Sant’Agostino
Il matrimonio è un bene e se ne ricercano i motivi (1, 1 - 12, 14)
Il matrimonio dei santi Padri era un bene superiore alla continenza dei giorni nostri.
18. Fin qui abbiamo visto che oggi neppure coloro che si sposano solo per la generazione di figli, per la quale le nozze sono state istituite, si possono paragonare ai santi Padri. Infatti questi ricercavano la prole stessa in maniera molto diversa, se è vero che Abramo, imperterrito nella sua devozione, era pronto ad immolare al comando l'unico figlio ricevuto quando ormai disperava, e solo all'ordine del Signore abbassò la mano, come all'ordine del Signore l'aveva levata .
19. Ora resta da vedere se è possibile almeno il paragone tra la continenza dei nostri contemporanei e il matrimonio dei santi Padri, e se in questa potremo finalmente riconoscere una superiorità su di essi, visto che fin qui non abbiamo ancora trovato chi si possa mettere alla loro altezza. Eppure, anche se non c'è dubbio che il bene della continenza è superiore a quello del matrimonio, nelle nozze dei Patriarchi c'era un bene superiore a quello che è proprio del legame coniugale. Essi non desideravano figli dalle nozze per la stessa funzione che spinge l'uomo di oggi; questi infatti è indotto da quella certa disposizione della natura mortale a cercare una continuazione nella discendenza dopo la sua scomparsa. E chiunque nega che anche questo è un bene non capisce che Dio è il creatore di tutti i beni, da quelli celesti a quelli terreni, da quelli immortali a quelli mortali. Di questo modo di sentire la procreazione non sono del tutto prive neppure le bestie, e soprattutto gli uccelli, dei quali è evidente la premura nel costruirsi il nido e una certa somiglianza con gli sposi nel dedicarsi insieme a procreare e nutrire. Simile propensione, che possiede un suo genere di purezza, secondo alcuni viene posta a un frutto di trenta volte tanto, quando vi si aggiunge la venerazione per il Signore. Ma i santi Padri superavano questo affetto della natura mortale con un'intenzione di gran lunga più santa. Infatti essi ricercavano la prole attraverso le nozze a causa di Cristo, per distinguere fra tutte le genti la stirpe di Lui secondo la carne. E questa era la cosa che doveva valere più di ogni altra, come piacque a Dio di disporre, cioè il fatto che si preannunciava anche da quale stirpe e da quale popolo Egli sarebbe venuto nella carne. Dunque le caste nozze dei nostri santi Padri avevano un bene davvero più ampio, e il padre Abramo lo riconobbe nella propria coscia, quando ordinò al servo di sottoporvi la mano, per giurare sulla sposa destinata al figlio 58. Ponendo infatti la mano sotto il femore e giurando per il Dio del cielo, che altro voleva significare se non che il Dio del cielo si sarebbe incarnato nella stirpe che traeva origine da quella coscia? Le nozze rappresentano dunque un bene e in esse gli sposi sono tanto migliori quanto più puramente e fedelmente onorano Dio, soprattutto se nutrono anche nello spirito quei figli che desiderano nella carne.
La legge della purificazione dopo il rapporto coniugale non dimostra che il rapporto è un peccato.
20. È vero che la legge ordina all'uomo di purificarsi anche dopo l'unione coniugale, ma ciò non dimostra che essa è un peccato, a meno che non si tratti di quella che viene concessa per indulgenza e che talvolta trasmodando può anche ostacolare la preghiera. Ma la legge vela molte cose nei sacramenti e nelle ombre di cose future, così nel seme quella certa materiale assenza di forma, che una volta formata svilupperà il corpo dell'uomo, rappresenta la vita bruta e rozza; e poiché bisogna che da quella informità l'uomo si purifichi con la capacità formatrice e il dirozzamento della dottrina, a far capire ciò è stata prescritta la purificazione dopo un'emissione di seme. Infatti nel sonno essa non può costituire peccato, e tuttavia la purificazione è prescritta anche in questo caso. Ma se qualcuno pensa che ci sia peccato anche così, perché ciò non può avvenire se non per un desiderio impuro, senza dubbio si sbaglia; forse anche le regole mensili delle donne saranno peccato? Eppure la medesima antica legge prescrive che se ne purifichino, certo per la stessa materiale mancanza di forma, che, avvenuto il concepimento, si dà per così dire alla costruzione del corpo; perciò la legge, quando ordina che il flusso del corpo si purifichi, vuole significare che, mentre scorre ancora informe, l'animo non improntato dalla dottrina è sconciamente fluido e torbido e deve ricevere la propria forma. In fine forse anche morire è peccato? Anzi, seppellire un morto non è una giusta opera di umanità? Eppure è prescritta la purificazione anche in questo caso, perché, se un corpo morto che la vita ha abbandonato non costituisce peccato, indica però il peccato dell'anima abbandonata dalla giustizia.
Paragone tra il matrimonio dei santi Padri e la continenza dei contemporanei.
20. Le nozze sono un bene, io affermo, e a buon diritto si possono difendere contro tutte le calunnie. Ora io mi domando non quale forma di matrimonio, ma quale forma di continenza si possa paragonare alle nozze dei santi Padri. In altre parole, non bisogna confrontare nozze con nozze, perché in esse sempre il medesimo è il dono che si fa alla natura mortale dell'uomo. Ma siccome tra coloro che fanno uso del matrimonio non trovo chi mettere all'altezza di quelli che ne fecero un uso tanto diverso, si dovrà esaminare se vi sono uomini continenti degni del paragone con i santi Padri sposati. Altrimenti si dovrebbe sostenere che Abramo non fosse in grado di rinunciare alle nozze per il regno dei cieli, quando invece egli per il regno dei cieli poté senza esitazione immolare quell'unico pegno di discendenza per cui si hanno a caro le nozze.
I Padri dell'Antico Testamento avevano la continenza nella disposizione abituale dell'animo e per di più il bene maggiore dell'obbedienza
La virtù come disposizione abituale dell'animo.
21. Senza dubbio la continenza è una virtù non del corpo ma dell'animo. Ma le virtù dell'animo talvolta si manifestano nell'azione, talvolta restano latenti nella disposizione abituale dell'indole. Così la virtù del martirio spicca e si svela sopportando le torture; ma quanti uomini ci sono, forniti della stessa virtù, ai quali viene a mancare la prova con cui manifestare agli occhi degli uomini ciò che dentro di loro è chiaro alla vista di Dio! La virtù non comincia ad esistere al momento di metterla in pratica, ma solo a farsi conoscere. Infatti in Giobbe c'era già la pazienza, Dio la conosceva e gliela testimoniava; ma alla prova della tentazione fu conosciuta anche dagli uomini: ciò che era nascosto all'interno non nacque, ma si manifestò grazie alle prove che gli furono inferte dall'esterno Senz'altro anche Timoteo possedeva la virtù di astenersi dal vino e Paolo non gliela tolse consigliandolo a fare un uso moderato del vino a causa dello stomaco e delle sue frequenti infermità; altrimenti gli avrebbe dato una raccomandazione assai pericolosa, se per la salute del corpo fosse stata danneggiata la virtù nell'animo. Ma poiché era possibile fare ciò che consigliava senza pregiudicare la virtù, fu concesso al corpo il vantaggio del bere moderatamente e rimase nell'animo la disposizione abituale alla continenza. Infatti la disposizione abituale è quella con cui si compie un'azione, quando è necessaria; quando l'azione non si compie, è possibile compierla, ma non è necessario. Riguardo alla continenza nei rapporti carnali, non possiedono questa disposizione coloro ai quali sono rivolte le parole: Se non sono capaci di essere continenti si sposino; l'hanno invece quelli ai quali si dice: Chi può comprendere, comprenda. Così gli animi giunti a perfezione fecero uso dei beni terreni necessari ad altro scopo conservando la continenza come disposizione abituale; grazie a questa virtù non rimanevano vincolati ad essi, ma potevano anche non usarne, se non ve n'era necessità. E usa correttamente questi beni solo chi può anche fare a meno di usarli. Per molti davvero è più facile astenersi del tutto dall'uso di essi che limitarsi a farne buon uso; tuttavia non può sfruttarli con saggezza, se non chi, grazie alla continenza, può anche astenersene. Di questa capacità anche Paolo diceva: So vivere nell'abbondanza e sopportare la ristrettezza. Certo sopportare la ristrettezza è di qualsiasi essere umano, ma saper sopportare la ristrettezza è dei grandi. Chi non è capace di vivere nell'abbondanza? Ma saper vivere nell'abbondanza è solo di quelli che l'abbondanza non corrompe.
RIFLETTIAMO INSIEME
Sant’Agostino fa sempre il paragone tra il matrimonio odierno e quello dei patriarchi, e afferma che loro non si sposavano per la libidine ma per generare dei figli, per popolare la terra secondo l’ordine divino e questo lo afferma constatando che Abramo, dopo aver desiderato la discendenza, dopo averla ottenuta miracolosamente, non esita, quando il Signore glielo chiede, di stendere quel figlio sulla catasta di legna pronta per il sacrificio, quell’unico figlio!
Sicuramente la fede di Abramo è eccezionale: sarà stato senz’altro un uomo con le sue concupiscenze, anche lui era attirato dal piacere, anche lui aveva sentimenti di padre amoroso verso il figlio della promessa ma la sua fede nella parola di Dio era più grande: “Dio mi ha promesso che sarò padre di generazioni, mi ha dato un solo figlio, ora me lo chiede, io glielo dono, ma sono sicuro che anche se io non so come potrà avvenire quello che mi dice, io sarò padre di generazioni!!!”
Di fronte ad una fede simile, dove rimane la nostra? Razionali, calcolatori, noi scienziati, noi che dominiamo anche le forze della natura, sappiamo prevedere gli eventi atmosferici, anche le tendenze demografiche, tanto che ci siamo permessi anche di legalizzare l’aborto, tanto noi sopravvivremo … E poi, è bastato un piccolissimo virus, difficilmente visibile anche ai nostri sofisticati microscopi, per metterci tutti in casa e a non farci uscire a tempo indeterminato, finché lui, il piccolissimo virus non vorrà assoggettare il superuomo del terzo millennio!
Che schiaffo, fratelli! E ancora avremo l’ardire di alzare la testa? Primari di grandi ospedali, infermieri, politici, cantanti sportivi, gente dello spettacolo finiti tutti nel sacco sigillato per essere portati nel fuoco ad ardere, come gli altri, come gli anziani, come tutti quelli che per un misterioso progetto, sono stati raggiunti e abbattuti dal virus!
Uomo del terzo millennio, tu che sopravvivrai al coronavirus, avrai ancora l’ardire di dire che Dio non esiste, che tu sei lo stratega della tua vita e di quella degli altri? Ma ti vuoi arrendere? Tu che ti sei inventato il matrimonio a tempo determinato, il divorzio, per incapacità di domare il tuo orgoglio e arrenderti almeno di fronte all’amore e hai reso la vita solo una corsa al piacere e ti sei talmente abbrutito in questa ricerca spasmodica di brividi sessuali nuovi da fare ribrezzo anche agli animali, ma vuoi capire che sei schiavo della tua libidine e non padrone delle tue emozioni, dei tuoi sentimenti, dei tuoi istinti?
Sicuramente il paragone con gli uomini biblici, che saranno stati anche loro peccatori, non regge, noi abbiamo superato la misura anche della decenza e l’abbiamo superata a tutti i livelli: i provvedimenti, le leggi e leggine che abbiamo sovrapposto alla nostra costituzione nazionale, sono tutto un gioco di astuzie per rendere legali i nostri stravizi, le nostre schiavitù.
L’amore tra un uomo e una donna è cosa superata, antica, non degna di nota! L’omosessualità!? Avrà anch’essa vita breve, perché il piacere, ridotto a schiavitù non si accontenterà più, possiamo usare i bambini, nascondendo la nostra mostruosa libidine dietro alla parola emancipazione! Un diversivo può essere “la zoofilia”! Bel neologismo, peccato che lo conoscevano anche al tempo di Noè!
Caro Sant’Agostino, tu, uomo peccatore, hai fatto il paragone tra i patriarchi e gli uomini del tuo tempo, ma ora sei diventato anche tu un uomo superato: tu, dopo la conversione hai imparato a disciplinare la tua natura alla scuola del grande Nazareno e certo ci hai dato consigli e intuizioni che sono un richiamo al dominio di sé, alla nostalgia della purezza infantile ma nel terzo millennio non sono più puri neanche i bambini. Il programma dell’OMS, il GENDER, si prende cura di loro fin dal seno materno, ha fatto per loro un programma dai 0 ai 4 anni, perché non devono perdere tempo, perché hanno diritto all’autogratificazione sessuale!!! Ma che stiamo a dire, altro che IMMACOLATA CONCEZIONE! Oggi abbiamo l’immacolata contraccezione! Che s’impara tra le braccia materne e tra i banchi di scuola!!! I nostri televisori danno lezioni gratuite a casa, applicando la didattica più innovativa e specializzata!!!
Nell’antica legge c’era l’ordine di purificarsi dopo l’atto sessuale, questo non significa che l’atto sessuale, compiuto nel matrimonio sia peccaminoso ma, poiché si può cedere all’eccesso nel modo e nella forma, era bene purificarsi da queste intemperanze con cui si cede alla concupiscenza del piacere.
Dio, forse, ha voluto dare al suo popolo anche delle norme igieniche per evitare epidemie, si purificavano anche dopo le normali mestruazioni, si purificavano anche se seppellivano un morto, che comunque consideravano un’opera do misericordia, ecc.
Oggi pochi si pongono questo problema che rivela comunque una delicatezza di coscienza che abbiamo perso, ma la dottrina sul matrimonio cristiano ha fatto molti passi in avanti, riconoscendo il matrimonio una delle vie di santificazione.
Giovanni Paolo II ci ha detto che il Matrimonio ha il compito grande di custodire sulla terra l’amore e la vita. Infatti il Matrimonio nasce dall’amore e l’amore ha la sua sorgente primaria in Dio. “Dio è amore!” questa la definizione che dà S. Giovanni Apostolo; E’ proprio Dio che veicola nel cuore dei giovani, chiamati per vocazione al matrimonio. l’amore per un determinato ragazzo/a creando nel cuore dei due giovani l’amore sponsale reciproco, un amore così esigente da balzare davanti ad ogni altro sentimento, anche a quello per i propri genitori. Questo sentimento, con la frequentazione, porta i ragazzi ad un punto in cui si rendono conto che ormai l’uno non può fare a meno dell’altro ed allora è meglio ratificare questo loro stato con il matrimonio civile e anche religioso se sono credenti. Con il matrimonio civile si prendono le responsabilità di assistenza reciproca, di coabitazione, di comunione dei beni, con il matrimonio religioso si impegnano a dar vita ad un nuovo alveo d’amore con la creazione di una nuova famiglia, sacramento dell’amore di Gesù per la sua sposa che è la Chiesa.
Ogni famiglia che nasce è davvero la nascita di un nuovo alveo d’amore che generando anche vincoli di sangue garantisce l’amore tra i coniugi stessi, tra i coniugi e i figli, tra i coniugi e tutti gli altri parenti. Con la nascita di un figlio nascono anche nonni, zii, cugini, cioè si entra in un alveo d’amore che veramente, quando non è disturbato o addirittura distrutto da vizi dei contraenti, garantisce la circolazione dell’amore parentale, che può diventare anche amore spirituale e soprannaturale se la coppia vive questa dimensione della vita ed educa in essa anche i figli. Se questo avviene, chi ha la fortuna di nascere in una famiglia che vive il matrimonio al massimo della sua espressione, si può sentire davvero avvolto da un alone di protezione che si avvale anche della protezione divina, e questo non è davvero poco.
L’ateismo, l’irreligiosità, i modelli di vita che seguono filosofie edonistiche e miopi non possono avere vita lunga. Questi modi di impostare la vita lasciano la persona come abbandonata a se stessa e non di rado in preda della disperazione, proprio per mancanza di senso.
La religiosità non esclude gli aspetti materiali e sociali della vita ma li perfeziona perfezionando l’uomo, educandolo all’amore, all’altruismo, alla fraternità universale; se ben coltivata, la religiosità conferisce sapienza, senso del dovere, senso di responsabilità, solidarietà, aspetti che facilitano la vita sociale e l’appartenenza alla Chiesa, famiglia di Dio, al servizio dei singoli e delle famiglie. Un cristiano che prende nome da Cristo, conosce il suo compito, la sua missione, i suoi doveri e li esercita in tutti gli ambiti a cominciare dalla famiglia e poi nel mondo del lavoro, nelle scelte politiche, in tutti gli ambiti sociali in cui è coinvolto.
Urge allora, se vogliamo migliorare il mondo, formare veri cristiani che impostino la loro vita nell’alveo dei dettami divini, programmino la sua vita dentro la Magna Carta dei comandamenti, avvalendosi dei sussidi divini che sono i sacramenti. Il matrimonio è uno dei sacramenti permanenti, di cui la coppia è la materia, cioè la visibilità terrena. In quanto tale dovrebbe essere contratto da persone che sanno quello che fanno, si assumono gli impegni ad esso inerenti e danno il meglio di sé in questo compito. Molti dei problemi dell’umanità si risolveranno se si risaneranno le famiglie, che educheranno i figli alla fedeltà agli impegni assunti, sotto la luce dello Spirito Santo che li illumina nel discernimento.
QUESTIONARIO PER LA RIFLESSIONE PERSONALE
- Come definiresti il tuo matrimonio? E’ fedele, responsabile, inserito in Dio?
- Quale passo puoi fare per portarlo alla perfezione? In cosa devi impegnarti di più?
- Datti un punteggio su questi aspetti: armonia di coppia, religiosità, educazione dei figli, relazioni parentali, impegno sociale, impegno cristiano, cammino di santità ….
- Su quale di questi aspetti devi ancora lavorare?
- Senti Dio come tuo alleato in questo compito?