Tra gli intervistati, il 56% si
ritiene credente ma non praticante; mentre l’altro 44% risulta essere ateo
Giovani ‘privi di fede’ le nuove generazioni
credono?
«Mi
affido alla scienza: agli studi, alle ricerche. Non sono religiosa. Non credo a
nulla di diverso dall’essere umano» (Ilaria,19 anni). Il pensiero di
Ilaria è molto comune tra i giovani di questa generazione, infatti, molti di
loro non credono più alla religione. Al giorno d’oggi viviamo in una società
alla ricerca di certezze che neanche la Chiesa, vista non più come un punto di
riferimento per i giovani, riesce a dare. Gli stessi giovani vogliono avere
certezze concrete prima di poter credere in qualcosa, certezze che, al giorno
d’oggi, non è facile trovare nella religione.
Sempre molti
più giovani stanno, infatti, perdendo la fede nella loro religione: il
risultato di un sondaggio effettuato in una classe di 21 alunni riporta che
solo il 56% di essi si ritiene credente ma non praticante; mentre
l’altro 44% risulta essere ateo. Secondo un’analisi (Demos coop
2017) svolta tra gli “under 30”, solo il 7% dei ragazzi si ritiene ancora
religioso (18 punti in meno dal 2003).
I nati dopo
il 1981 si relazionano in modo diverso con la fede, come spiega Armando
Matteo, professore di teologia e autore dei libri “Tutti giovani, nessun
giovane” (2018):”I ragazzi di questa generazione non si pongono contro
Dio, ma stanno solo imparando a viverne senza. La religione, inoltre, non gioca
più un ruolo rilevante nella loro identità”.
Così i
giovani tendono sempre più a definirsi atei: quindi il 28% degli atei viaggia
contro il 10.5% di giovani credenti e praticanti, la restante parte è la
percentuale credente ma non praticante. Ciò dipende anche da un erroneo modo di
interpretare la religione.
“Avere fede
non significa non avere momenti difficili, ma avere la forza di affrontarli
sapendo che non siamo soli” (Papa Francesco). Molti, infatti, pensano che, attraverso
preghiere e invocazioni, Dio debba per forza aiutarli. Dopo aver pregato Dio e
non aver ottenuto risultati, essi smettono di credere pensando che, non
correndo in aiuto alle loro preghiere, quest’ultimo non esista. Come uno
studente che prega Dio per un’interrogazione che alla fine non avrà l’esito
sperato e quindi decide di non perdere tempo a pregare una divinità che non
esiste e che non aiuta per niente, perdendo così la fede. Papa
Francesco, invece, ribadisce che Dio non è uno strumento di alleggerimento
della vita che si attiva attraverso preghiere, come un televisore che si
accende e si spegne all’impulso di un telecomando, bensì rappresenta la forza
capace di superare questi momenti
difficili,
pensando di non essere soli.
Perché
i giovani si allontanano dalla messa e dalla vita cristiana
Dopo il Christus vivit (Cristo è vivo!), documento pontificio
post-sinodale, viene spontaneo pensare e ripensare a loro: i giovani, i ragazzi
e i più piccoli.
Un pensare preoccupato, ma non angosciato, né ripetitivo.
«C’è (di mezzo) una buona notizia (non inclusa nel documento Christus vivit): i
giovani e i ragazzi sono idealisti come noi, goffi come noi (adulti!), teneri
come noi, stupidi come noi che (ai nostri tempi) volevamo cambiare il mondo
ogni momento. La cattiva notizia è questa: queste nuove generazioni trovano
noi. E noi siamo un po’ cambiati» (Pierangelo Sequeri). Gli adulti mostrano ignoranza o di non aver capito il valore
fondamentale della Parola di Dio nella vita di fede e quindi nell’educazione
dei figli. Possiamo dire, perciò, che come cristiani in Italia abbiamo
perso tre generazioni e stiamo perdendo la quarta. Così crescono piccoli atei!
Anche se è bene e doveroso distinguere la situazione dal punto di vista
sociologico e dal punto di vista spirituale.
Dal punto di
vista sociologico possiamo confermare
che nel mondo europeo si può parlare di crisi con questi cinque indicatori più
gravi: la crisi della famiglia
(instabilità nel legame matrimoniale, incapacità
educativa, calo delle nascite), insignificanza
della fede cristiana nel mondo giovanile, comunicazione mediatica superficiale e deformata (don Cesare
Bissoli); forme di violenza e conflitti
nel mondo, evidente abbassamento di credibilità nella Chiesa.
Dal punto di
vista spirituale; cioè dal punto di vista
dello Spirito Santo, dai segni del Vangelo che, nel nome di Gesù, Egli (Spirito
Santo) va spargendo per il mondo: «la ricerca della verità da parte di tante
persone in tutto il mondo non solo cattolico, e il dialogo tra le religioni;
l’impegno coraggioso per il rinnovamento radicale della Chiesa alla luce del
Vangelo; la disponibilità di tanti giovani a dire sì a Gesù Cristo; la loro
opera di carità e solidarietà» (papa Francesco).
Non dobbiamo cadere nella trappola del pessimismo, della
delusione e dello scoraggiamento. E, soprattutto, non possiamo dubitare che Dio
si è dimenticato dell’uomo! All’oratorio Spazio, da sempre (43 anni!)
corriamo sui binari sempre tenuti lucidi, forti e aggiornati con i segni dei
tempi intuiti, conosciuti, interpretati, con progetti nuovi (innovativi), con
programmi formativi in sincronia con le domande evolutive della base per
aiutarla a darsi risposte, in tempo giusto, per aiutarla a farsi altre domande…
e, così, orientarsi verso il Pianeta della Verità e dell’Amore infinito.
Da sempre, noi educatori abbiamo denunciato le ragioni e
le cause della lontananza dalla vita cristiana dopo la cresima: assenteismo
come trascuratezza dei genitori; mentalità che, ricevuti i sacramenti:
comunione e cresima, il fanciullo/la fanciulla è “a posto”. Non pensiamo che con l’adolescenza si
acuiscono i problemi morali e di fede. A messa, i nostri ragazzi non vanno
più perché, “la messa, non mi dice niente, mi annoia…”. Manca una pedagogia eucaristica, liturgica per minorenni. Ancora:
la catechesi è concepita come un avvenimento di “passaggi” e non aggiornabile
nel contenuto, nel tempo, nel metodo e nel ritmo dei segni dei tempi. Eppure, in Italia sono in atto tantissime
esperienze positive di cambio. Bisognerebbe che venissero fatte conoscere
tra le diocesi, nella singola diocesi, nelle comunità… con la loro singolarità
e con pregi e limiti.
Salvatore Mercorillo
Ecco
quanto dice l’Esortazione apostolica “Cristus vivit”
L’accompagnamento da parte degli adulti
242. I giovani hanno bisogno di essere rispettati nella loro libertà, ma hanno bisogno anche di essere accompagnati.
La famiglia dovrebbe essere il primo
spazio di accompagnamento. La pastorale giovanile propone un progetto di
vita basato su Cristo: la costruzione di una casa, di una famiglia costruita
sulla roccia (cfr Mt 7,24-25). Quella famiglia, quel progetto,
per la maggior parte di loro si concretizzerà nel matrimonio e nella carità
coniugale. Per questo è necessario che la pastorale giovanile e la pastorale
familiare stiano in una continuità naturale, operando in modo coordinato e
integrato per poter accompagnare adeguatamente il processo
vocazionale.
243. La comunità svolge un ruolo
molto importante nell’accompagnamento dei giovani, ed è la comunità intera che
deve sentirsi responsabile di accoglierli, motivarli, incoraggiarli e stimo-larli.
Ciò implica che i giovani siano guardati con comprensione, stima e affetto, e
che non li si giudichi continuamente o si esiga da loro una perfezione che non
corrisponde alla loro età.
244. Nel Sinodo «molti hanno rilevato la
carenza di persone esperte e dedicate all’accom-pagnamento. Credere al
valore teologico e pastorale dell’ascolto implica un ripensamento per rinnovare
le forme con cui ordinariamente il ministero presbiterale si esprime e una
verifica delle sue priorità. Inoltre il Sinodo riconosce la necessità di
preparare consacrati e laici, uomini e donne, che siano qualificati per
l’accompagnamento dei giovani. Il carisma dell’ascolto che lo Spirito Santo fa
sorgere nelle comunità potrebbe anche ricevere una forma di riconoscimento
istituzionale per il servizio ecclesiale».[132]
245. Inoltre, bisogna accompagnare
specialmente i giovani che si presentano come potenziali leader, in modo che
possano formarsi e prepararsi. I giovani che si sono riuniti prima del
Sinodo hanno chiesto che si sviluppino «nuovi programmi di leadership per
la formazione e lo sviluppo continuo di giovani guide. Alcune
giovani donne percepiscono una mancanza di figure di riferimento femminili
all’interno della Chiesa, alla quale anch’esse desiderano donare i loro talenti
intellettuali e professionali. Riteniamo inoltre che seminaristi e religiosi dovrebbero
essere ancor più capaci di accompagnare i giovani che ricoprono tali ruoli di
responsabilità».[133]
246. I giovani stessi ci hanno descritto quali sono le caratteristiche che sperano di trovare in chi li accompagna, e
lo hanno espresso molto chiaramente: «Un simile accompagnatore dovrebbe
possedere alcune qualità: essere un
cristiano fedele impegnato nella Chiesa e nel mondo; essere in continua ricerca
della santità; essere un confidente che non giudica; ascoltare attivamente i
bisogni dei giovani e dare risposte adeguate; essere pieno d’amore e di consapevolezza
di sé; riconoscere i propri limiti ed essere esperto delle gioie e dei dolori
della vita spirituale. Una qualità di primaria importanza negli accompagnatori
è il riconoscimento della propria umanità, ovvero che sono esseri umani e che
quindi sbagliano: non persone perfette, ma peccatori perdonati. A volte gli
accompagnatori vengono messi su un piedistallo, e la loro caduta può avere
effetti devastanti sulla capacità dei giovani di continuare ad impegnarsi nella
Chiesa. Gli accompagnatori non dovrebbero guidare i giovani come se questi
fossero seguaci passivi, ma camminare al loro fianco, consentendo loro di
essere partecipanti attivi del cammino. Dovrebbero rispettare la libertà che fa
parte del processo di discernimento di un giovane, fornendo gli strumenti per
compierlo al meglio. Un accompagnatore dovrebbe essere profondamente convinto
della capacità di un giovane di prendere parte alla vita della Chiesa. Un
accompagnatore dovrebbe coltivare i semi della fede nei giovani, senza
aspettarsi di vedere immediatamente i frutti dell’opera dello Spirito Santo. Il
ruolo di accompagnatore non è e non può essere riservato solo a sacerdoti e a
persone consacrate, ma anche i laici dovrebbero essere messi in condizione di
ricoprirlo. Tutti gli accompagnatori dovrebbero ricevere una solida formazione
di base e impegnarsi nella formazione permanente».[134]
247. Senza dubbio le istituzioni educative della Chiesa sono un ambiente
comunitario di accompagnamento che permette di orientare molti giovani,
soprattutto quando «cercano di accogliere tutti i giovani, indipendentemente
dalle loro scelte religiose, provenienza culturale e situazione personale,
familiare o sociale. In questo modo la Chiesa dà un apporto fondamentale
all’educazione integrale dei giovani nelle più diverse parti del
mondo». Ridurrebbero indebitamente la loro funzione se stabilissero
criteri rigidi per l’ammissione degli studenti o per la loro permanenza, perché
priverebbero molti giovani di un accompagnamento che li aiuterebbe ad
arricchire la loro vita.
RIFLETTIAMO INSIEME
Le
strutture per accompagnare i giovani anche nel vivere la fede, ci sono, sono
quelle di sempre: la famiglia, la scuola
la Chiesa ma queste strutture sono deboli e non incidono significativamente
sui giovani per incoerenza, per relativismo, per contro testimonianza, per
incapacità di dialogare sui valori.
Le famiglie sono fragili, instabili,
insicure anche di sussistere come istituzione perché insidiate da crisi
continue che, invece di sfociare in dibattiti seri, che anche i giovani
capirebbero, i
coniugi si umiliano l’un l’altro, gettando
insicurezza e sofferenza nei giovani.
Il
primo impegno, a mio parere è quello di tonificare
la famiglia con l’amore fedele e misericordioso, coerente nella fede e
nella pratica religiosa, proprio perché il giovane possa capire il grande
valore della religiosità. I figli vanno coinvolti non tanto con l’obbligo
domenicale ma con la presa di coscienza che Dio nei cuori dei genitori, garantisce anche la loro fedeltà nell’amore
e perciò la stabilità della famiglia. Dio sta nella famiglia se la famiglia
riesce ad amarsi nella buona e nella cattiva sorte. Certamente se noi preghiamo
quando abbiamo bisogno di qualcosa e se questo qualcosa non avviene secondo i
nostri schemi ci allontaniamo da Lui, sdegnati, i figli imparano da noi che Dio è il pulsante dei casi impossibili,
e faranno quello che noi stessi abbiamo fatto, si allontaneranno. Forse si sono
già allontanati per questa falsa idea di Dio che abbiamo loro comunicato.
La scuola sta nelle stesse condizioni
perché gli insegnanti oltre che istruirli sulle materie erano e sono chiamati ad essere maestri di vita,
proprio perché operano per i giovani in formazione; ma anche loro vivono
rapporti disordinati e lontani dal Vangelo seguendo ideologie relativiste, atee
e spesso immorali. Questi insegnanti sicuramente non sono in grado di
comunicare il senso della fede nella vita quotidiana, anche attraverso
ragionamenti sapienti. Alcuni insegnanti addirittura ridicolizzano i ragazzi
che ancora vanno al catechismo per ricevere i sacramenti e ci sono insegnanti
che addirittura si offrono per accompagnare ad abortire adolescenti di scuola
media che rimanessero incinte.
Non
parliamo della società; Essa
gestisce i mezzi di comunicazione di massa, e attraverso essi materializza la
felicità e la vita sul piano del fare e dell’avere, l’essere è completamente
assente. Il consumismo utilizza i
difetti giovanili per il proprio utile, presentando come attraente ed interessante
ogni perversione. Ovviamente presentano una realtà estranea completamente ai
valori morali e alla religiosità.
La
stessa Chiesa si è intimidita di fronte
al mondo e non ha il coraggio di porre un argine al male, vorrebbe capire,
dialogare col mondo, ma quello che ne ricava è un grande impoverimento, una
evidente mancanza di identità.
E allora? Ecco il
programma:
E
allora, con questo quadro catastrofico bisogna disperare? Assolutamente! Dio c’è ed
opera nel nostro mondo, Dio ama noi
e i nostri giovani e vuole aiutarci, dobbiamo solo svegliarci da questo sonno
narcotico e afferrare l’unica ancora di salvezza che ci viene offerta. La Madre
Speranza dice: “Nessuno può cadere più
in basso delle mani di Dio, perché dovunque l’uomo voglia cacciarsi con i suoi
disordini, là trova la mano di Dio pronta a rialzarlo, ma deve afferrarla, per
essere messo in salvo”. Si direbbe che Dio ci precede nei nostri disordini
per non toglierci la speranza. Ci ama troppo per disinteressarsi di noi ma noi non dobbiamo essere ingrati verso di Lui,
dobbiamo sceglierlo come nostro compagno di viaggio, come nostro confidente
interiore, come punto di riferimento sicuro. Se faremo questo, saremo ottime
guide per i nostri giovani.
Voi
famiglie avete l’obbligo di rinnovare la
famiglia con la fedeltà al Vangelo e con l’amore vero che è dono di sé
nella buona e nella cattiva sorte; avete
l’obbligo di scegliere per i vostri figli scuole che completino e
continuino il vostro impegno familiare; avete
il dovere di stimolare anche i vostri sacerdoti perché possiate affidare
loro i vostri tesori e soprattutto avete
l’obbligo di scegliere governanti che promuovano la giustizia, l’onestà, e
siano loro stessi impregnati di sapienza divina.