Sant’Agostino
Il matrimonio è un bene e se ne ricercano i motivi (1, 1 - 12, 14)
Il sacramento rende indissolubile il matrimonio.
7. 7. Mi sembrerebbe strano, poi, se dal fatto che è consentito ripudiare una moglie adultera si deducesse che, ripudiata quella, è pure consentito prenderne un'altra. A questo punto infatti la sacra Scrittura presenta un difficile problema. L'Apostolo dice che per ordine del Signore la donna non deve abbandonare il marito, ma se lo abbandona non deve passare a nuove nozze, oppure deve riconciliarsi con lui. L'unico caso in cui può abbandonare il marito, sempre senza passare a nuove nozze, è che questi sia adultero; altrimenti, abbandonando un uomo che adultero non è, lo indurrebbe a diventarlo. Probabilmente è possibile e giusto che la donna si riconcili con il marito, o sopportando, se essa non è capace di osservare la continenza, oppure aspettando che si sia emendato. Come poi possa essere permesso all'uomo di risposarsi, dopo aver ripudiato una moglie adultera, io proprio non lo vedo, dal momento che alla donna che ha abbandonato un marito adultero ciò non è permesso. Se le cose stanno così, quel vincolo che unisce i coniugi ha una forza tale che, pur essendo stato stretto allo scopo di procreare, non può essere sciolto neppure per questo stesso scopo di procreare. Infatti un uomo potrebbe rimandare la moglie sterile e prenderne una da cui avere figli, e invece non è consentito; e ormai ai tempi nostri e secondo il costume romano non è consentito nemmeno avere più mogli in vita contemporaneamente. Eppure senz'altro, se l'uno o l'altra si risposasse di nuovo, abbandonato il coniuge adultero, potrebbero nascere diverse creature. Ma se ciò non è consentito, come sembra prescrivere la regola divina, a nessuno può certo sfuggire che cosa significa una così assoluta fermezza del vincolo coniugale. Io penso che in nessun modo esso potrebbe avere una forza così grande se, pur nella condizione umana di debolezza e mortalità, non assumesse il sigillo di un valore più alto: ma questo sigillo, anche quando gli uomini cercano di staccarsene o di scioglierlo, rimane incancellabile fino al loro castigo. Giacché non si abolisce l'unione nuziale neppure quando interviene il divorzio; di modo che i coniugi sono tra loro tali anche se separati, mentre commettono adulterio con quelli con i quali si uniscono anche dopo il ripudio, sia la donna con un uomo che un uomo con una donna. Ma questa condizione coniugale non appartiene che alla città del nostro Dio, sul suo santo monte.
7. 8. Del resto, chi ignora che diversamente stabiliscono le leggi dei gentili, secondo le quali dopo il ripudio, senza alcun rischio di punizione umana, tanto la donna che l'uomo si risposano con chi vogliono? Un'usanza del genere, a quanto pare, Mosè permise agli Israeliti, con il libretto del ripudio, per la durezza dei loro costumi. Ma anche in questa concessione è evidente che il divorzio è piuttosto biasimato che approvato.
matrimonio non è un bene in senso relativo.
8. 8. Le nozze sono sotto ogni riguardo onorevoli e il talamo è immacolato. Ora noi non diciamo che il matrimonio è un bene nel senso che è tale in confronto con la fornicazione; altrimenti avremo due mali, dei quali uno più grave; oppure sarà un bene anche la fornicazione, perché è peggiore l'adulterio. Infatti è peggio violare il matrimonio altrui, che avere rapporti con una meretrice. E un bene sarà anche l'adulterio, perché è peggiore l'incesto; infatti è peggio avere rapporti con la propria madre che con la moglie altrui. E ogni cosa sarà un bene in paragone del peggio, fino a giungere a ciò che, secondo l'Apostolo, è turpe anche pronunciare. Ma chi può dubitare che ciò non sia falso? Dunque matrimonio e fornicazione non sono due mali, dei quali uno è peggiore; ma due beni sono matrimonio e continenza, dei quali uno è migliore. Così questa salute e la malattia limitate nel tempo non sono due mali, dei quali uno è peggiore; ma la salute e l'immortalità sono due beni, dei quali uno è migliore. Del pari la scienza e la vanità non sono due mali, dei quali la vanità è peggiore; ma la scienza e la carità sono due beni, dei quali la carità è migliore. La scienza avrà termine, dice l'Apostolo, e tuttavia in questa vita è necessaria; ma la carità non cadrà mai. Così anche questa generazione di esseri mortali, che è lo scopo del matrimonio, avrà termine; ma l'astinenza da ogni rapporto carnale, che è già in questo mondo un'esercitazione alla vita angelica, rimarrà in eterno. Così i pasti dei giusti sono migliori che i digiuni dei sacrileghi; così le nozze delle credenti sono preferibili alla verginità delle donne empie. Ciò nonostante viene preferito nel primo caso non il pranzo al digiuno, ma la giustizia al sacrilegio; nel secondo non le nozze alla verginità, ma la fede all'empietà. Infatti i giusti, quando è necessario, pranzano per fornire al proprio corpo ciò che è giusto e conveniente, come i buoni padroni fanno con i loro schiavi; ma gli empi digiunano per servire i demoni. Allo stesso modo le credenti si sposano per unirsi piamente ai mariti, mentre le non credenti rimangono vergini per tradire il vero Dio. Era bene ciò che Marta faceva, occupata a servire dei santi, ma meglio ciò che faceva Maria, sua sorella, sedendo ai piedi del Signore e ascoltando le sue parole; così lodiamo il bene che era nella castità coniugale di Susanna; ma a questo anteponiamo quello che era nella vedovanza di Anna, e molto di più ancora nella verginità di Maria. Facevano bene quelle che fornivano dalle proprie sostanze il necessario a Cristo e ai suoi discepoli, ma meglio facevano coloro che lasciarono ogni loro avere per seguire lo stesso Signore più speditamente. Ma in questi due tipi di bene, sia in quello che praticavano costoro, sia in quello che praticavano Marta e Maria, non si potrebbe fare ciò che è migliore, se non dopo avere scartato o abbandonato l'altro. Da ciò si può comprendere che le nozze non devono essere ritenute un male, perché è solo astenendosi da esse che si può realizzare la castità della vedova o l'integrità della vergine. E per lo stesso motivo non poteva essere un male neppure ciò che faceva Marta, perché la sorella poteva realizzare un bene maggiore solo astenendosi dal fare lo stesso. Altrimenti dovrebbe essere un male anche accogliere il giusto o il profeta nella propria casa, perché, per fare un bene maggiore, colui che vuole seguire Cristo fino alla perfezione non deve avere casa.
I beni necessari per se stessi e per altro scopo.
9. 9. Certo bisogna considerare che Dio ci concede alcuni beni che sono desiderabili per se stessi, come la sapienza, la salute, l'amicizia; altri che sono necessari per un diverso scopo, come la dottrina, il cibo, la bevanda, il sonno, il matrimonio, l'unione carnale. Fra i beni di questo secondo tipo alcuni sono necessari per raggiungere la sapienza, come la dottrina; alcuni per conservare la salute, come il cibo, la bevanda, il sonno; altri per coltivare l'amicizia, come le nozze o le relazioni carnali: da questi rapporti infatti deriva la continuazione del genere umano, per il quale la società prodotta dall'affetto è un bene così grande. Dunque, se utilizzando questi beni che sono necessari per conseguirne altri qualcuno li indirizza a uno scopo diverso da quello per cui sono stati creati, pecca, talvolta in maniera veniale, talvolta mortale. Chiunque li usa per lo scopo per cui sono stati dati, fa bene; ma se a qualcuno non sono necessari, fa meglio a non usarli. Dunque facciamo bene a volerli, quando ne abbiamo necessità; ma facciamo meglio a non volerli perché, quando non abbiamo bisogno di essi, siamo in una condizione migliore. Per questo motivo sposarsi è un bene, perché è un bene procreare figli ed essere madri di famiglia 24; ma meglio è non sposarsi, perché è più vantaggioso per la stessa società umana non dover ricorrere a questa funzione. Ai nostri giorni infatti la situazione del genere umano è cambiata: una parte di coloro che non sono capaci di contenersi si rivolge al matrimonio, ma molti si sfrenano anche in relazioni illecite; il Creatore nella sua bontà fa sì che non manchi una prole numerosa e una stirpe copiosa, da cui si potranno avere sante amicizie. Si capisce che nei primi tempi del genere umano, siccome era necessario propagare il popolo di Dio, che doveva annunziare e far nascere il Principe e Salvatore di tutti i popoli, anche i santi furono costretti ad usare questo bene del matrimonio, non perché fosse desiderabile per se stesso, ma perché era necessario a un altro scopo. Ma ora, visto che per dare inizio a una società santa e pura presso tutti i popoli sovrabbonda il numero delle anime affratellate spiritualmente, anche a coloro che desiderano stringere matrimonio solo per avere figli si deve consigliare di rivolgersi piuttosto al bene superiore della continenza.
RIFLETTIAMO INSIEME
Sant’Agostino ci dice che il Matrimonio è un sacramento permanente, non ammette interruzione di sorta. E’ la natura stessa dell’amore che richiede la stabilità: l’amore crea novità e queste novità a loro volta creano vincoli parentali che non ammettono ripensamenti. Tutti i vincoli parentali nascono dall’amore coniugale: la paternità e maternità, la fratellanza, la figliolanza; nonni, zii, cugini si diventa in virtù del vincolo d’amore tra due creature e perciò questo vincolo non può essere instabile.
La convivenza non crea parentela, perché se due giovani non hanno il coraggio di legarsi tra loro stabilmente, quali garanzie possono dare agli altri vincoli che creano?
Oggi, purtroppo questo avviene ma genera molta sofferenza, perché il primo vincolo non è stabile; e come lo possono essere quelli derivati? Così assistiamo a figli psicologicamente problematici per instabilità affettiva, relazioni insicure a tutti i livelli, che creano una sorte di Limbo esistenziale.
L’uomo è peccatore e questo ci è noto. L’uomo è sedotto dal peccato proprio perché cerca una felicità che non riesce a raggiungere. Sant’Agostino ce l’ha detto bene nel suo libro “Le confessioni” e ha sperimentato queste relazioni insoddisfacenti che lui stesso aveva creato cercando la felicità dove non poteva trovarla.
Solo quando scoprì Dio potette esclamare:
“Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai! Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”.
Sant’Agostino, nella sua ricerca, finalmente approda in Dio e capisce il mistero grande dell’amore e capisce anche che proprio per questo Gesù ha immortalato se stesso nell’atto oblativo e vittimale più sublime: il Crocifisso.
L’immagine dell’Amore Misericordioso, che si venera a Collevalenza, lo ritrae proprio nel suo rapporto eterno con il Padre, mentre gli dice: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”.
L’uomo è capace di entrare nel circuito dell’amore ma anche di uscirvi con facilità, ingannato dalla sua sensibilità: Il perdono permette al circuito dell’amore, che si era interrotto, di riprendere a funzionare.
Perdonare significa entrare nel mistero dell’altro, capirne la fragilità, decidere di aiutarlo, proprio perché il malato ha bisogno del medico e della medicina e la persona che ama deve farsi talvolta medico e medicina, senza meravigliarsi e magari lasciarsi bloccare dalla malattia dell’altro. Se il medico teme la malattia non eserciterà mai la sua professione e missione. Se l’amante teme la malattia dell’amato, non riuscirà mai a vivere il vero amore che è per sempre.
Ma l’amore può ammalarsi?
Sicuramente! L’amore è sempre insidiato dall’egoismo, dall’insoddisfazione, dalla diffidenza,, dal sospetto, dall’avidità sfrenata e da tutte le altre povertà che sperimenta nella sua umanità vulnerata.
Il progetto d’amore che Dio aveva pensato per l’uomo, riguardava la creatura uscita dalle sue mani, corredata di tutti i doni per realizzarlo, ma messa alla prova, si è lasciata sedurre dall’avidità dell’indipendenza da Dio e ha perso l’equilibrio perfetto tra mente cuore e volontà.
Gesù è venuto in terra per risanare l’amore e riattivare il circuito ma il progetto redentivo è molto più complicato, perché ostacolato dalle tre concupiscenze. Piacere, avere e potere. Sono tre brame diaboliche che ci rendono più fragili nello scegliere il bene.
E’ un percorso ad ostacoli ma si può, i sette sacramenti sono altrettanti ascensori che ci staccano da terra e ci avvicinano a Dio ma non basta riceverli, bisogna viverli, magari in cordata con la comunità dei fratelli. Per questo il Signore ha fondato la Chiesa e l’ha resa Famiglia di famiglie, proprio perché ci sostenessimo a vicenda nel difficile cammino di realizzazione del progetto che Dio ha pensato per noi prima che noi nascessimo nel grembo delle nostre mamme.
La Familiaris consortio (11, 12) ci dice che L'uomo immagine di Dio Amore
Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen 1,26s): chiamandolo all'esistenza per amore, l'ha chiamato nello stesso tempo all'amore.
Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d'amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell'essere, Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione (cfr. «Gaudium et Spes», 12). L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano.
In quanto spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale, l'uomo è chiamato all'amore in questa sua totalità unificata. L'amore abbraccia anche il corpo umano e il corpo è reso partecipe dell'amore spirituale.
La Rivelazione cristiana conosce due modi specifici di realizzare la vocazione della persona umana, nella sua interezza, all'amore: il Matrimonio e la Verginità. Sia l'uno che l'altra nella forma loro propria, sono una concretizzazione della verità più profonda dell'uomo, del suo «essere ad immagine di Dio».
Di conseguenza la sessualità, mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano, solo se è parte integrale dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte. La donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente.
Questa totalità, richiesta dall'amore coniugale, corrisponde anche alle esigenze di una fecondità responsabile, la quale, volta come è a generare un essere umano, supera per sua natura l'ordine puramente biologico, ed investe un insieme di valori personali, per la cui armoniosa crescita è necessario il perdurante e concorde contributo di entrambi i genitori.
Il «luogo» unico, che rende possibile questa donazione secondo l'intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l'uomo e la donna accolgono l'intima comunità di vita e d'amore, voluta da Dio stesso (cfr. «Gaudium et Spes», 48), che solo in questa luce manifesta il suo vero significato. L'istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell'autorità, né l'imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d'amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Questa fedeltà, lungi dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice.
Questo il pensiero di Giovanni Paolo II che completa e arricchisce il pensiero di Agostino.
QUESTIONARIO DI APPROFONDIMNTO PERSONALE
- Hai capito per quale motivo l’amore coniugale deve essere necessariamente stabile?
- Nel tuo matrimonio noti pericoli di instabilità? Come li previeni’
- Sant’Agostino, cercando la felicità, aveva sperimentato il libero amore. Perché non era felice?
- Sant’Agostino dice che il Matrimonio non è un bene relativo ma un bene assoluto. Perché?
- Gesù è l’emblema dell’amore perfetto. In quale atteggiamento lo riconosciamo tale?
- Perché il perdono è tanto efficace nelle storie d’amore fragile?
- Quale deve essere l’atteggiamento di chi ha bisogno di perdono?
- Quale deve essere l’atteggiamento di chi deve perdonare?
- Quali sono gli ascensori che ci elevano dalla miseria umana a Dio?
- Gesù a chi ha affidato il deposito della grazia?
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