Sant’Agostino
Il matrimonio è un bene e se ne ricercano i motivi (1, 1 - 12, 14)
Ai nostri giorni il matrimonio è riservato a coloro che non sono capaci di vivere continenti.
10. Ma so cosa vanno mormorando: - Come? Se tutti gli uomini decideranno di astenersi da ogni rapporto carnale, come si conserverà il genere umano? - Ma volesse il cielo che tutti prendessero questa decisione, purché nell'atteggiamento di carità che deriva da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede non simulata! Molto più presto si adempirebbe la città di Dio e si appresserebbe la fine dei tempi. Infatti a che esorta evidentemente l'Apostolo, quando dice: Vorrei che tutti fossero come me? O nello stesso passo: Questo poi dico, fratelli: il tempo è breve; resta che coloro che hanno moglie vivano come se non l'avessero e coloro che piangono come se non piangessero; e coloro che godono come se non godessero; e coloro che comprano come se non comprassero; e coloro che usano di questo mondo come se non ne usassero. Infatti passa la figura di questo mondo: voglio che voi siate senza preoccupazioni. Aggiunge ancora: Chi non ha moglie pensa alle cose del Signore e come possa piacere a Lui. Ma chi è congiunto in matrimonio pensa alle cose del mondo e come possa piacere alla moglie. E divisa è la donna che non è maritata ed è rimasta vergine : quella che non è maritata si preoccupa delle cose del Signore per essere santa di corpo e di spirito; quella che è sposata invece si preoccupa delle cose del mondo per piacere al marito. Per tutto ciò, secondo me, ai nostri giorni si devono sposare solo quelli che non sono capaci di contenersi; ai quali l'Apostolo dice: Se non sono capaci di contenersi, si sposino; è meglio sposarsi che bruciare.
Le nozze rendono perdonabili gli eccessi coniugali.
11. Eppure per essi le nozze non sono peccato. Se esse fossero scelte, in paragone della fornicazione, sarebbero un peccato minore della fornicazione, ma tuttavia sempre un peccato. Ma che possiamo dire contro le parole evidentissime dell'Apostolo: Faccia ciò che vuole; non pecca se si sposa, e: Se hai preso moglie, non hai peccato; e se una vergine si è sposata, non pecca? Da queste espressioni, non è più possibile mettere in dubbio che il matrimonio non è peccato. Pertanto l'Apostolo non concede le nozze per indulgenza: infatti sarebbe un'assurdità, e chi potrebbe dubitarne?, sostenere che non abbiano peccato coloro ai quali si concede un'indulgenza. Al contrario, viene concesso sotto forma di indulgenza solo quell'atto coniugale che avviene per l'incapacità di contenersi invece che al solo scopo di procreare, e talvolta addirittura senza lo scopo di procreare; e non sono le nozze che ci spingono ad atti del genere, ma sono le nozze che li rendono perdonabili. Certo essi ci verranno perdonati, solo se non sono così eccessivi da ostacolare i momenti che devono essere riservati alla preghiera, e se non sono stravolti da abitudini contro natura. Di queste abitudini non poté tacere l'Apostolo, quando parla della corruzione ignobile di uomini empi ed immondi. Dunque solo l'unione carnale indispensabile per generare è incolpevole ed essa sola appartiene alle nozze. Quella che va oltre tale necessità, obbedisce ormai alla libidine, non alla ragione. Eppure è proprio di chi riveste lo stato coniugale non esigere, ma concedere al coniuge questa unione, perché egli fornicando non cada in peccato mortale. Se poi entrambi i coniugi sono soggetti a tale concupiscenza, il loro comportamento non è certo quello proprio delle nozze. Tuttavia, se nella loro unione coltivano piuttosto le pratiche oneste proprie del matrimonio che quelle disoneste ad esso estranee, ciò viene loro concesso per indulgenza sull'autorità dell'Apostolo; ma non sono le nozze che spingono a questa colpa: al contrario sono le nozze che intercedono per essa. Condizione indispensabile è però che i coniugi non distolgano da sé la misericordia del Signore, trascurando di astenersi in determinati giorni, in modo da attendere alle preghiere e raccomandarle attraverso questa astinenza e i digiuni, oppure pervertendo la pratica naturale in quella contro natura. E questa colpa tra coniugi è ancora più condannabile.
Rapporti contro natura.
12. Infatti la pratica naturale, quando scivola oltre il patto matrimoniale, cioè oltre la necessità della procreazione, è una colpa veniale in una moglie, gravissima in una meretrice; invece la pratica contro natura è esecrabile in una meretrice, ma ancor più esecrabile in una moglie. Tanta importanza ha l'ordinamento disposto dal Creatore e la regola ricevuta dalla creazione, che oltrepassare la misura nelle pratiche consentite all'uso è cosa di gran lunga più tollerabile che una trasgressione, sia pure unica o rara, in quelle che non sono consentite. E perciò l'eccesso di un coniuge in un'azione lecita deve essere tollerato, perché la libidine non prorompa in un'altra non concessa. Da ciò deriva anche che pecca di gran lunga di meno un marito che si dedica con troppa frequenza alle pratiche coniugali, che uno che si dia, sia pur rarissimamente, alla fornicazione. Ma se un uomo vuole usare del corpo della moglie in maniera non concessa dalla natura, la moglie è più colpevole se permette che questo avvenga su di sé che su un'altra. Dunque la dignità del matrimonio consiste nel procreare onestamente e nel rendere fedelmente il debito coniugale: questa è la funzione delle nozze, questa l'Apostolo difende da ogni accusa dicendo: Se hai preso moglie, non hai peccato; e se una vergine si è sposata, non pecca, e: Faccia ciò che vuole; se si sposa, non pecca . Però, per i motivi già esposti, ai coniugi è perdonato un certo eccesso nell'esigere vicendevolmente il loro debito.
Anche i coniugati possono essere santi nel corpo.
13. Quando poi l'Apostolo dice: Quella che non è sposata pensa alle cose del Signore per diventare santa di corpo e di spirito, non dobbiamo intenderlo nel senso che una casta sposa cristiana non possa essere santa nel corpo. È stato effettivamente detto ai fedeli: Non sapete che i vostri corpi sono in voi il tempio dello Spirito Santo che ricevete dal Signore? Dunque sono santi anche i corpi degli sposi che osservano la fedeltà reciproca e nei riguardi del Signore. E alla loro santità non può nuocere neppure un coniuge non credente, ma piuttosto la santità della moglie può giovare al marito non convertito, o la santità del marito alla moglie; e ancora lo attesta l'Apostolo dicendo: Il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente nel fratello. Al contrario, quello che dice san Paolo fa capire solo che la santità delle donne non sposate è maggiore rispetto alla santità delle maritate. E poiché il bene che esse praticano pensando solo alla maniera di piacere al Signore è superiore all'altro, è dovuta loro anche una ricompensa più ampia. Ma ciò non significa che una donna credente, quando osserva la pudicizia coniugale, non si preoccupa di piacere al Signore; solo vi pensa meno, certamente, perché pensa anche alle cose del mondo per piacere al marito. Questo appunto ha voluto dire l'Apostolo delle maritate, perché esse in un certo qual modo possono essere costrette dal matrimonio a pensare alle cose del mondo, per piacere ai mariti.
RIFLETTIAMO INSIEME
Sant’Agostino dice che il Matrimonio ai suoi tempi, e oggi ancor di più, sembra un rimedio per chi non sa astenersi dalla libidine, non sa mantenersi continente. L’incontinenza è scarso o nullo dominio di sé, quindi rivela una personalità immatura, schiava degli istinti, inadatta a prendere impegni di responsabilità e poiché il matrimonio è un grosso impegno di responsabilità, inadatta al matrimonio.
Questo è valido anche per il matrimonio civile, perché comunque anche il matrimonio civile regola la vita dei coniugi e mette la coppia di fronte alle sue responsabilità civili:
Questi gli articoli che regolano il matrimonio civile:
Art. 143: Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.
Art. 144: I coniugi concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa.
A ciascuno dei coniugi spetta il potere di attuare l’indirizzo concordato.
Art. 147: Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni, secondo quanto previsto dall’articolo 315-bis.
Per assumersi queste responsabilità si esigono persone mature, consapevoli degli impegni che si accingono a prendere, pena le sanzioni della legge. Gli obblighi matrimoniali riguardano innanzitutto il coniuge, che mette in gioco la sua vita in questo progetto e poi i figli e anche i congiunti, che sono diventati, grazie al matrimonio: nonni, zii, cugini …
Queste relazioni parentali non ammettono il tempo determinato, esigono il tempo indeterminato e quando per difetti dei coniugi la relazione si scioglie, genera grandi sofferenze non solo nei coniugi ma in tutto il parentado e soprattutto nei figli.
Il contratto matrimoniale è un contratto che segue non la legge del mercato ma la legge dell’amore, che è caratterizzata dalla fedeltà nella buona e nella cattiva sorte, nel rispetto reciproco, spinto fino alla venerazione (di amarti e onorarti).
Da dove deriva questa onorabilità? Deriva dal fatto che il coniuge è stato scelto da Dio ed è quello che, secondo la sua sapienza divina, serve all’altro coniuge per esprimere tutte le sfaccettature dell’amore, e questo può avvenire proprio perché il coniuge non è perfetto e perciò ha bisogno del nostro sostegno e inoltre proprio la sua parte difettosa stimola il coniuge all’amore paziente, all’amore longanime, all’amore generoso, all’amore gratuito, ecc. Se fosse virtuoso potremmo esercitare solo l’amore riconoscente e gioioso, ma la santità esige che la misura dell’amore in ognuno di noi raggiunga la sua pienezza e allora proprio la parte fragile del coniuge ci offre le occasioni propizie per amare di amore totale.
Il modello di questo amore è Gesù che non solo ci ama con tutte le sfaccettature dell’amore ma, quando diventiamo ingrati e blasfemi, addirittura dilata il cuore a misura della grandezza dell’ingratitudine e dell’offesa, perché non gli sfuggiamo dalle braccia e dal cuore. Questo è l’Amore Misericordioso.
La vita matrimoniale come laboratorio di santità:
La vita matrimoniale non è lo stato del bengodi ma una scuola di virtù, un laboratorio di santi, come diceva Madre Speranza.
Nel laboratorio dello scultore del legno arrivano i tronchi. L’artista, con la sua immaginazione, pensa di ricavarne delle immagini bellissime, ma deve lavorare i tronchi informi, con sapienza, competenza e amore. Se il tronco è docile sotto la mano dell’artista, pian piano l’immagine si va delineando e perfezionando..
Uscendo dalla similitudine l’artista lavora il tronco che siamo noi, servendosi dell’altro coniuge e dei congiunti, ognuno di loro ci mette il suo tocco: chi stimola l’amore paziente chi stimola l’amore tenero, chi l’amore longanime, chi stimola al perdono con le sue trasgressioni, chi l’amore di gratitudine. Tutte le persone che ci stanno attorno ci lasciano il loro contributo, di tutte siamo debitori, perché tutti ci hanno dato occasioni di perfezionarci nell’amore o con le loro virtù o con i loro difetti.
Vista in questa luce la vita matrimoniale è una palestra di addestramento all’amore e perché no, anche alla santità coniugale. D’altra parte Gesù ha elevato il matrimonio alla dignità di sacramento e Lui stesso si è posto come elemento di congiunzione: il Cristo Coniugale, il Cristo che congiunge i due in unità. Ma due creature unite da Gesù, possono non essere sante? Col Matrimonio cristiano si sceglie la santità attraverso il Cristo coniugale che unisce i due per compiere una delle meraviglie della Sua creatività, da mostrarci per la vita eterna.
L’assurdità del matrimonio
In realtà l’idea di sposarsi, di lasciare l’alveo sicuro della propria famiglia, dove il legame d’amore permane anche se le idee sono discordanti, perché il vincolo del sangue è più forte di ciò che ci può dividere, sembra assurda, perché con il matrimonio si lascia questo alveo sicuro per imbarcarsi in un’avventura carica di emotività ma che non garantisce la continuità.
Sicuramente si corre un rischio sposando una povera creatura umana, che non è e non può essere perfetta. Ma proprio per questo Gesù si è incastrato tra i due come anello di congiunzione e come garante del loro debole amore fragile e instabile. Ora impegnare la cosa più importante che abbiamo: l’unica vita, in un progetto irreversibile, sicuramente è cosa difficile e non sarebbe prudente consigliarlo, se non fosse in gioco qualcosa che vale più della vita: l’AMORE!
L’amore coniugale è amore - dono non è un semplice sentimento che risponde alla legge del commercio: “Tanto mi dai, tanto ti do”, la legge dell’amore coniugale è rinuncia totale a se stesso per procurare tutto il bene possibile alla persona amata.
Ognuno, sposandosi potrà dire: “Qualunque cosa mi accada lui / lei penserà a me, ma disposti anche a donare tutta la propria vita per il bene della persona amata, anche se fosse necessario consumare tutte le proprie forze. E dopo averlo fatto dire:: “Sono servo inutile, ho fatto il mio dovere”.
Proprio in questo modo si custodisce l’amore sulla terra, assolvendo così ad uno dei compiti che Dio ha affidato al matrimonio: custodire sulla terra l’amore e la vita.
Il Matrimonio come missione
Portato il Matrimonio a questa altezza di missione, che valore avranno ancora le puntualizzazioni di S. Agostino circa il Matrimonio come rimedio alla libidine, come prostituzione gratuita, peggio ancora, come atti contro natura e magari cercare dove si tocca il limite del peccato, quando un atto è o non è peccato mortale o peccato veniale? S. Agostino fa bene a puntualizzare ma di queste cose, direbbe S. Paolo, non si deve nemmeno parlare, tanto il cristiano se ne è allontanato, scegliendo di accoglier il progetto di Dio sull’uomo e consacrandosi a Lui mediante il Battesimo
“Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolàtri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce”. (Efesini 5:1-13)
PER LA RIFLESSIONE PERSONALE:
- Tu come vedi il matrimonio, come cammino di santità o come rimedio alla concupiscenza?
- Sei in grado di disciplinare i tuoi sentimenti, le tue voglie, le tue passioni?
- Hai ancora qualche dipendenza che ti rende schiavo e ti crea problemi nella coppia e nella famiglia?
- Hai capito le responsabilità che si assumono con il matrimonio?
- Riesci a capire che proprio i difetti di quelli che vivono con te ti offrono occasioni per esercitare l’amore in tutte le sue sfaccettature?
- Hai capito che l’assurdo del matrimonio si giustifica col fatto che si tratta di una vocazione divina?
- Hai capito la dottrina di Paolo sulla vita morale del cristiano?
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