LA TEORIA DEL GENDER
Introduzione
Dall’autunno 2012, chi in Francia si opponeva alla legge Taubira, altrimenti detta “Mariage pour tous” (matrimonio per tutti), ha dato vita ad una realtà chiamata “La Manif Pour Tous” (manifestazione per tutti) che mirava a radunare tutti gli uomini di buona volontà disposti a ribadire la libertà di opinione, in particolare riferendosi alla definizione di famiglia quale cellula fondata da un uomo e una donna e al diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre. L’esperienza francese, che ha preceduto di qualche mese l’arrivo nel nostro Paese de “La Manif Pour Tous Italia”, insegna che gli obiettivi sottostanti a determinati disegni di legge sono ben più profondi e sapientemente camuffati. Se in Italia attualmente si parla di una legge per il contrasto all’omofobia, in Francia dopo aver stabilito i “pacs” si è iniziato a parlare di matrimonio gay. La legge che permette il matrimonio e l’adozione a coppie dello stesso sesso fu approvata nonostante a Parigi fossero scese in piazza folle di persone contrarie: a maggio 2013 erano un milione e mezzo. La polizia d’Oltralpe ha sedato queste manifestazioni con un’impensabile violenza, mentre i mass media dipingevano i manifestanti come “estremisti”. Tutt’ora indossare la felpa con il logo de “La Manif Pour Tous”, raffiguranti un padre e una madre con un bambino e una bambina, può comportare il rischio di fermo da parte della gendarmeria per “comportamento contrario ai buoni costumi”. Ad un anno di distanza in Francia già esistono programmi di educazione obbligatori che mirano alla diffusione di queste teorie in maniera sistematica fin dalle prime fasce di età. Allo stesso modo in Italia alcuni politici propongono di cancellare i termini padre e madre.5
I.
Storia e sviluppo dell’ideologia del genere
La parola “genere” è utilizzata principalmente nei seguenti modi:
1. per teorizzare la differenza tra il sesso biologico (genetico, anatomico, gonadico, ormonale...) da un lato, e il sesso psicologico e sociale (ruolo di genere) dall’altro. Tale distinzione, tra sesso e “genere”, cioè tra il sesso e il modo in cui viene vissuto e percepito il proprio sesso, giustificherebbe quelle che tuttora si configurano come disforie di genere, ovvero i vari fenomeni di transessualismo e i disturbi dell’identità di genere, definiti ancora oggi come tali dalla psichiatria moderna. La possibilità che vi sia un “genere” psicologico in contraddizione, o leggermente differente, dal sesso biologico ha monopolizzato la ricerca scientifica della psicologia sociale americana durante gli anni ‘70-’80. Questo filone riconduceva le differenze tra maschi e femmine a “costruzioni sociali”: gli stereotipi di genere potrebbero allora essere contrastati e rimossi attraverso un’apposita rieducazione.
2. come un eufemismo, dall’inglese gender, usato al posto della parola sesso come termine che la sostituisce completamente. Negli anni Novanta il vocabolo è entrato nei documenti ufficiali di importanti istituzioni internazionali con una voluta ambiguità circa la sua declinazione e traduzione. La “decostruzione” del genere vuole arrivare a negare la differenza radicale dell’umano: la condizione di maschio o femmina in un corpo sessuato. Per questo motivo questo nuovo paradigma filosofico e sociologico6si pone come ideologia. È un ideologia, propriamente parlando, perché non esprime un’opinione su un aspetto dell’uomo, della famiglia, ma si impone come idea che viola la realtà, che la nega e la sovverte, intendendo riscrivere sulla base del desiderio i fondamenti stessi dell’identità personale, familiare e sociale.
- L’origine della distinzione tra sesso e genere: la sessuologia moderna
L’ideologia del genere non è che l’ultima versione di un movimento di presunta liberazione dell’uomo, che da secoli vuole sciogliere l’uomo dai legami che lo costituiscono. L’obiettivo presunto di tale affermazione assoluta dell’uomo è la libertà, la speranza di renderlo libero; l’effetto è invece quello di renderlo più solo, perché privo di legami, privo di punti di riferimento, e dunque non solo perduto a se stesso, ma anche più facilmente manipolabile. è stata la battaglia del secolarismo, contro la religione, del marxismo e del comunismo, contro la proprietà privata, e oggi dell’ideologia di genere, che mira a liberare l’uomo dalla definizione sessuale di sé, per vederlo finalmente libero di autodefinirsi sotto ogni aspetto. Alla promessa di libertà si aggiunge quella di una definitiva uguaglianza: con l’eliminazione della differenza sessuale si andrebbero infatti ad abolire tutte le differenze di genere, intese come ingiustizia anziché come ricchezza.
Questa lotta per l’abolizione della differenza sessuale passa attraverso l’affermazione del concetto di genere. L’archeologia del “genere” si può notare già agli inizi del 1900, quando Magnus Hirschfeld, un medico berlinese, pubblicò nel 1910 Die Trasvestiten, inaugurando la categoria del travestitismo. Egli ipotizzava già allora di sostituire la “fittizia” divisione binaria dei sessi con una serie di sfumature mascoline e femminine che andavano intese lungo un continuum. La prima operazione chirurgica di riattribuzione di sesso è stata svolta proprio sotto gli occhi di Hirschfeld: il caso fu un pittore danese trasformato in donna grazie a cinque interventi in due anni. Ad onor del vero il quarto intervento, l’impianto di ovaie, fallì a causa del rigetto d’organo e l’ultima operazione, il tentativo di un trapianto d’utero, si concluse con il rigetto e la morte della paziente. Dopo la seconda guerra mondiale, in America, il dott. David Cauldwell si interessò al fenomeno dei travestitismi, mentre nel 1953 Harry Benjamin pubblicò un lavoro dal titolo Transvestitism and Transsexualism, inaugurando quella che sarebbe diventata una nuova categoria clinica, il transessualismo. Negli stessi anni Kinsey, un entomologo considerato il padre della sessuologia moderna, pubblicava i due rapporti sul comportamento sessuale dell’uomo e della donna.
Egli teorizzava che ogni attrazione sessuale (non solo l’omosessualità, ma anche la pedofilia, la zoofilia ecc.) non fosse perversione ma variante normale della sessualità umana. Egli aveva infatti ridotto il comportamento sessuale ad una reazione a stimoli, scindendolo completamente dalla globalità della persona, al punto da affermare che il comportamento sessuale non possa essere detto in sé giusto o sbagliato, bensì semplicemente normale in ogni sua forma. Un suo discepolo, l’endocrinologo John Money, tristemente noto per la tragica storia dei gemelli Brian e David Reimer, studioso dei casi di ermafroditismo, fondò la Gender Identity Clinic e introdusse nella letteratura scientifica il termine “genere”. Spiegò di aver preso a prestito dalla grammatica il concetto di “genere” per poter avere un “terza” categoria in cui includere le persone con genitali ambigui: nell’inglese esistono infatti i generi maschile, femminile e neutro.
Poco dopo, lo psichiatra psicoanalista americano Robert Stoller, che lavorava con i pazienti transessuali, nel suo Sex and Gender. The Development of Masculinity and Feminility (1968) teorizza la distinzione tra sesso e genere, cioè tra il “substrato” biologico (sesso) e il genere che sarebbe il grado di mascolinità o femminilità presente in un individuo. Così è nato il concetto d’identità di genere (core gender identity), che si riferisce all’appartenenza soggettiva ad uno dei due sessi. Al contrario, il rifiuto di appartenere al proprio sesso biologico e quindi il desiderio di cambiare di sesso (transessualismo) è stato definito a partire dagli anni ottanta come Disturbo dell’Identità di Genere (o Gender Identity Disorder), considerato tuttora dall’ultima revisione del DSM V (manuale psichiatrico dell’American Psychology Association) nella categoria nosografica gender diphoria. Dagli anni Settanta la divulgazione del gender in ambito scientifico è stata amplificata dalle filosofie femministe, mentre negli anni Novanta il concetto di genere è stato recuperato dai militanti omosessuali e transessuali riuniti sotto la sigla LGBT. Oggi le combinazioni di identità ed orientamenti di genere contano fino a venti e più auto-descrizioni, che tendono letteralmente all’infinito, puntando alla condizione di “libera scelta del sesso”, una trasformazione di sé secondo il proprio piacere da realizzare più volte e in più modi nel corso della vita.
(Prosegue al prossimo numero)