LA TEORIA DEL GENDER
(Continuazione dal numero precedente)
1.5 Oltre il genere
Se inizialmente gli studi di Money furono utilizzati dalle femministe come base per provare la costruzione sociale dei ruoli di genere, negli ultimi anni essi sono stati accantonati dalle stesse femministe de-costruzioniste, anche in seguito alla scoperta che la sua ricerca lodata da “Science” nel 1972 fu in realtà una frode scientifica. Nel 1998 Alice Domurat Dreger pubblicava Hermaphrodithes and the medical invention of Sex: secondo il nuovo paradigma decostruzionista il transessuale che richiede l’operazione di “riattribuzione del sesso” sarebbe in realtà vittima di un sistema di pensiero omofobo, basato su una società caratterizzata dalla differenza binaria dei sessi.
Il vero atteggiamento rivoluzionario è il queer, il transgender, la maschera drag, il gender fluid. Rosy Braidotti, coniugando il cyber-femminismo di Donna Haraway e il soggetto eccentrico di De Lauretis, invita ad abbandonare ogni confine: non solo la dicotomia maschio/femmina, ma anche quella corpo/macchina, umano/animale, naturale/artificiale. Il pensiero queer, teorizzato da Judith Butler, non è certamente un pensiero sul “genere”, ma punta al suo superamento: il genere una volta decostruito non serve più, l’obiettivo
è andare oltre! La sfida sta nel superare ogni confine/limite imposto dall’esterno, dal corpo o dalla natura. è qui estremamente evidente ed esplicito il carattere ideologico di tali posizioni, che influenza in modo significativo ogni uso del termine “genere”. 14
II.
Chi sostiene lo sviluppo dell’ideologia del genere?
In sintesi, possiamo identificare le aree e i settori attivisti responsabili ad oggi della diffusione o della trasmissione dell’ideologia del genere.
2.1 Le scienze sociali
Danno il loro contributo i dipartimenti di gender studies, dove esistono, all’interno delle aree di ricerca delle scienze sociali, o alcuni specifici gruppi di ricerca che hanno una grande visibilità mass-mediatica.
I gender studies sono un campo a sé nel mondo accademico americano e più generalmente nelle università più vicine a questo modello (paesi anglofoni, Europa settentrionale, ecc.). Questi dipartimenti di gender studies hanno generalmente sostituito i women’s studies o feminist studies, rami importanti dei cosiddetti cultural studies, inaugurati negli anni settanta. La tradizione accademica francese e italiana non prevede sezioni specializzate di questo tipo, ma oggi stanno nascendo anche nelle nostre università gruppi di ricerca formati spesso da militanti e attivisti. Le prospettive femministe, per esempio, sono di solito integrate nei Dipartimenti di Storia, di Filosofia, di Lettere o delle Scienze sociali e della formazione.
Si tratta di settori della ricerca che nascono anche in funzione del grande finanziamento concesso dagli organismi europei a tutti gli studi accademici attinenti alla tematica del gender. 15
2.2 Le istituzioni internazionali
Il ricorso alla parola “genere” sta diventando sempre più di moda nell’ambito istituzionale. Per approfondire si suggerisce il testo di O’Leary, in cui l’autrice, che partecipò attivamente ai lavori si preparazione della Conferenza di Pechino sulle Donne (1995), sottolinea che nei 300 paragrafi di testi prodotti non vi era alcun riferimento positivo alla maternità o al matrimonio, mentre il vocabolo gender compariva citato più di trecento volte. I programmi orientati verso la gender equality contengono sia riferimenti all’emancipazione femminile, con l’aggiunta di nuove espressioni come “salute riproduttiva” (contraccezione e aborto), sia contributi circa la discriminazione delle persone con tendenze omosessuali e transessuali. A titolo di esempio si vedano Principi di Yogyakarta e la recente campagna dell’ONU “Born free and equal”, che nega la differenza sessuale (maschile/femminile) geneticamente presente sin dalla nascita.
2.3 Gli organismi e i dipartimenti nazionali
Se in Francia le gender theories stanno diventando gli argomenti principali delle riforme scolastiche de L’Education National, qualcosa di molto simile accade anche nel nostro Paese. Il 4 gennaio 2013 il ministro francese dell’Educazione Vincent Peillon inviò una lettera a tutti i presidi, che cominciava così: “Il governo si è impegnato a lavorare sui giovani per cambiare la loro mentalità”. Non diversamente si è pronunciato il Dipartimento per le Pari Opportunità del nostro Paese, nel documento del 2013 intitolato “Strategia Nazionale per la Prevenzione e il Contrasto delle Discriminazioni”, in cui si afferma di voler “dare un forte impulso a quel processo di cambiamento culturale così fortemente auspicato” sfruttando “il ruolo della scuola e degli insegnanti nel cambiare e modificare attitudini e comportamenti specifici”. Per cambiare la società occorre agire sulla cultura e quindi sulle strutture educative: la scuola è il1nuovo campo di battaglia. Il governo d’Oltralpe ha dato l’avvio ad un programma sperimentale per i bambini delle elementari chiamato “ABCD dell’uguaglianza”, in cui si incentivano i bambini a sperimentare e scegliere le diverse identità di genere. In Italia l’UNAR (Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni razziali) ha pubblicato gli opuscoli “Educare alla diversità nella scuola” per la scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado, ed in collaborazione con il MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) ha promosso un nuovo libretto contenente le strategie LGBT per la lotta all’omofobia.
2.4 Le reti d’intellettuali militanti
Molti militanti hanno raggiunto ruoli chiave all’interno di ambienti accademici, in particolar modo nelle scienze sociali, pedagogiche e psicologiche. Alcuni ricercatori legati al mondo LGBT organizzano seminari, promuovano campagne, intervengono in TV, sui mass media, nelle scuole o nelle aziende con conferenze o mostre. A livello politico-giuridico si è costituita la Rete Lenford, i cui avvocati hanno predisposto per l’Italia tre disegni di legge per l’affermazione delle istanze LGBT: il primo, sul contrasto all’omofobia e transfobia, a firma dell’On. Scalfarotto, è già stato approvato alla Camera.
2.5 Le minoranze attive
Sul modello delle associazioni omosessuali e lesbiche, comparse soprattutto durante l’epidemia di AIDS, si sono costituite anche associazioni transessuali, come ad esempio Crisalide Pangender. Essa in realtà persegue obiettivi leggermente diversi dalla più popolare Arcigay, che spesso monopolizza l’attenzione dei mass media sulle proprie battaglie, a detta degli attivisti trans* (con l’asterisco per non discriminare nessuna autodeterminazione che emerga dalle infinite combinazioni tra identità ed orientamento di genere, come1ad esempio le translesbiche). La più importante a livello mondiale è l’ILGA (International Lesbian and Gay Association), che dal 1993 riceve i finanziamenti ONU, dopo aver espulso dal proprio collettivo la più grande rete pedofila americana, la NAMBLA (North American Man Boy Love Association). 18
(Prosegue al prossimo numero)