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GIUGNO 2015

     

 

Cardinal Bagnasco: “Nel torbido il male opera meglio”

Se allarghiamo lo sguardo all’Italia constatiamo che incominciano a levarsi diverse voci di vescovi responsabili e coraggiosi che non temono di essere etichettati come sappiamo. Ribadendo con forza quanto già detto nelle sue prolusioni da presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco il 15 febbraio ha parlato chiaro a Genova: “E’ in atto una strategia persecutoria, un attacco per destrutturare la persona e quindi destrutturare la società, mettendola in balia di chi è più forte e ha tutto l’interesse a che la gente sia smarrita”. Perché “nel torbido il male opera meglio”.

 

IL CARD. BAGNASCO, I VESCOVI DEL TRIVENETO, I VESCOVI DELLA TOSCANA

I vescovi del Triveneto: utilizzare pubblicamente i termini padre, madre, moglie, marito

e l’espressione ‘famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna’

In precedenza, per la Giornata della Vita del 2 febbraio, la Conferenza episcopale del Triveneto aveva approvato una “Nota su alcune urgenti questioni di carattere antropologico ed educativo”. Un documento nitido, essenziale, inequivocabile, stimolato dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia e redatto in un “momento grave  per il bene delle persone e della società”. A causa del dilagare dell’imposizione dell’ideologia gender che comporta una “vera emergenza educativa”, i vescovi triveneti si sentono “sollecitati” a una risposta proprio da alcune parole di papa Francesco che, nell’Evangelii gaudium (n. 182) scrive: “I Pastori (…) hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone, dal momento che il compito dell’evan-gelizzazione implica ed esige una promozione integrale di ogni essere umano. Non si può affermare che la religione deve limitarsi nell’ambito del privato”.

Sottolineano i vescovi triveneti “il grave pericolo che deriva, per la nostra civiltà, dal disattendere o stravolgere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell’educazione, confondendo gli elementi obiettivi con quelli soggettivi, veicolati da discutibili concezioni ideologiche della persona che non conducono al vero bene né dei singoli né della società”. Evidenziano poi: “Siamo consapevoli che la differenza dei sessi è elemento portante di ogni essere umano ed espressione chiara del suo essere ‘in relazione’; senza la comune salvaguardia delle ‘grandi differenze’ vi è un grave e concreto rischio per la realizzazione di un autentico e pieno sviluppo della vita delle persone e della società”. Perciò ribadiscono “il rifiuto di un’ideologia del gender che neghi di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complemen-tarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico”. Non solo: i vescovi del Triveneto invitano “a non avere paura e a non nutrire ingiustificati pudori o ritrosie nel continuare ad utilizzare, anche nel contesto pubblico, le parole tra le più dolci e vere che ci sia mai dato di poter pronunciare: padre, madre, marito, moglie, famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.

I presuli difendono e promuovono poi “il carattere decisivo – oggi più che mai – della libertà di educazione dei figli che spetta, di diritto, al padre e alla madre aiutati, di volta in volta, da soggetti istituzionali chiamati a coadiuvarli”. E rigettano “ogni tentativo ideologico che porterebbe ad omologare tutto e tutti in una sorta di deviante e mortificante ‘pensiero unico’, sempre più spesso veicolato da iniziative delle pubbliche istituzioni”. Importante anche ciò che segue: i vescovi sostengono e incoraggiano “l’impegno e lo sforzo di quanti, a vari livelli e su più ambiti, affrontano ogni giorno, anche nel contesto pubblico e nella prospettiva di una vera e positiva ‘laicità’, tutte le più importanti questioni antropologiche ed educative del nostro tempo e che segnatamente riguardano: la difesa della vita, dal concepimento al suo naturale spegnersi, la famiglia, il matrimonio e la differenza sessuale, la libertà religiosa e di educazione”.

Una ‘Nota’ ,quella dei vescovi del Triveneto (tra cui si annovera l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, lottatore indomito per la dottrina sociale della Chiesa, contestato duramente l’anno scorso da gruppi appartenenti alla nota lobby), che si potrebbe definire anche con un aggettivo solo: esemplare.

I vescovi della Toscana:  preoccupazione per il grave rischio

La Conferenza episcopale toscana, su forte spinta del suo presidente cardinale Giuseppe Betori, ha emesso il 12 febbraio (dopo la riunione all’eremo fiorentino di Lecceto) una ‘Nota’ in cui si fa riferimento in primo luogo alla propaganda della nota lobby in diverse scuole toscane. I vescovi si dicono “preoccupati per i tentativi di introdurre il tema della ‘valorizzazione delle differenze di genere’ nei percorsi formativi dei docenti e degli studenti, secondo modalità ispirate alla cosiddetta teoria del gender”. Grave “il rischio che, per motivi ideologici, venga propagata nelle scuole una concezione della famiglia lontana da quella della famiglia naturale, subordinando la stessa identità sessuale biologica a quella culturale, per di più soggettivamente determinata”. Ribadita poi la “dignità culturale di una visione antropologica fondata sulla differenza e complementarietà tra i sessi”.

Da tempo poi la Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, stimolata dal cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, insiste sulla difesa e il promuovimento dei ‘valori non negoziabili’. Anche singoli presuli – ad esempio, per quanto ci è noto, l’arcivescovo Luigi Negri a Ferrara, il vescovo Massimo Camisasca a Reggio-Emilia, l’arcivescovo di Crotone Domenico Graziani (vedi l’articolo in questo stesso sito sulla manifestazione anti legge ‘contro l’omofobia’ nella città calabrese), il già citato monsignor Gianpaolo Crepaldi a Trieste – promuovono con ammirevole continuità una riflessione critica sull’avanzata delle tesi della nota lobby.

Tra le reazioni laiche segnaliamo in particolare – oltre a quelle della ‘Manif pour tous –Italia’ e delle ‘Sentinelle in piedi’ – vari convegni tenutisi nella Penisola (in particolare quello di Roma, svoltosi dopo molte peripezie in Campidoglio e di cui abbiamo riferito ampiamente) e l’attivismo responsabile dei “Giuristi per la vita”. Ripetuti gli interventi del ‘Forum delle famiglie’, che in Umbria, per bocca del suo presidente Simone Pillon, ha invitato all’obiezione di coscienza dei genitori (un po’ come è accaduto in Spagna e sta accadendo in Francia) nel caso in cui le autorità scolastiche proseguano nell’indottrinamento venefico di bambini, ragazzi e studenti. Per i genitori sfortunatamente coinvolti nella trista questione segnaliamo il ‘dodecalogo’ dello stesso Forum delle famiglie dell’Umbria , “dodici strumenti di autodifesa dalla ‘teoria del gender’ per genitori con figli da 0 a 18 anni” (www.forumfamiglieumbria.org ).

Gli insulti al vescovo di Cremona, Dante Lafranconi

Il vescovo di Cremona, Dante Lafranconi, è stato uno dei primi in Italia ad istituire un gruppo di accompagnamento pastorale degli omosessuali cristiani. Ciò non gli ha però risparmiato un attacco violentissimo da parte dell’eurodeputata Sonia Alfano (gruppo dei cosiddetti democratici e liberali), per aver osato inviare una mail, in cui il 31 gennaio chiedeva di non votare il famigerato rapporto Lunacek, intitolato “Tabella di marcia contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere”. Ricordiamo che il 4 febbraio l’Europarlamento ha votato il rapporto con 394 sì, 176 no e 72 astensioni (tra i favorevoli, oltre alla sinistra, ai verdi e a una minoranza ‘illuminata’ del PPE, anche deputati del centrodestra come Licia Ronzulli, Barbara Matera e Aldo Patriciello, mentre tra gli astenuti troviamo – secondo l’agenzia Ansa – addirittura il popolare Ciriaco De Mita). Ebbene Sonia Alfano ha dichiarato, a proposito dell’invito del vescovo Lafranconi: “E’ gravissimo che il vescovo di Cremona, con una mail inviata alla mia casella di posta elettronica, mi chieda di votare contro la relazione sui diritti degli omosessuali della collega europarlamentare Ulrike Lunacek. (…) Se votassi come mi chiede il vescovo Lafranconi, avallerei una discriminazione che non condivido e che non fa parte della mia storia politica. Dico questo anche alla luce della presa di posizione di Papa Francesco, che a proposito dell’omosessualità, ha detto: “Se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Anche perché ‘Dio ci ha reso liberi’. Da un esponente della Chiesa ci aspetteremmo ben altre indicazioni che non quelle della discriminazione”. Dopo Sonia Alfano gli esponenti lombardi e nazionali dell’Arcigay hanno fatto a gara nel lapidare monsignor Lafranconi. E pensare che la famigerata legge ‘contro l’omofobia’ ancora non è stata approvata! 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 12 novembre 2021
 
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