzati.

Invitate i giovani a partecipare.

La coniugalità non s'improvvisa, si impara

alla scuola di Gesù.

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email: s.rifugio@tiscali.it
Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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