I nostri figli e la televisione
Bruno Ferrero elle di ci leumann TO
Minestra o telegiornale?
In molte famiglie il televisore viene collocato in cucina. La tentazione di accenderlo durante i pasti è irresistibile. In questo caso non importa neppure più quello che si mangia. Chi si accorge che la pietanza è proprio speciale? E magari la mamma ha fatto i salti mortali per prepararla e ci teneva tanto. I ragazzini si ingozzano con gli occhi fissi sul detective del momento.
Il papà esordisce con: «Psst! Psst! Ho avuto una giornataccia, fatemi almeno vedere il telegiornale in santapace!».
«In famiglia la conversazione non esiste più», scrive Nicole Sauvage. «Il marito e la moglie non parlano più. Si fanno tacere i bambini. Se fanno rumore vengono rimproverati. Il pasto non è più un momento di distensione e di intimità familiare in cui ognuno ritrova gli altri, li fa partecipi delle esperienze della giornata, li ascolta e trae profitto da questo scambio di idee.
«Il vostro orario di ufficio vi costringe a sedervi a tavola piuttosto tardi e non volete perdere il telegiornale? Allora approfittatene, parlatene fra voi, marito e moglie, genitori e figli, parlate dei grandi avvenimenti in corso. È un'ottima occasione per scambiare delle idee e per sviluppare nei giovani la facoltà di giudizio, lo spirito critico e il senso di responsabilità personale. Non dimenticate poi che, mangiare o affrontare la prima fase della digestione lasciandosi assorbire da un programma televisivo, è controproducente. La tensione può provocare reazioni con ripercussioni negative su tutto l'equilibrio personale. Bambini che bagnano il letto di notte o soffrono di inspiegabili diarree, sono guariti dopo esser stati privati dello spettacolo televisivo al quale assistevano prima di andare a letto!
«Comunque, non dimenticate di ascoltare anche i piccoli e le storie che accadono nella loro scuola, perché rischiate di inaridire una preziosa sorgente. Avete perduto qualcosa delle notizie di attualità? Bel guaio! Domattina le leggerete nel giornale con tutti i dettagli, ma i vostri bambini non ripeteranno forse mai più quello che avrebbero tanto voluto dirvi quella sera».
Come un caminetto?
C'è chi propone di considerare la televisione come il caminetto dei bei tempi andati. È certamente impossibile: le caratteristiche delle due cose sono diverse. Ma con un po' di fantasia anche il televisore può diventare fonte di calore familiare, di avvicinamento, di intimità.
Prima di tutto perché si può anche vedere insieme un bel film televisivo, come svago di tutta la famiglia. Inoltre l'apparecchio fluorescente non deve ridurre la famiglia al silenzio: può suscitare conversazioni, scambi di idee, magari accese discussioni. Si parlerà della trasmissione, magari per parlare anche di altro.
L'importante è che la televisione non assorba tutta l'attivi tà familiare. Del resto neppure il caminetto occupava tutta la vita della famiglia di un tempo.
La dieta televisiva riguarda soprattutto il tempo.
Quasi tutte le statistiche sono concordi nell'indicare in 2 - 3 le ore quotidiane dedicate in media alla televisione dai bambini tra i 5-13 anni. Nei mesi invernali il tempo dedicato a guardare la televisione tende ad essere ancora più abbondante. Bambini e ragazzi quindi non guardano solo i programmi specificamente dedicati a loro. Guardano un po' di tutto.
Un tempo di esposizione alla televisione così alto è effettivamente un pericolo per la ricchezza della vita familiare e, in modo ancora più accentuato, per le possibilità educative dei genitori. Non c'è proprio il tempo di fare nient'altro.
La soluzione migliore del problema-tempo è quella prospettata dalla seguente letterina giunta alla redazione di un giornale.
«Ecco una spiegazione riguardo ai bambini e la tv. Ho un fratellino che stava davanti al televisore giorno e notte; tragedie se papà lo spegneva. Era quasi un incubo: lui che arrivava da scuola, posava la cartella, accendeva la tv e stava lì eternamente, mangiava con gli occhi lì, e tutto il resto. Da impazzire. Ora da due mesi segue un corso di musica ed è profondamente cambiato. Senza che nessuno glielo imponga, lui ad una certa ora fa solfeggio da solo; il giorno dopo, fa gli esercizi su un piccolo organo, sempre di sua volontà. La televisione non l'ha abbandonata, gli piace sempre, però ha imparato che c'è l'ora per la musica e l'ora per la televisione, cosicché non è più un videodipendente, ma è.uno che si organizza, con degli orari. Non so se questa comunicazione vi serva, fate un po' voi» (Luisella).
Gli elementi necessari ad una buona dieta-tempo televisiva ci sono tutti. Il primo è indubbiamente giungere ad un ora rio della giornata che comprenda anche la televisione. L'orario deve essere negoziato con cura dai genitori e poi essere inflessibilmente osservato. Nel concordare l'orario e il calendario delle trasmissioni è necessario spiegare chiaramente ai ragazzi il «perché» delle scelte. Quale occasione migliore per insegnare ai ragazzi un «criterio familiare» di scelta?
Gusti e caratteri devono essere rispettati. Anche questo è «educativo». Si può dire ad un figlio: «Lo so che questa trasmissione a te non piace, ma piace al papà. Non credi che sia giusto rispettare anche i suoi gusti? Tu puoi fare altro, se vuoi».
Per i genitori il tipo di spettacolo preferito dai figli può anche diventare un termometro significativo delle loro tendenze, del loro carattere, dei loro talenti inespressi. A patto di «guardarli», i figli...
Per non rimanere incollati per ore davanti allo schermo televisivo, i bambini o i ragazzi hanno solo bisogno di alternative. Nelle famiglie con una pianificazione di attività e responsabilità (anche i bambini devono avere incombenze pratiche in casa) non esiste il problema della televisione.
Il più delle volte si guarda la televisione solo «per noia», per far passare il tempo. L'educazione dei figli ha bisogno anche di molta fantasia, di voglia di giocare insieme, di leggere insieme, di passeggiare insieme.
Altrimenti succede come a Mafalda, la terribile ragazzina – filosofo dei fumetti: «Ieri sera si è guastato il televisore… È stata una serata terribile… Non mi ero mai accorta di avere dei genitori così noiosi».
(continua al numero successivo)