BAMBINI E IL SONNO ( tratto da una relazione di P. Lombardo a
cura di Anna Maria Rasponi)
(continuazione)
Bisogno di sicurezza
Come trovare la sicurezza? È necessario che il bambino
capisca che durante la notte la madre sta con il padre o, se vive
sola, che la madre ha un suo spazio di libero movimento e che
lui ha il suo spazio psicologico; il giorno la mamma è
con lui, la notte è con se stessa, come lui deve imparare
a stare con se stesso. Perché uno degli insegnamenti del
sonno, per i bambini, è proprio quello di imparare a costruire
questo spazio di dialogo interiore, questo spazio di solitudine
arricchita dal dialogo interiore, dai ricordi della giornata,
dai pensieri di cosa farà domani, dalla gioia delle ultime
coccole, dell'ultimo abbraccio ricevuto dalla mamma o dal papà.
A questo riguardo è importante che nel bambino vi sia la
consapevolezza di essere autonomo, consapevolezza di cui non sarà
cosciente, ma ci deve essere questa educazione e questo star da
solo, che è fonda-mentalmente un'attività che durerà
tutta la vita: lo star con sé, bisogna che impari a stare
con sé.
E' chiaro che il bambino accetterà questa condizione nella
misura in cui la madre sarà una donna priva di angosce.
In altri termini il bambino si nutrirà dello stato d'animo
d'equilibrio, di serenità della madre e, se questo è
positivo, potrà concedersi di dormire e di abbandonarsi.
Non solo, attenzione a questo passaggio: se la madre è
una persona priva di angosce, il bimbo ammette molto più
facilmente che altre persone gli stiano attorno, perché
ogni persona buona per la madre e per il suo sistema psicologico,
è sentita altrettanto buona dal bambino, questa è
una regola fondamentale per cui le madri hanno una grande responsabilità.
Pensiamo al rapporto di coppia: se, ad esempio, una madre ha un
sentimento di ostilità nei confronti del marito, il bambino
lo sentirà e incomincerà inconsciamente a detestare
quel padre che viene detestato dalla moglie. E' come se la madre,
sia pure senza volerlo, facesse del tutto per allontanare il bambino
dal padre.
La madre deve far comprendere che le persone che le stanno attorno,
sono persone che lei ama, con cui lei ha un buon rapporto. Da
qui l'importanza che ad accompagnare l'entrata nel sonno del bambino
non sia solo la madre ma anche il padre.
Poi c'è un altro problema legato sempre alla prima condizione
per entrare nel sonno, che è sentirsi sicuri, sicuri dentro
di sé, essere in grado di contenere le proprie paure, le
proprie angosce, le proprie insicurezze ed è l'eccessiva
sensibilità alle azioni esterne, che rende il bambino distratto.
Ad esempio, quando un bambino è molto distratto nel mangiare,
più che mangiare mangiucchia, lascia lì, prende,
riprende
questa distrazione continua generalmente anche
nel sonno. In questo casi sono bambini che hanno bisogno di calma,
hanno bisogno di tempo, sono bambini molto attenti a tutto quello
che succede in casa, hanno un'elevata attenzione uditiva, visiva,
percettiva globale, il loro sistema psicologico è estremamente
vigile nei confronti di tutto quello che li circonda.
Quando il bambino mangia e ha la madre tutta per sé non
è più distratto, ma se la madre, mentre dà
il latte, è distratta da altri eventi, il bambino ne è
disturbato. La stessa cosa succede nell'addormentarlo. Si osserva
che a questi bambini è necessaria la continua presenza
della madre, che deve dar loro la sicurezza indispensabile alla
venuta del sonno. L'addormentarsi è un evento che dovrebbe
avvenire in modo naturale. Quando il bambino soffre di malesseri:
mal di pancia, mal di denti ecc., la madre deve assumersi la funzione
di contenimento; cioè deve essere in grado di dare sicurezza
dall'esterno. Dovrà perciò stare molto più
vicina al suo bambino, coccolandolo di più, canticchiandogli
una ninna nanna, parlandogli di più e, cosa che una volta
si faceva per intuizione, fare la famosa ninna nanna ritmata.
Il gesto ritmato, il dondolio della culla dà contenimento,
tranquillizza il bambino, proprio perché quando c'è
un particolare male, una particolare sofferenza, nella creatura
umana, c'è il desiderio di sentirsi riunito alla propria
madre da un legame affettivo - fisico - sensoriale, come ad esempio
il lento dondolare ritmico, la voce della madre, che gli rende
molto più accessibile il ritorno alla sicurezza intrauterina,
della quale sente il bisogno.
E' chiaro che c'è sempre il rischio quello di una dipendenza
eccessiva, vale a dire che certi bambini potrebbero così
provarci gusto, tanto da ricattare la madre sulle loro presunte
malattie, ma questo capita generalmente soltanto se c'è
ansia eccessiva da parte della madre, che non sopporta di sentire
qualche piagnucolio o lamentela del figlio. Bisogna essere ragionevoli:
donne, madri ma non schiave del proprio bambino, essere donne
- madri vuol dire che non bisogna sempre cullarlo; una volta passato
il disturbo, bisogna riportarlo alla sua realtà di un bambino
che sta crescendo, che deve diventare autonomo e che dunque può
benissimo cavarsela da solo. Insomma, se sarebbe inumano lasciarlo
soffrire o addirittura arrabbiarsi con lui perché piange
e diventare nervosi, sgridarlo per l'insicurezza della madre che
non riesce a tranquillizzare il bambino, sarebbe anche eccessivo
continuare a dondolare, canticchiare ninna nanna al bambino che
cresce e che invece ha anche bisogno di una sua autonomia.
Quindi è importante che dopo i 4, 5 mesi, al massimo 6,
7, non è più obbligatorio che sia la madre a tranquillizzare
il bambino, può farlo benissimo il padre o un'altra persona,
un nonno, una nonna se vive in casa, se conosce bene il bambino
e dalla cui presenza si sente rassicurato. Questo vale per qualsiasi
bambino che venga cresciuto in condizioni normali.
SORRISO Iolanda Lo Monte
Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza
e mettila nel cuore di chi è disperato.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donarla.
Scopri l'amore
e fallo conoscere al mondo intero.
RICORDO UNA PREGHIERA Iolanda Lo Monte
Frequentavo la prima classe elementare
ed il mio insegnante ogni mattina
questa preghiera mi faceva recitare:
Gesù Bambino divino,
proteggi me che son debole e piccina.
Rendimi buono il cuore,
serbami della mamma e del papà l'amore.
La pace al mondo dona,
dammi ogni dì il tuo pane.
I falli miei perdona,
sia pura l'anima mia
come Tu la vuoi,
difendila dal male e così sia.