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MAGGIO 2015

     

GENDER A SCUOLA: PRIME REAZIONI DELLA CHIESA ITALIANA

– di GIUSEPPE RUSCONI 28 febbraio 2014

 

            Con l'avanzata della  rivoluzione antropologica imposta dalla nota lobby, che con inaudita arroganza (Mammona adiuvante) vuole instaurare la dittatura del ‘gender’, incominciano a farsi sentire – oltre a quelle di gruppi di laici-  anche le voci di diversi vescovi, dal cardinale Bagnasco al Vicariato di Roma, dalla Conferenza episcopale del Triveneto a quella toscana, a singoli presuli (da tempo in trincea). Insultato il vescovo di Cremona. Il prezioso fiancheggiamento di ‘Avvenire’

 

            Giornalmente ormai la nota lobby ci propone svariati tentativi di introdursi in ogni ambito sociale per diffondere il suo verbo che, se applicato, comporterà guasti sociali enormi di cui saranno vittime le nuove generazioni, la cui identità personale verrà resa insicura. Tale propaganda socialmente irresponsabile (almeno per chi è abituato ad agire secondo ragione e buon senso) ha ormai incominciato ad aggredire la scuola, già a partire dall’asilo, creando – laddove ha allungato i suoi tentacoli - prevedibili turbamenti nei pargoli e forti tensioni tra scuola e famiglia. E’ di questi giorni poi la notizia che la nota lobby tenta di utilizzare uno sport popolare come il calcio per lanciare i suoi messaggi devastanti con il pretesto consueto della ‘lotta all’omofobia’: ai calciatori è stato chiesto da un sito di scommesse (ma guarda guarda…), da Arcigay, Arcilesbica e Fondazione Cannavò (!) di ‘colorare’ gli scarpini di lacci arcobaleno. Manco a dirlo il presidente della Federazione gioco calcio ha già annunciato l’adesione alla campagna, che dovrebbe coinvolgere anche la Serie A e addirittura la nazionale azzurra guidata dal commissario tecnico più politicamente corretto della storia calcistica tricolore. Si può prevedere che non tutti gradiranno, calciatori e in particolar modo le curve, così che sarà fatalmente introdotto anche il ‘reato calcistico’ di discriminazione sessuale con conseguenti squalifiche a pioggia nell’Italia intera.   

            Tutti ormai ai piedi della nota lobby? Fortunatamente no. Gli attacchi portati nel settore dell’educazione scolastica stanno provocando una diffusa presa di coscienza tra molti genitori - fin qui assopiti- spaventati e indignati dal vedersi arrivare in casa, con i pargoli, anche opuscoli con storie di due papà o due principi azzurri. Si incomincia a organizzare in quelle parti d’Italia - come in Umbria, in Veneto, in Toscana, in Lombardia, in cui la propaganda è in netto crescendo - la resistenza da parte dei genitori, coadiuvati da associazioni laiche spontanee come la Manif pour tous o le Sentinelle in piedi o laiche istituzionali come il Forum delle Famiglie. Dalle segnalazioni ai dirigenti scolastici alle lettere di diffida, dalle manifestazioni di piazza alla prospettata obiezione di coscienza (tenere i figli a casa quando la nota lobby imperversa) è tutto un fiorire di iniziative, tese a bloccare la degenerazione antropologica imposta ad allievi, studenti ed insegnanti. Un po’ nel solco di quanto è successo e sta succedendo in Francia, dove la grande mobilitazione popolare contro la legge del ‘mariage pour tous’ e sviluppi successivi ha già indotto il presidente Hollande a rinviare di un anno la discussione su una nuova legge riguardante la famiglia. “Si deve resistere, continuiamo a resistere” – ci ha detto battagliero a tal proposito l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin, all’uscita del Concistoro di sabato 22 febbraio.

            In Italia è ‘Avvenire’ tra i quotidiani nazionali a condurre con tenacia e fermezza la battaglia, chè di battaglia si tratta, sia pure combattuta con le armi della ragione e del buon senso, così da cercare di risvegliare gli assopiti e di instillare qualche dubbio serio in tante menti ‘politicamente corrette’.

 

 

IL VICARIATO DI ROMA: “RIVOLUZIONE CULTURALE,

Ma le famiglie non ne avvertono il bisogno”

 

            Dicevamo di Avvenire che la domenica ha nella capitale un inserto particolare, Roma sette, il settimanale della diocesi di Roma. Domenica 23 febbraio la prima pagina era quasi tutta dedicata all’ “operazione ideologica” del “gender in classe”, voluta sia dal noto Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) che dal noto Campidoglio targato Marino (uno che toglie alle famiglie numerose e promuove anche finanziariamente i programmi scolastici di ‘educazione’ gay). Sicuramente la pagina è apparsa sotto l’impulso del cardinale Vicario Agostino Vallini, che già qualche tempo fa aveva diramato una nota (giustamente) molto dura contro i gai maneggi del noto Marino in materia di registro delle ‘unioni civili’.

http://3.bp.blogspot.com/-wQFk09kBFNI/TyQwfQcCmNI/AAAAAAAADZc/HboaY3Ccs6o/s640/nuova-famiglia.jpg            Nell’editoriale firmato da don Filippo Morlacchi, sacerdote tanto colto quanto pacato e direttore dell’Ufficio pastorale scolastica, si legge tra l’altro, riferendosi ai programmi di gaio indottrinamento che hanno ormai preso il via in diverse scuole (d’ogni ordine e grado) della capitale della Cristianità: “La priorità emergente, il pensiero dominante sembra, già nella prima infanzia, la proposta dell’ideologia gender, ossia la dottrina secondo cui il dato biologico originario del dimorfismo sessuale è marginale rispetto alla costruzione dell’identità di genere”. E’ evidente che “si vuole così avviare una vera rivoluzione culturale, di cui la maggioranza delle famiglie italiane, impegnata ad affrontare tanti problemi educativi con i figli, non sembra proprio sentire il bisogno. Tutto questo, si noti, già con bambini molto piccoli”. Sono programmi di “educazione alla diversità”, come è noto: “Peccato però che almeno una di queste diversità, cioè quella assolutamente originaria, quella che ogni bambino coglie al volo, quella tra maschietti e femminucce, quella tra mamma e papà, in breve la differenza sessuale, venga invece trascurata, fluidificata e perfino contestata come obsoleto stereotipo culturale”. Constata la “tristezza” di tale situazione, don Morlacchi annota infine: “Anche in altri Paesi europei (ad esempio la Francia) la potente minoranza favorevole al gender ha dettato l’agenda degli impegni scolastici; ma le associazioni di genitori hanno alzato la voce e prodotto agili pubblicazioni per avvertire le famiglie del fenomeno. Forse è tempo che anche in Italia non solo i cattolici, ma tutti gli uomini convinti della bontà della famiglia naturale si esprimano pubblicamente”. Un invito, quello di don Morlacchi in nome della diocesi di Roma, fatto con il suo garbo naturale, ma non per questo meno tranchant (per dirla nella lingua di un Paese il cui popolo in maggioranza si è risvegliato in nome prima di tutto del buon senso e della coscienza di corresponsabilità sociale).

            A cura del direttore Angelo Zema appare poi a tutta pagina un’intervista al professor Tonino Cantelmi (psicoterapeuta) e a Elisa Manna (sociologa del Censis), i quali si occupano delle recenti, devastanti iniziative capitoline. “Colpo di mano ideologico” le definisce Cantelmi, autore tra l’altro (insieme con il collega Marco Scicchitano) del libro “Educare al maschile e al femminile” (presentazione venerdì 28 febbraio alle 20.30 presso la Chiesa Nuova). “Il sindaco Marino – rileva Cantelmi – è accecato dall’ideologia. (…) I progetti educativi del Comune sono terribili perché, con la motivazione di combattere il bullismo, propongono una visione confusa dell’uomo”. Per Elisa Manna un fondamento è incontrovertibile: “Gli esseri umani nascono dall’incontro tra un maschio e una femmina, e la società sopravvive grazie a quest’incontro (…) Bisogna rifuggire dagli stereotipi, ma è innegabile che esista uno specifico maschile e uno femminile e che l’educazione ne debba tener conto”. Nel taglio basso troviamo un articolo (a sigla r.s.) sui famigerati opuscoli dell’Unar (preparati dal noto Istituto Beck di Roma) in cui si legge tra l’altro un’affermazione gravissima, oltre che offensiva, come quella che segue: “I tratti caratteriali, sociali e culturali, come il grado di religiosità, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo”. Completa la pagina un ‘box’ sulla dinamica dei progetti capitolini, da “Le cosecambiano@Roma” a”Bulli e pupe, ragazzi che faticano a crescere” del Circolo omosessuale Mario Mieli (il ‘filosofo’ che in “Elementi di critica omosessuale” del 1977 scriveva tra l’altro: “Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”). Da notare che quest’ultimo progetto è in collaborazione con la Asl Roma E e finanziato dalla Regione Lazio, quella di Zingaretti..

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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